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Cinque motivi per cui l’Atalanta può vincere davvero lo scudetto
1. È la sesta stagione dell’era Gasperini, un ciclo che ha perso ogni traccia del sogno per divenire un progetto reale e consolidato. Dopo gli anni della sorpresa, della novità, della favola, della rivelazione e della riconferma, questo è l’anno della maturità. E della consapevolezza che un trofeo è l’unica cosa che manca alla banda del Gasp per dare un nome a questa epoca e tingere d’inchiostro i libri di storia, non solo bergamaschi. Perché il ‘gasperinismo’ - retroguardia a tre, marcatura a uomo, esterni assistman e difensori goleador - già simbolo e modello per tanti, troverebbe la sua consacrazione definitiva con lo scudetto. E i suoi ragazzi, che per due volte si sono visti sfilare la Coppa Italia dalle mani, stanno dando l’anima per sollevare al cielo ‘il’ trofeo del riscatto.
2. Da quando Gasperini è al comando, quest’anno l’Atalanta ha la rosa più completa, per qualità e quantità, con una panca lunghissima e tanti profili duttili in più di un reparto. C’è un portiere, Musso, che non deve più ruotare con Sportiello, punto di riferimento della squadra. Ci sono quattro difensori d’esperienza e due di grandi prospettive (Toloi, Palomino, Djimsiti, Demiral, Lovato e Scalvini) che tra anticipazioni e chiusure hanno trasformato il tallone d’achille della Dea nella quinta difesa del campionato. Ci sono cinque, cinque!, esterni che a breve si contenderanno la maglia sulle fasce, lì dove passano tutte le azioni da gol: Hateboer, Gosens, Zappacosta, Maehle e Pezzella, ce ne sarebbe per due squadre di Serie A. I centrocampisti Freuler e de Roon, l’infaticabile perno della mediana, con un Koopmeiners in più a dare fiato ma anche soluzioni nuove tra trequarti e area. Ci gli inserimenti di Pasalic, le letture di Pessina, i mancini di Malinovskyi, le magie di Ilicic, la tecnica di Muriel, le fiammate di Piccoli, i gol di Zapata, a 30 anni nel pieno della forma. E con un piccolo sacrificio, l’addio a Miranchuk, è in arrivo Boga: un esterno offensivo che non dà riferimenti e porta altri gol. Un futuro progettato, un futuro di continua crescita.
3. Quei ragazzini che anni or sono hanno sposato la causa nerazzurra, oggi sono diventati papà. L’ingenuità e l’umiltà hanno lasciato il posto a una piena maturità mentale, a una consapevolezza unica dei propri mezzi. Ieri erano giovani volenterosi, oggi sono leader sicuri di sé. Toloi e Freuler erano in campo anche in quel famoso Atalanta-Napoli 1-0 del 2 ottobre 2016 che segnò la svolta europea: oggi l’uno è capitano e l’altro vice. L’Atalanta è ‘famiglia’, come dice il Gasp, un gruppo di veterani che ormai si conoscono a memoria e che oggi hanno la tenacia e il carattere per non farsi scavalcare. Il Napoli la ribalta? Demiral e Freuler, proprio gli autori degli errori che hanno portato ai gol partenopei, si rialzano ancor più risoluti in cerca del riscatto personale, in cerca dei gol di prepotenza. L'esperienza in Champions ha fatto la differenza. Oltre alle gambe c’è la mentalità, questa è la forza, di reazione, di una Dea da 34 punti.
4. Non è più la Dea della goleada, perché ha imparato a soffrire e a gestire quando serve. Ha imparato la lezione sul palco dell'Europa più bella. Vince con le piccole segnando 4 e 5 gol (allo Spezia e al Venezia), vince con le grandi con solo una rete di scarto abbandonando il suo credo aggressivo quando c’è da chiudersi, difendere e controllare campo e risultato. Ha sfiorato la vittoria con l’Inter, ha vinto con Napoli e Juve a casa loro. Regina delle trasferte (ha collezionato 22 punti su 24), ora è diventata anche una perfetta padrona di casa. E non ha nulla in meno delle prime tre della classe, anzi. Da ottobre sarebbe prima in classifica nelle ultime 9 giornate.
5. È nel pieno di un climax ascendente che non accenna a finire, una striscia positiva e continua che dura dal 17 ottobre, giorno del suo 114° compleanno. Da allora non ha più perso, anche se avrebbe potuto. L’Atalanta, a differenza delle altre big, può pensare allo scudetto senza proclami. Può scendere in campo senza pressioni, e non è cosa da poco. L’ambiente piccolo e intimo, la fede e la serietà di patron Percassi, la lungimiranza di Gasperini, l’obiettivo di salvarsi, il progetto di alzare l’asticella. C’è tutto, perché l’Atalanta stavolta possa vincere davvero lo scudetto e cambiare le regole del gioco.