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    Ci sono ancora italiani in Serie A?

    Ci sono ancora italiani in Serie A?

    Sempre di meno. Di che parliamo? Dei calciatori italiani in “Serie A”. Un campionato, come sappiamo, ormai in preda a un’esterofilia straripante e incontrollata, figlia di questa moderna Europa malamente integrata.

    Il grido d’allarme, come ricorderete, lo lanciò tempo fa direttamente il Ct Antonio Conte: “Il vero problema è che ai tempi dell’Italia Campione del Mondo di Marcello Lippi, il Ct poteva scegliere tra 61/62 calciatori su 100 da convocare in Nazionale. A distanza di nove anni il numero si è dimezzato, attestandosi su 33 calciatori su 100 convocabili. In questo modo risultare competitivi nel prossimo futuro sarà davvero difficile”. In vista degli Europei in Francia in programma la prossima estate aggiungiamo noi, ma soprattutto dei Mondiali russi del 2018.


    Un allarme in piena regola, non c’è che dire. Anche a livello giovanile non è che sia tutto rose e fiori a guardar bene: l’Under 21 di Di Biagio infatti, è stata estromessa malamente dall’ultimo Europeo di categoria, non riuscendo a qualificarsi neanche per le Olimpiadi di Rio 2016.

    Le ultime dichiarazioni del Presidente Tavecchio: “Andiamo all’Europeo con l’obiettivo di fare bene, e bene significa tanto. La semifinale? Sarebbe un buon risultato. Raggiungere la finale eccellente”, fanno un po’ da contraltare a questa situazione, che definire critica non ci sembra un eccesso immotivato.

    Attenzione però a considerare questa fase come un periodo buio e soprattutto passeggero, perché il problema è alla radice e forse il calcio italiano ne è soltanto una “vittima”. In fondo, se ci pensate, come si può pretendere che il sistema calcio rimanga estraneo, dentro un’ampolla di vetro, a tutto ciò che lo circonda? Il problema è, come già detto, nel moderno sistema globale, caratterizzato da enormi ondate migratorie e pervaso da incontrollate spinte integrazioniste.

    Sentiamo discutere tanto e da più parti sulla necessità di impellenti riforme “protezionistiche” nel mondo del calcio, per tutelare i vivai ecc. A noi, sinceramente, sembrano inutili.

    L’unica vera soluzione, ci sembra quella di integrare anche nel calcio questi grandi flussi migratori, di incanalarli per quanto possibile. L’insegnamento in tal senso ci arriva dalla Germania, che ha cominciato questo percorso già da diversi anni e che parte sin dai primissimi livelli dei settori giovanili: inserire e integrare i “nuovi tedeschi”. Il risultato lo abbiamo visto negli ultimi Mondiali brasiliani, stravinti dalla Germania, dalla “nuova” Germania, piena zeppa di tedeschi con origini brasiliane, polacche, addirittura africane. Impensabile solo fino ad un decennio fa.

    L’unico modo che ha l’Italia per uscire da questa situazione critica e tornare a competere ad altissimi livelli è seguire questo modello. Certo, ci sarà anche chi, un giorno, dopo che questo processo sarà completato e magari vinceremo un altro Mondiale, si chiederà: ma davvero ha vinto l’ Italia? 

    Raniero Mercuri


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