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Chong, Michael Jackson dello United: per Mourinho vale più di tutti
Lui è Tahith Chong, olandese nato nel paradiso sud caraibico di Curaçao, una delle tante colonie orange sparse per il mondo. Nasce mezzapunta e diventa un ottimo attaccante: velocissimo, gran controllo di palla e una maniacale attitudine per il tocco di prima. Un sinistro fatato. Il ragazzo ha 18 anni, è del dicembre 1999 e bisogna dare atto agli osservatori dei Red Devils di essere stati bravi e frenetici nel chiudere l’accordo e portarlo appena possibile all’Old Trafford. Quanto al farlo giocare, beh… è tutto un altro discorso. Lo United pullula di grandi talenti: quello di Chong forse è il più eclatante, di sicuro il più evidente e divertente. Quando gli allenamenti sono aperti al pubblico il ragazzo fa i numeri e la gente diventa matta: tutti con il telefonino in mano per poi postare su YouTube i gol in amichevole e soprattutto i suoi dribbling. “Il giocatore virale” è stato definito in Inghilterra: perché pochissimi altri giovani, forse nemmeno Rooney e Owen, hanno raccolto tanto interesse e divulgazione sui social network.
Ma sappiamo anche che diventare virali, oggi, rispetto alla generazione di Rooney o Owen, è molto più immediato: e rischioso. La dirigenza dello United durante la finestra invernale di mercato della scorsa stagione aveva ricevuto due richieste per Chong, una dall’Everton – club specializzato nel far crescere bene i talenti – e l’altra dall’Ajax. Pure meglio. Il ragazzo, che in Olanda aveva bruciato le tappe nelle giovanili del Feyenoord, aveva chiesto alla sua agenzia, la Stellar, di stare fuori da qualsiasi contrattazione economica. Chong è felice a Manchester, ha appena preso la patente, si è comprato la prima macchinina e sta cercando di diplomarsi. In pratica, se anche fosse arrivata una grande offerta il ragazzo avrebbe preferito restare a Manchester. Stravede per Mourinho: e pare che anche allo Special One brillino gli occhi ogni volta che ubriaca il pallone di scatti e di tocchi felpati. Una sola volta l’ha ripreso in allenamento, a marzo: al quarto dribbling riuscito, prima di cadere a terra sfinito e in preda a un attacco di ridarella, lo Speciale gli ha urlato… “Si chiama palla, serve a far giocare anche gli altri”. Messaggio ricevuto: Tahith ha chiesto scusa e ha fatto un paio di passi indietro. I compagni lo adorano: perché Chong sa fare squadra, è umile e soprattutto si diverte e diverte sempre. Anche in allenamento.
Così anche adesso, mentre i dirigenti del Manchester fiutano una buona opportunità nel mandarlo in prestito da qualche parte, Mourinho alza la voce…. “Lui di qui non si muove”. A maggior ragione dopo la splendida prestazione contro il Club America: 30 minuti sufficienti a mandare in visibilio il pubblico giocando fuori dal suo ruolo naturale, sulla fascia destra. Suo l’assist del gol dei Devils dopo un dribbling naturalissimo che ha sdraiato il difensore. Al termine della partita tutti lo volevano per le interviste, e lo marcavano stretto. Accanto a lui Mourinho: “Vai a farti la doccia, bush… Mata, Mitchell, parlate con i giornalisti”. Bush significa cespuglio. Nickname adatto per quella zazzera impertinente. Tahith ha davvero tutto per essere un vero fenomeno. È simpatico, bizzarro, divertente, imita meravigliosamente Michael Jackson (cercate in rete la sua performance di ballo su “Man in the Mirror”). Ma è anche un ragazzo serio, che lavora, che si impegna e non si nasconde mai. E ha un talento sempre più raro nel calcio di oggi: ha voglia di farci divertire.
Avercene…