Chirico: 'Rigori inventati, rossi graziati e Var a comando. Così la Lazio riapre il campionato. Ma va tutto bene, non è la Juve...'
L’episodio chiave della partita, quello che ha fatto svoltare la gara fin lì gestita alla grande dalla formazione Viola, è stato quello del rigore, ma a corredo ce ne sono stati almeno altri tre altrettanto determinanti e che hanno pesato mica poco sull’economia generale della partita, marchianamente indirizzata in un unico senso. Lo si può dire? Lo si può scrivere? O succede solo con la rubentina Juve? Parecchio buoniste pure le moviole di parecchi giornali, a cominciare dal giallo dato a Bastos per la scriteriata entrata in scivolata su Ghezzal sul finale del primo tempo e che avrebbe costretto la Lazio a giocare l’intera ripresa con un uomo in meno. Un giallo molto più vicino ad un arancione, scrive qualcuno, ma sto fantomatico cartellino color arancio non esiste: o è giallo o è rosso. E per Bastos che fa saltare per aria Ghezzal avrebbe dovuto essere rosso tutta la vita, senza vie di mezzo! Così come a Bologna avrebbe dovuto prendersi il rosso diretto pure Danilo, anziché il doppio giallo. Quando un arbitro prende una cantonata gli va detto, sempre, non solo se il reo indossa la maglia bianconera.
Rosso che si sarebbe meritato pure Radu, al 70’, quando col piede a martello colpisce Badelj, ma pure in quel caso Fabbri ha optato – sbagliando (volutamente?) – per quello di colore giallo. Cartellino giallo che avrebbe dovuto estrarre, durante la ripresa, pure a Parolo, quando ha trattenuto per la casacca un giocatore viola sfuggitogli alla marcatura. Anche se avvenuto in mezzo al campo e non nei pressi dell’area. Finora un fallo del genere è sempre stato punito con l’ammonizione. Finora...
E arriviamo al rigore, sull’assegnazione del quale ho letto commenti comici: Dragowski ingenuo, si è assunto un rischio fatale, Caicedo molto scaltro, ha preso un penalty “di mestiere”. Quale mestiere? La furbizia semmai è un’attitudine. E quale ingenuità avrebbe commesso il portiere della Fiorentina limitatosi ad accompagnare verso l’esterno Caicedo senza nemmeno toccarlo? Semmai è stato il laziale a prodursi in una plateale simulazione. Se Fabbri si fosse degnato di andare al Var l’avrebbe vista, così come l’abbiamo vista nitida e chiara tutti noi in tv. Ha deciso invece di non andarci (volutamente?), sicuro che Dragowski avesse fatto cadere l’ecuadoregno. Fabbri al Var c’è poi andato, nel finale di partita, per verificare la gomitata di Vlahovic assestata a Patric ed espellere (giustamente) l’attaccante viola. Perché non lo ha fatto anche prima, su un episodio così decisivo? Non lo sapremo mai, perché gli arbitri possono falsare un’intera partita ma non gli è consentito spiegare i motivi delle loro talvolta assurde decisioni.
Curiosità: dove sono finiti Rocco Commisso e Joe Barone? Why don’t they talk? Don’t they have anything to say? Non lascino solo il povero Pradè! O loro sbottano solo dopo una partita con la Juve? Entrambi hanno già capito come funziona in Italia e, in pratica, si adeguano a certa stampa sportiva, innescata spesso da addetti ai lavori molto preparati in questo senso. Quelli, per intenderci, che da 2 anni la menano col fallo di Pjanic su Rafinha e dello scempio arbitrale di sabato sera magari se ne dimenticheranno già lunedì. È viva la Lazio, evviva il campionato riaperto!