Chirico: Raiola ha ragione su Kean. Occhio alle conseguenze su de Ligt...
Siamo d’accordo: non è né Ronaldo e nemmeno Messi. E’ semplicemente Moise Kean, un ragazzotto 19enne di belle speranze che fino all’altroieri ha fatto panchina in silenzio. Di lui si raccontavano mirabilie, ma di fatto non lo conosceva nessuno, anche perché fino all’8 marzo aveva collezionato appena 76 minuti in tutto, 62’ dei quali giocati tutti di fila solo in Coppa Italia contro il Bologna e griffati con un gol (tanto per cambiare). Vero che la stagione prima l’aveva trascorsa in prestito con l’Hellas, a Verona, ma causa qualche infortunio di troppo aveva giocato poco e non si era fatto notare granché. Tornato alla base, è stato rimesso in naftalina, rispedendo ai mittenti qualsiasi proposta d’acquisto o anche solo di prestito. Non se ne parla proprio. Alla Juve non gioca, però non se ne vogliono assolutamente disfare. In primis l’allenatore. Che strana cosa.
Eppure, appena Allegri si è deciso a mandarlo in campo, il ragazzo di Vercelli ha ripagato subito la fiducia: 80 minuti giocati alla grande con l’Udinese, corredati da 2 reti, 2 assist e un rigore procurato. Mica male, no? Prestazione che gli permise poi di conquistarsi 10’ pure in Champions con l’Atletico, e per pochissimo non ha segnato pure lì. Poi è arrivato Mancini e gli ha dato subito una maglia da titolare nella sua giovane Nazionale, mostrando finalmente all’onor del mondo di che pasta è fatto Mosé: 2 partite intere, 2 gol (e una traversa). Va bene, con Finlandia e Liechtenstein, ma ricordiamoci che coi fenomeni schierati da Ventura la si buttava dentro a fatica pure con Malta e Montenegro, per non parlare della Svezia, tanto per restare in Scandinavia. Rientrato da Coverciano, uno si aspetterebbe non dico una standing-ovation ma almeno un bravo. Invece, non appena il suo nome è venuto fuori in conferenza stampa, Allegri gli ha tirato addosso una bella secchiata d’acqua gelida: “Ha fatto un gol col Liechtenstein e sembra diventato Ronaldo o Messi. Halma! Adesso sono preoccupato per come si riprenderà da questa sbornia mediatica, se la prossima partita non toccherà più un pallone per tutti diventerà un brocco. Che lui abbia qualità da goleador è in dubbio, ma da qui a diventare un campione ce ne passa”.
Succede poi che non si riesce a sbloccare una partita complicata con l’Empoli, Allegri lo butta nella mischia a 20 minuti dalla fine, e Mosè – un nome, un destino - te la risolve in un battibaleno. Delle due, l’una: o al ragazzo gli sta girando davvero tutto bene in questo momento, oppure è davvero forte. E Allegri , che lo allena tutti giorni, dovrebbe capirlo. Bandendo però ogni forma di preconcetto. Giusto tutelare i giovani e farli crescere con calma, ma perché tarpargli per forza le ali quando stanno uscendo dal bozzolo e trasformandosi in farfalle? Nessuno ha paragonato Kean a marziani del calibro di Ronaldo e Messi (di recente mi ero permesso di accostarlo, per movenze e famelicità in area di rigore, a Drogba e Pippo Inzaghi e non credo di aver commesso peccato) che però il ragazzo abbia qualcosa in più degli altri pari età è sotto gli occhi di tutti. Quattro partite da titolare e 5 reti non rappresentano dei semplici indizi ma prove concrete della sua bravura, un lasciapassare sufficiente per aumentargli il minutaggio in campo.
Non bruciarlo deve essere la prima preoccupazione, ma tutelarlo non significa castrarlo, o non concedergli spazio quando è più in forma di altri perché è gasato (meglio: rende di più). Soprattutto quando la situazione contingente (+15 in campionato) e l’avversario (Empoli) te lo permettono. Basta parlargli, dargli i consigli giusti, fargli mordere il freno ma trasmettendogli allo stesso tempo fiducia, anziché deprimerlo. A Marassi,contro il Genoa, si è preferito lasciare in campo un abulico Mandzukic, visibilmente fuori forma, anziché schierare il pimpante ragazzino, gettato nella mischia solo nell’ultimo quarto d’ora, a gara ormai decisa. Con l’Empoli, out Dybala per un problemino muscolare nel riscaldamento, è stato preferito Bentancur anziché lui, poi man of the match. Mi spiace, sbaglierò, ma non condivido.
E fa bene Raiola, a ragion veduta, a sollecitare un maggiore utilizzo per il proprio assistito, richiestissimo sia in Italia che all’estero. Più gioca, più si valorizza, ma soprattutto impara e cresce. Attenti poi al terribile Mino, che detiene pure la procura di De Ligt: meglio non farlo arrabbiare. Con questo mi guardo bene dal dire che Kean debba giocare per forza onde evitare ritorsioni mercantili, non si cede ai ricatti, però un minimo di accondiscendenza in più non guasterebbe. Soprattutto con uno scudetto in cassaforte. Chiamasi diplomazia.
Eppure, appena Allegri si è deciso a mandarlo in campo, il ragazzo di Vercelli ha ripagato subito la fiducia: 80 minuti giocati alla grande con l’Udinese, corredati da 2 reti, 2 assist e un rigore procurato. Mica male, no? Prestazione che gli permise poi di conquistarsi 10’ pure in Champions con l’Atletico, e per pochissimo non ha segnato pure lì. Poi è arrivato Mancini e gli ha dato subito una maglia da titolare nella sua giovane Nazionale, mostrando finalmente all’onor del mondo di che pasta è fatto Mosé: 2 partite intere, 2 gol (e una traversa). Va bene, con Finlandia e Liechtenstein, ma ricordiamoci che coi fenomeni schierati da Ventura la si buttava dentro a fatica pure con Malta e Montenegro, per non parlare della Svezia, tanto per restare in Scandinavia. Rientrato da Coverciano, uno si aspetterebbe non dico una standing-ovation ma almeno un bravo. Invece, non appena il suo nome è venuto fuori in conferenza stampa, Allegri gli ha tirato addosso una bella secchiata d’acqua gelida: “Ha fatto un gol col Liechtenstein e sembra diventato Ronaldo o Messi. Halma! Adesso sono preoccupato per come si riprenderà da questa sbornia mediatica, se la prossima partita non toccherà più un pallone per tutti diventerà un brocco. Che lui abbia qualità da goleador è in dubbio, ma da qui a diventare un campione ce ne passa”.
Succede poi che non si riesce a sbloccare una partita complicata con l’Empoli, Allegri lo butta nella mischia a 20 minuti dalla fine, e Mosè – un nome, un destino - te la risolve in un battibaleno. Delle due, l’una: o al ragazzo gli sta girando davvero tutto bene in questo momento, oppure è davvero forte. E Allegri , che lo allena tutti giorni, dovrebbe capirlo. Bandendo però ogni forma di preconcetto. Giusto tutelare i giovani e farli crescere con calma, ma perché tarpargli per forza le ali quando stanno uscendo dal bozzolo e trasformandosi in farfalle? Nessuno ha paragonato Kean a marziani del calibro di Ronaldo e Messi (di recente mi ero permesso di accostarlo, per movenze e famelicità in area di rigore, a Drogba e Pippo Inzaghi e non credo di aver commesso peccato) che però il ragazzo abbia qualcosa in più degli altri pari età è sotto gli occhi di tutti. Quattro partite da titolare e 5 reti non rappresentano dei semplici indizi ma prove concrete della sua bravura, un lasciapassare sufficiente per aumentargli il minutaggio in campo.
Non bruciarlo deve essere la prima preoccupazione, ma tutelarlo non significa castrarlo, o non concedergli spazio quando è più in forma di altri perché è gasato (meglio: rende di più). Soprattutto quando la situazione contingente (+15 in campionato) e l’avversario (Empoli) te lo permettono. Basta parlargli, dargli i consigli giusti, fargli mordere il freno ma trasmettendogli allo stesso tempo fiducia, anziché deprimerlo. A Marassi,contro il Genoa, si è preferito lasciare in campo un abulico Mandzukic, visibilmente fuori forma, anziché schierare il pimpante ragazzino, gettato nella mischia solo nell’ultimo quarto d’ora, a gara ormai decisa. Con l’Empoli, out Dybala per un problemino muscolare nel riscaldamento, è stato preferito Bentancur anziché lui, poi man of the match. Mi spiace, sbaglierò, ma non condivido.
E fa bene Raiola, a ragion veduta, a sollecitare un maggiore utilizzo per il proprio assistito, richiestissimo sia in Italia che all’estero. Più gioca, più si valorizza, ma soprattutto impara e cresce. Attenti poi al terribile Mino, che detiene pure la procura di De Ligt: meglio non farlo arrabbiare. Con questo mi guardo bene dal dire che Kean debba giocare per forza onde evitare ritorsioni mercantili, non si cede ai ricatti, però un minimo di accondiscendenza in più non guasterebbe. Soprattutto con uno scudetto in cassaforte. Chiamasi diplomazia.