Chirico: 'Juve, un mercato partito col botto e finito col tonfo. E Dybala ha favorito l'Inter'
Sull’esito finale hanno influito però mica poco gli irrigidimenti di tanti giocatori di fronte ad una proposta di cessione, dinieghi che di fatto hanno impedito ai dirigenti bianconeri di realizzare davvero quanto avevano nella testa di fare. Emblematico il caso di Dybala, che da solo avrebbe permesso di dare una bella sistemata ai conti, operazione questa assolutamente indispensabile e rinviata al prossimo giugno, quando dei tagli saranno necessari. Non solo. Lo scambio con Lukaku - già chiuso col Manchester United- avrebbe impedito al belga di finire all’Inter, costringendo una delle principali avversarie di rinunciare al proprio principale obiettivo di mercato per il reparto d’attacco, dopo aver già fallito l’assalto a Dzeko.
Assalto che, di fatto, Paratici aveva neutralizzato con lo scambio Spinazzola-Pellegrini con la Roma, obbligata pure lei entro il 30 giugno scorso a mettere a bilancio una plusvalenza per far quadrare i conti. Cedendo il terzino, il club giallorosso non era più costretta a vendere Dzeko, che infatti ha rinnovato ed è rimasto a Roma. Quasi una mossa scacchistica, perfettamente riuscita, anche se in molti non hanno capito la rinuncia a Spinazzola, uno dei migliori nella seconda parte della scorsa stagione. Di sicuro c’entrava il bilancio, forse anche qualcos'altro (propblemi fisici del calciatore?).
L’altra cessione che ha fatto discutere è stata quella di Cancelo, acquistato l’anno prima per 40 milioni e rivenduto a 30 + Danilo la stagione successiva. “Non migliora” aveva detto del portoghese Allegri, Paratici l’ha preso in parola e se n’è sbarazzato. In effetti Joao ha evidenziato problemi evidenti nell’eseguire la fase difensiva, e questo ha inciso non poco nella decisione di venderlo. Che l’abbia però preteso con insistenza,e poi ottenuto, Guardiola qualche riflessione la fa fare.
Paratici ha bruciato tutti sul tempo, fin da gennaio, per accaparrarsi a zero le prestazioni di Ramsey (però ancora ai box), l’ha spuntata pure con Rabiot, e si è aggiudicato l’asta sul difensore più ambito sul mercato da tutti i più grandi club, ovvero De Ligt. Un mercato in entrata assolutamente da applausi.
Poi ha messo in piedi una serie di operazioni in uscita, e non ne ha centrata una. Non si è liberato di Khedira nemmeno proponendogli la rescissione del contratto, non ha convinto Matuidi a ritornarsene in Francia, non è riuscito a trovare una sistemazione gradita a Mandzukic, si è sentito ripetere a random dall’intera famiglia Higuain (fratello, padre e giocatore in primis) che Gonzalo sarebbe rimasto alla Juventus e non avrebbe accettato il trasferimento in nessun’altro club, e infine si è fatto bagnare il naso da Dybala che ha respinto al mittente gli accordi già raggiunti per la sua cessione allo United prima e al Tottenham poi, perché “la maglia numero 10 è mia” ha fatto capire chiaramente a Trieste dopo un suo gol.
Il Direttore Sportivo bianconero ha dovuto incassare tutti questi no, rinunciando di fatto all’intenzione di rivoluzionare il reparto d’attacco, affiancando a Cristiano Ronaldo partner diversi da quelli attuali. Icardi su tutti, inseguito a lungo ma che Marotta ha poi piazzato altrove, tra l’altro alle cifre sperate fin dall’inizio e che la Juventus non gli avrebbe mai dato.
Di sicuro la rosa della Juventus, sulla carta, è stata comunque rinforzata. Ammesso però che ora tutti i suoi componenti rendano al massimo delle loro possibilità, a cominciare proprio da tutti i Signor No, altrimenti sarà un problema. Per Paratici e per Nedved ai quali Agnelli aveva delegato la totale responsabilità sulle scelte di mercato (ricordate le sue parole al congedo con Allegri?), ma anche per Sarri, che si troverà a gestire esuberi non facili (Mandzukic in testa, forse Bentancur o Can,se non addirittura proprio Ramsey) e probabilmente con in mano una rosa da gestire che non corrisponde in pieno a quella che avrebbe desiderato.