Chievomania: l'anno di Corini è diventato quello di Maran. E poi ci sono gli addii...
Federico Vaccari
Un anno che inizia sotto il segno di Rolando Maran. Giocatore e già secondo di Silvio Baldini ai tempi del Chievo in B, è subentrato a Corini dopo 8 giornate di campionato ed è artefice di un finale d’andata in media salvezza fatto di 12 punti in altrettante 8 giornate di campionato. Mica male rispetto ai soli 4 punti ottenuti da Corini in 7 giornate, riconfermato ad inizio stagione dopo due salvezze consecutive ottenute dopo aver rilevato a campionato in corso rispettivamente Di Carlo e Sannino. Doveva essere la stagione del rilancio per Corini, è diventata la storia perfetta di Maran, che proprio a Verona ha ritrovato non solo il proprio passato da calciatore, ma anche la propria base solida su cui consolidare le propria qualità. Storie diverse pareva dovessero ricominciare a cavallo di un luglio caldissimo. Un Chievo 2.0, rivoluzionato attraverso un ciclo di nuovi interpreti. Così lo definiva il presidente Sartori in conferenza stampa, pronto per un’ulteriore scommessa da vincere dopo gli improvvisi ed imminenti addii di Sartori (spalla destra per vent’anni) e Nicolato (tecnico della primavera stimatissimo, uscito di scena dopo lo storico scudetto vinto coi propri ragazzi). Un anno che rimaneva da incidere nella storia grazie soprattutto agli uomini che ancora una volta avevano creduto nella dodicesima salvezza in serie A del Chievo. Una salvezza ottenuta a Cagliari, più in là del previsto nonostante il livello precario nella coda della classifica di Serie A. La seconda salvezza consecutiva di Corini è diventato un torna acquisto inevitabile per la riconferma. Un Chievo rimpolpato e rimodellato da tante nuove entrate, in virtù di un’asticella che si è alzata notevolmente in campionato tra le pretendenti alla salvezza. Tredici operazioni in entrata in sole poche settimane, quasi tutti presentati nel giorno del ritiro, quasi tutti fatti sbocciare da Giovanni Sartori prima dell’addio, altri definiti grazie al nuovo ds Luca Nember. Lo stesso, già spalla e secondo di Sartori, poi l’ esperienza positiva al Lumezzane per fare gamba e contatti, l’ombra perfetta di Sartori sui meccanismi già svezzati del Chievo. La rosa? Giocatori spesso da rilanciare, altri da far crescere facendoli divenire determinanti per il gruppo. Unico neo, anzi doppio, gli addii eccellenti di Théréau e Rigoni da una parte, utili a far cassa in un momento delicatissimo per la società, quello ormai statico di Puggioni dall’altra, ancora fuori rosa e in cerca di sistemazione. Da Bardi a Biraghi via Inter, da Meggiorini al desaparecidos Mangani, il ritorno di Gamberini, alla sorpresa Zukanovic, la sostanza di Izco e l’ecletticità di Birsa. Tanti arrivi che pian piano stanno dando ragione a tutto lo staff dirigenziale. Stabilire quanto le innumerevoli scommesse siano in procinto di essere vinte, solo il campo lo dimostrerà veramente. Una squadra che pur dimostrando di avere in serbatoio tanta benzina, non riusciva ad ingranare come avrebbe voluto nella prima parte. La sconfitta di misura contro la Juve all’esordio non ha fatto tanto male, la vittoria sorprendente di Napoli nel finale non ha fatto altro che nascondere i problemi successivamente evidenziati sia nella gara casalinga contro il Parma che quella dopo contro l’Empoli. Match ball falliti, diventati fatali quando le gare si stavano facendo pesanti. Fatali al tecnico Corini, reo di non essere riuscito a dare un reale volto alla squadra. Un cambio che sembrava un destino incrociato perfetto. Poche mosse del tecnico friulano, un cambio di passo graduale che ha ridato forma alle speranze del Chievo per una pronta salvezza. In mezzo una rosa da sfoltire, alcune scommesse ancora da vincere e altrettante mosse da valutare. Un vice Rigoni che non c’è, un attacco che nonostante il ritorno perentorio al gol di Paloschi ancora non si sblocca del tutto. Un bilancio che va di pari passo alla bravura della dirigenza del Chievo nel tenere ben saldo le redini della squadra, anche quando le cose non girano per il verso giusto. Una chioccia importantissima per proteggere giocatori e addetti ai lavori, lontano dai pericoli, mai troppo distanti dalla realtà.
Sono gli ingredienti che hanno costituito un'altra annata autentica, sotto la buona luce di persone capaci che hanno saputo anche cambiare non perdendo mai il filo originario della propria identità.