Missione compiuta:| Chievo, salvezza a un passo
Roba da Chievo. Gol, punti, spettacolo, sofferenza. Tutto il campionario, come sempre e più di sempre. Tutto quello che fa del Chievo una squadra comunque speciale. Sorrisi e paura, ansia e felicità, come quella dipinta sul volto del presidente Campedelli, stretto nel suo scaramantico soprabito d'ordinanza, pronto allo scatto quando Gava manda tutti a far la doccia. Bello, giusto, per niente semplice, perchè il Chievo, mica è una novità, è grande anche nel complicarsi la vita. E quando sembra padrone del match, ecco l'ingenuità colossale di Rigoni, con Gava che ci mette (anche questo è vero) molto di suo. Il fallo di Rigoni (appena di qua della metà campo) su Ramirez è inutile più che violento, esagerato più che cattivo. Ma non è da «rosso» diretto, questo è sicuro. Invece Gava, che prima e dopo (anche questa è onestà di cronaca) non sbaglierà quasi niente, opta per il rosso secco. Chievo in 10, per un tempo intero e un solo gol all'attivo. Il primo di Kevin Constant, abile, sul filo del fuorigioco, a ribattere a rete un rasoterra di Pellissier salvato da un mezzo miracolo di Viviano. Il resto non conta. Non conta aver giocato meglio del Bologna, non conta la traversa spettacolare di Sardo. Uno a zero, con 45 minuti da soffrire come un cane, con l'uomo in meno e la paura in più.
TESTA E CUORE. Nell'intervallo, Pioli sceglie la via della logica e della prudenza. Stop a Moscardelli, dentro Frey, con Sardo (il migliore di tutti) più avanzato sulla destra. Un 4-4-1, con Pellissier commovente nel rincorrere anche l'aria e tutti gli altri bravi e saggi nel gestire un match per niente scontato. Perchè il Bologna, sarà anche un po' scarico, ma ci prova per almeno mezz'ora, pur senza costruire niente dalle parti di Sorrentino. Di Vaio non va oltre l'incornata deviata da Sorrentino (fine primo tempo). Poi gioca molto di sponda, chiuso in una morsa asfissiante (Mandeli&Cesar, impeccabili). Bloccato il bomber, per il Bologna si fa dura. Il taccuino resta bianco, Sorrentino non va oltre qualche uscita disinvolta (una anche troppo, in realtà, ma non succede niente...), anche se il livello di ansia resta alto, almeno fino alla mezz'ora. Quando Malesani si siede e capisce che non è giornata. Perchè la differenza, come sempre, la fanno le motivazioni quelle del Chievo sono infinitamente più alte.
IL GOL SPETTACOLO. Il Chievo intuisce di potercela fare, si rifà vivo dalle parti di Viviano. Prima con una punizione di Pellissier (deviata in angolo dalla barriera). Poi, col capolavoro di Marcolini, un gol che è un inno alla carriera e, probabilmente, la copertina del campionato. Un gol da fuoriclasse, il premio per un giocatore in gamba e un fantastico uomo-spogliatoio. Dunque, un gol da raccontare. C'è un fraseggio del Bologna, sulla trequarti, nella propria metà campo. Un allungo sbagliato, la palla rotola verso Marcolini, che è ancora nel cerchio di centrocampo. Un attimo, una frazione di secondo, l'intuizione del campione, che vede Viviano avanzato. Marcolini batte al volo, un metro oltre il cerchio di centrocampo. Il sinistro è perfetto, disegnato nell'aria, hai subito la percezione di qualcosa di grande. Infatti finisce dritto nel sette, dove Viviano che rincula non può arrivare. Dove finiscono le (poche) speranze del Bologna. Dove si esalta il cuore del Chievo. Missione compiuta. Non ancora finita, magari, ma a Roma ci siamo arrivati. Adesso si tratta solo di vedere il Papa. E forse non è un caso, che sabato si vada all'Olimpico...