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    Chiesa non è un supereroe, ma è il simbolo di un'Italia che è ancora viva

    Chiesa non è un supereroe, ma è il simbolo di un'Italia che è ancora viva

    • Federico Zanon, inviato a Wembley
    Una prova convincente, che dà speranza, dalla quale ripartire. Perché non può essere tutto da buttare via, perché la notte non può durare per sempre e sotto quelle grandi nuvole gonfie di lacrime e mediocrità di questi mesi c'è un cielo azzurro desideroso di farsi largo. L'azzurro di Federico Chiesa, che alla seconda prova con la maglia della Nazionale, dopo quella deludente di Manchester contro l'Argentina, ha lasciato il segno.

    NEL SEGNO DI CHIESA - 
    Come tutti volevamo, come tutti ci aspettavamo. Un'accelerazione delle sue, per infilarsi in area e prendersi un rigore prezioso, a tre minuti dalla fine. Che ha permesso all'Italia di trovare un gol che mancava da 374'e a Insigne di riscrivere il finale di un copione orribile. Un lampo in una partita nella quale il talento viola si è fatto apprezzare per qualche buona giocata e per la presenza costante nella metà campo inglese, che ha costretto a Young ad abbassarsi e ad annullare tutte le scorribande offensive. Togliendo soluzioni a Southgate.

    NIENTE SUPEREROI - L'Italia non è morta, è solo ferita. Ha solo bisogno di ripartire da un progetto strutturato, da giocatori come Chiesa. Dalla sua freschezza, dal suo impegno, dalla sua voglia di spaccare il mondo. Da quella spensieratezza di chi desiderava, inseguiva la convocazione, e ora che ha conquistato la maglia della nazionale non vuole più lasciarla. Ora si tratta solo di evitare le etichette, Chiesa non è un supereroe, non è il salvatore della patria, non può essere la soluzione dei problemi. Ma può essere un simbolo. Di una nuova Italia, che ha una storia da difendere, che ha voglia di ripartire, che ha voglia di migliorarsi. In silenzio, con umilità. Proprio come Chiesa.

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