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    Chiellini: 'Gioco ancora un paio d’anni, poi mi vedo dirigente. La Lazio merita di essere in alto con noi. Su Sarri...'

    Chiellini: 'Gioco ancora un paio d’anni, poi mi vedo dirigente. La Lazio merita di essere in alto con noi. Su Sarri...'

    Ancora Giorgio Chiellini. Il capitano della Juventus, che si è raccontato anche a Repubblica (qui le sue parole su Balotelli e l’Inter, qui la replica di SuperMario), ha parlato a Sky Sport della sua quarantena e non solo. Queste le sue dichiarazioni: “Sono stati due mesi difficili e strani per tutti, li abbiamo vissuti in modi diversi. Io il primo mese ero in hotel, bloccato, poi con la mia famiglia a casa e ho avuto tempo da passare con mia moglie e le mie figlie. Un mese intenso, con cose belle, poi guardandosi attorno ci si gode meno gli attimi di gioia e i valori. Giorni difficili chiusi in casa, ma anche belli con la famiglia. Riscopri dei valori che il valore e la vita da calciatore ci ha fatto dimenticare o trascurare”.

    LIBRO - Si parla del libro “Io Giorgio”, in uscita settimana prossima. “Chiellini è un calciatore della Juve e della Nazionale che si è tolto tante soddisfazioni negli anni. Ho voluto parlare a 360 gradi di me, della mia vita. Era già pronto prima dell’emergenza, l’ho iniziato in estate, poi sono stato infortunato e ho deciso di farlo chiudere con l’infortunio. Poi c’è stata la pandemia, da qui l’uscita in ritardo del libro”.

    FINE CARRIERA - “Mi piacerebbe intraprendere un percorso dirigenziale, devo capire quali saranno le mie qualità migliori e i difetti, mi vedo su quel ramo più che da allenatore. Il calcio è una passione, in parte è proprio la mia vita, è difficile staccarsi. Ora voglio provare a godermi gli ultimi anni, non so se sarà uno o due”.

    CRESCITA - “Per fortuna sono migliorato palla al piede (ride, ndr). Capello la prima volta mi ha visto in Primavera, poi mi ha visto anche dopo ed ero un giocatore dalla grande esuberanza fisica, che giocava in fascia e spreca tanto in corse inutili. Tutto questo mi toglieva energie e lucidità. Col passare degli anni ho imparato a gestire meglio le energie, a essere più lucido. Sono migliorato di testa, come idee. Non sarò mai Bonucci, ma la tecnica la migliori anche in età avanzata. Ora vedo meglio le giocate”.

    CAPELLO - “Il mister non regalava niente e neanche a me ha regalato nulla. Mi ha dato fiducia in tante partite di quell’anno, quelle decisive le ho fatte quasi tutte. Il mister mi chiese che ruolo fossi, io gli ho risposto terzino. Lui mi disse difensore, che dovevo pensare in primis a saper difendere bene, poi al resto”.

    BBC - “Io, Barzagli e Bonucci con Buffon abbiamo fatto parte della storia della Juve e della Nazionale, anche se gli anni passano. Buffon è un mostro sacro, ci ha aiutato davvero tanto”.

    VIAGGIO IN CANADA - “Eravamo in Canada con le famiglie, io e Bonucci, dovevamo spostarci. Il navigatore dava 5 ore, abbiamo deciso di farle in macchina e non in aereo. Tra tutto ci abbiamo messo 10 ore, abbiamo beccato tanti incidenti, i bambini erano stremati: una scelta del cavolo. Eravamo stati a vedere la Formula 1, aveva anche vinto la Ferrari”.

    A BARZAGLI - “Il libro l’avrò riletto 7 o 8 volte, ma qualche errore ci sarà (sorride, ndr). Barzagli dei tre era il più silenzioso, il più musone, ma a volte ci faceva ridere. Quando apriva bocca tutti lo ascoltavano, un professionista eccezionale, anche sottovalutato a livello internazionale. Ha fatto delle stagioni davvero su altissimi livelli".

    TAGLIO STIPENDI - “Ci siamo messi d’accordo da persone intelligenti. Mi sono stati dati anche più meriti di quelli che ho, da capitano ho fatto solo da tramite. Volevamo dare un esempio, tracciare la linea e siamo orgogliosi di averlo fatto”.

    INFORTUNIO - "Un colpo per me, per Sarri, per tutta la Juve. Non ho mai avuto infortuni così brutti e lunghi in carriera. È stato inaspettato, ma sono contento di averlo avuto a 35 e non a 25 anni, mi ha permesso di staccare e lavorare su tante cose. Se riuscissimo a riprendere, sarei a 9 mesi dall'infortunio e potrei aiutare sicuramente la mia squadra. Anche il fatto che abbiano spostato l'Europeo per il mio fisico è positivo". 

    IMMOBILE - "Umile come dice Immobile? Ho sempre lavorato tanto, riconoscendo i miei difetti e migliorandomi. L'ho visto crescere in Primavera e caratterialmente era molto simile a me, non era bello da vedere, non era elegante, ma era caparbio e ora è un cecchino incredibile, è la fortuna della Lazio che merita di stare lì con noi".

    ACERBI - "Lui è un leone, come dice il suo soprannome. E' una persona che si è saputa tirare su da un momento difficile, ci siamo sentiti negli ultimi anni, ha fatto un miglioramento incredibile. Lo dico sempre, a lui e a Bonucci, di giocare un po' meno. Ma sono due testoni e le vogliono giocare tutte, a trentatré anni dovrebbero mettersi ogni tanto a rifiatare, lasciando spazio a quelli che stanno dietro. C'è veramente grande stima reciproca, a prescindere dai colori. E' arrivato dov'è con tanti sacrifici".

    MANCINI - "Mi ha sorpreso la rapidità con cui ha capito i problemi e ci ha dato la spinta per ripartire. Non pensavo fosse così, non è di grandi parole, ma non tutti lo sono, eppure è efficace"

    SARRI - "Non è stato facile stravolgere la squadra. Anche per colpa del mio infortunio e dei problemi al ginocchio di Cristiano. Abbiamo avuto alti e bassi, per fortuna per l'ultima partita. Lasciare con una vittoria contro l'Inter anziché con la sconfitta contro il Lione è diverso. Le due sfide con i nerazzurri il nostro momento più alto".

    RIPRESA - "Ero a casa quando mi hanno avvisato, non me lo aspettavo. Sono onesto, ero felice a casa, mi è dispiaciuto dire a mia figlia che sarei andato via. Prendo la macchina e le mie cose, ma non avevo dentro qualcosa che ti stimola a tornare. Quando poi sono uscito dall'autostrada, in zona stadio, ho provato un brivido dentro. A livello emotivo qualcosa scatta, a livello fisico non lo so. Nemmeno d'estate si sta chiusi in casa per due mesi. I rischi saranno altissimi, ma è sempre il compromesso che devi trovare. Tutti vorremmo giocare senza problemi, senza rischi e in sicurezza".

    BUFFON - "Gli ho fatto tanti gol in partitella, non è stato l'unico quello che ho segnato quando ero alla Fiorentina. Ho esultato, sì, ma poi sono diventato juventino, come me se ne contano sulle dita di una mano". 
    Interviene Buffon: "Quando in allenamento volevi marcare a uomo Ibra? Era un giovane emergente, che gli dava anche dei colpi proibiti, ma Giorgio incassava e non arretrava di un centimetro, segno di tutta la sua voglia. Ecco, Giorgio è tutto questo, a livello difensivo è il più forte in assoluto, che ci sia stato e ci sia ora nel calcio".  
    "Gigi per me è un fratello maggiore. Ha una capacità innata di trasmettere emozioni. Questa caparbietà, da giovane, ce l'ho sempre avuta. Io volevo guadagnarmi il rispetto dei campioni, visto che erano così tanti e io ero il più scarso di quella squadra. Ogni partitellina per me era un banco di prova importante, volevo sfidare i migliori per migliorarmi".

    CALCIO - "Mi prendono tutti in giro, mi assorbe tanto della mia vita. Non è tutto, ma quasi. C'è la famiglia, certo, mia moglie e i figli, anche gli amici, ma il calcio è una parte importante, anche perché non riesco a fare le cose senza impegnarmi".

    GRUPPO - "Alla fine ho sempre detto che ogni squadra ha tanti capitani, ogni punto di riferimento dà il suo contributo. Siamo in 25, di età diverse e nazionalità differenti, ma poi ne scendono in campo solo 11. Bisogna fare gruppo. Quando eravamo più italiani era più facile capire e intuire l'umore dei compagni, oggi hai magari un brasiliano di 23 anni che viene da tutt'altra parte del mondo. Sembra facile, ma è molto difficile".

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