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  • Chi segna per primo traccia la strada per la finale: Milan-Inter, non so chi vince ma vi dico chi passa

    Chi segna per primo traccia la strada per la finale: Milan-Inter, non so chi vince ma vi dico chi passa

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Non so chi vinca questa sera, ma credo di sapere chi passerà il turno. Quasi tutti (anch’io e perfino qualche milanista scaramantico) puntano sull’Inter, però mi rendo conto che si tratta della banalità della forza. La squadra di Simone Inzaghi ha tre enormi vantaggi: giocatori migliori rispetto all’avversario, una rosa più larga e qualitativa, lo stato di grazia (leggi di forma) nel momento in cui serve.

    Per sovramercato, assai probabilmente, l’Inter non si ritroverà contro Rafa Leao, infortunato all’adduttore della gamba destra. Pioli, ieri, ha detto che il portoghese proverà a forzare questa mattina, ma resto dell’idea che metterlo in campo con un’incognita tanto pesante sulla testa sia un rischio troppo grosso. Da una parte non si sentirebbe del tutto sereno, dall’altra potrebbe rompersi definitivamente e, dunque, non esserci anche per la gara di ritorno. Sui pronostici (che devono essere verificati nelle due partite), oltre all’interrogativo Leao, grava il peso della storia. E’ vero che l’Inter è stata l’ultima squadra italiana a vincere una Champions e l’ultima ad essersi giocata anche una finale di Europa League nel 2020, ma il Milan con le sue sette coppe nella massima rassegna continentale, è il club che ha maggiore abitudine e attitudine a banchettare in Europa.

    Molti allenatori e addetti ai lavori sono addirittura convinti che la storia abbia una sua valenza dal punto di vista agonistico e tecnico. Non è mia intenzione contraddirli, voglio ricordare, però, che tra i calciatori del Milan attuale, solo Giroud e, in parte, Theo Hernandez hanno vinto qualcosa di importante a livello internazionale. Altri, tipo Origi o Florenzi, hanno toccato rispettivamente la Champions e il campionato Europeo per nazioni, ma questa sera saranno uno in panchina e l'altro in tribuna. Che cosa voglio dire con questo? Che la propensione al successo continentale appartiene sicuramente alla società, non alla squadra. Ecco perché reputo quest’aspetto più una suggestione giornalistica che tecnica.

    Dal punto di vista tattico (4-2-3-1 contro 3-5-2) dovrebbe essere il Milan a fare la partita, ma l’Inter, se la racconto come me la immagino, arriverà più spesso prima sulla palla, sbaglierà meno passaggi, avrà maggiore spinta sulle corsie laterali, più centrocampisti in grado di inserirsi, più attaccanti implacabili. Resta un dubbio (mio) sulla coppia davanti: sarà Dzeko-Lautaro, però, al Lukaku attuale, non rinuncerei mai. Va detto, però, che pur subentrando, il belga ormai è tornato a lasciare il segno con grande frequenza.

    In partite come questa, dove non esiste solo un fattore decisivo, conta molto lavorare di squadra. Senza Leao, ammesso che non ci sia, il Milan dovrà acquistare in equilibrio e raziocino. E’ vero che manca quello che potrebbe devastare la corsia di sinistra, altrettanto vero che, rientrare tutti sotto la linea della palla, può essere un vantaggio quando l’Inter amministrerà la partita. E, siccome immagino che sarà per la maggior parte della gara, il Milan, ben lungi dall’attendere per ripartire, proverà a “sporcare” le linee di passaggio, a compattarsi nell’intento di essere corto e stretto e ad essere comunque “alto” con la linea difensiva (l’Inter attaccherà quasi sempre la profondità).

    Un discorso a parte merita il pressing, forse l’elemento che più conta per indirizzare la partita e condizionare l’avversario. L’Inter ha molti modi per uscirne, ma il Milan ne ha altrettanti per attuarlo a tutto campo. D’accordo sulla relatività del possesso palla, tuttavia cercarlo è fondamentale per far ripartire l’azione. Più in fretta si fa e più possibilità ci sono di segnare. E chi segna per primo traccia la strada per la finale.

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