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    Chi è Tony D'Amico, il ds artefice del Verona dei sogni: retroscena e dettagli

    Chi è Tony D'Amico, il ds artefice del Verona dei sogni: retroscena e dettagli

    • Fabrizio Romano
    Come può una neopromossa battere la Juventus di Ronaldo? Come può addirittura sognare l'Europa? Metti una sera a cena. Milano, pieno centro, zona Repubblica. Il calciomercato delle idee passa spesso da qui prima di diventare realtà, che sia la hall di un hotel o un tavolo al ristorante. Come quello prenotato per cena ai primi giorni dello scorso giugno dal presidente Setti per presentare il progetto al prescelto Ivan Juric: qui nasce il Verona dei miracoli, il più bello dalla storia indelebile di Bagnoli, forse il più incredibile per le potenzialità nascoste in cui aveva creduto un altro dei protagonisti di quella cena.

    LA STORIA - Si chiama Tony D'Amico, dall'estate del 2018 è il direttore sportivo dell'Hellas e da quest'anno è il più giovane della Serie A. Ha soltanto 39 anni, un passato da centrocampista tra Chieti, Foggia, Empoli prima di chiudere a Lecco la sua onesta carriera che mai avrebbe immaginato poter essere superata così in fretta dai successi dietro alla scrivania dell'Hellas. Dove pensa calcio 24 ore su 24, non abbandona un attimo il telefono, DNA della sua terra. Nasce a Popoli - in Abruzzo - ma la sua città è da sempre Pescara, un legame fortissimo perché "c'è il mare e il cielo è sempre azzurro", il paradiso del ds dei miracoli. D'Amico alle origini è legatissimo: semplicità, orgoglio, lavoro duro prima di ogni cosa. Onestà e un carattere mai scontroso, ma sempre il sacrificio prima di ogni parola d'elogio. Un diktat, un tatuaggio sulla pelle del suo Verona. Cui sarà grato per sempre perché è stato accolto nell'estate del 2016 come parte dello scouting per il ds Filippo Fusco, prima dell'occasione - quasi due anni fa, quando Fusco passa alla Juventus - di poterne prendere il posto da direttore sportivo.

    IL 'SUO' HELLAS - Verona è una piazza storica con un calore straordinario ma dove non è facile lavorare per le aspettative alte: la contestazione verso la proprietà è stata lunga, il budget non è da Europa League, c'è da saper costruire tassello dopo tassello una squadra all'altezza senza alcun margine di errore. Ma è una città che restituisce tutto, quando lo meriti. La sofferta, insperata e complicatissima promozione in Serie A arriva... da una sua scommessa vinta. Sceglie di investire fortemente su Samuel Di Carmine - oggi ancora in rosa -, promette che "sarà lui a portare l'Hellas in Serie A". La stagione non è esaltante, anzi. Ma proprio Di Carmine di tacco in finale playoff col Cittadella consegna il trampolino al Verona. Audentes fortuna iuvat, proprio vero. Ma il decollo dell'Hellas arriva proprio in quella cena milanese. La decisione di salutare Aglietti dopo il traguardo raggiunto per dare le chiavi a Juric del nuovo Verona è delicata, forse impopolare, di certo vincente. L'allenatore lavora in simbiosi con il ds D'Amico dal primo istante e il risultato lo racconta oggi la classifica: ogni acquisto è studiato, ogni operazione ha una logica, il lavoro di Juric sul campo è sotto gli occhi di tutti. Semplicemente perfetto, non è un caso l'attenzione di più top club. Ma da quella cena nella Milano bene iniziano i colpi a segno di Tony D'Amico.

    RETROSCENA E ACQUISTI - A studiare la formazione che ha battuto Cristiano Ronaldo & co spuntano dettagli, retroscena, storie che ne spiegano la forza delle idee con meno di 5 milioni spesi in totale. La maggior parte per il primo acquisto che è stato Amir Rrahmani: studiato per mesi nella Dinamo Zagabria pur non essendo titolare fisso, graditissimo a Juric che vede in lui un potenziale serio, trattato per settimane con l'ansia che l'operazione potesse saltare. Per evitare sorprese, blitz e faccia a faccia di persona con il presidente della Dinamo e strette di mano. Contratti pronti. Risultato, Rrahmani preso per 1,6 milioni di euro e già venduto al Napoli per giugno a 14 milioni. Sofyan Amrabat invece è della Fiorentina per la prossima stagione per 20 milioni più bonus: D'Amico lo conosceva da anni, quando sa che si può chiudere in prestito con diritto di riscatto dal Brugge per 3,5 milioni totali non perde tempo. Quella trattativa a gennaio con Commisso però gli ha fatto perdere il sonno (non è un eufemismo): le chiamate con gli agenti a notte fonda, i rilanci del Napoli, la volontà del giocatore che non si schioda. Quello stesso Amrabat che in estate non voleva davvero nessuno. Prima ancora invece in zona San Babila - sempre a Milano - la Juventus incontra D'Amico e chiede al Verona Marash Kumbulla per l'Under 23: il Verona lo blocca, non si tocca, niente prestiti o incassi con quel classe 2000 che oggi vale 30 milioni con l'Inter in prima fila. Solo pochi mesi dopo, incredibile ma vero. Nei saloni dell'hotel Gallia s'inventa l'operazione Verre in prestito, valorizzandolo con coraggio dopo tanti anni in Serie B. Juric è in contatto costante con Tony D'Amico: approva, consiglia, affianca ogni affare. Una macchina perfetta che porterà anche Pessina dall'Atalanta e Salcedo dall'Inter a essere pepite d'oro di un Verona che valorizza tutto e tutti. Rimpianti? Qualcuno: ha pensato davvero a Mario Balotelli prima che firmasse col Brescia, operazione impossibile. O quella pazza idea Fredy Guarin, un ritorno in Italia per l'ex Inter bloccato dal Vasco da Gama che ha rilanciato in extremis. Il prossimo colpo è dietro l'angolo, come la prossima plusvalenza: Faraoni piace a tutti ed è stato preso a costo zero, lo segue la Roma. Oggi da quella cena sembra passata una vita, lo scopritore di talenti che firma l'impresa dell'Hellas con Juric e Setti si gode una stagione magica (e un rinnovo di contratto già nelle idee del club da mesi). Sempre con i riflettori spenti e con WyScout acceso. Ma con un grande futuro davanti che insegna la forza delle idee di tutto questo Verona, dal presidente all'allenatore: anche con 5 milioni in tasca e un monte ingaggi totale tre volte inferiore a quello del solo CR7 si può regalare un sogno a una città.

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