Chevanton: "Faccio anche il fruttivendolo, ma non avevo più voglia di vivere. Animali? Ho il gallo Belotti e Messi la capretta"
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SUL LECCE - "A un certo punto ho dovuto salutare, ma mi sarebbe piaciuto arrivare a 100 reti. Pazienza. La gente del posto mi vuole comunque bene e io mi nutro del loro affetto. E questa è diventata la città delle mie figlie. Ogni tanto mi fermano i bambini di 9 anni, che dovevano ancora nascere quando mi sono ritirato. Mi dicono che i loro genitori parlano spesso di me, di quanto amore ho dimostrato per la squadra e la città".
L'ATTUALITA' - "Rappresenta il ritorno alle origini, a quelle cose che per troppo tempo ho dato per scontate. Nel 2013, dopo il ritiro, mi sono sentito solo e non avevo più voglia di vivere. Chi mi era vicino non capiva quanto soffrivo. Mi svegliavo la mattina e non vedevo l’ora che fosse sera per tornare a dormire e staccare la spina. Ho toccato il fondo, sono stato depresso. Nel frattempo, cercavo la felicità comprando macchine e altre cose materiali. Pensavo che non avrei più visto la luce, invece questo posto mi ha rigenerato. Arrivo qui, stacco il telefono e sono felice di rimboccarmi le maniche".
NOMI DEI SUOI ANIMALI - "Belotti! Belotti! Belotti, dove sei!? È muscolosissimo, pesa sei chili! Sembra palestrato (è un gallo, ndr)".
LA CAPRETTA - "La più piccola si chiama Messi. Mi piace vederle tranquille, libere di correre e giocare. La mia pace è tutta qui".