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  • Che lezione di Mazzarri a Giampaolo: il vero Milan è un'illusione di un tempo

    Che lezione di Mazzarri a Giampaolo: il vero Milan è un'illusione di un tempo

    • Cristiano Ruiu
      Cristiano Ruiu
    Per i tifosi del Milan il destino è sempre più crudele: il primo tempo di Torino ci aveva dato l’illusione di aver trovato finalmente il gioco di Giampaolo e l’equilibrio di squadra. E invece dopo il gol, gravissimo, sbagliato da Piatek su azione-capolavoro di Romagnoli, il Milan si è spento, ha iniziato ad arretrare e a subire il Toro, davvero modestissimo per un’ora di gioco. Nella ripresa Mazzarri ha dato a Giampaolo una lezione nelle sostituzioni che hanno cambiato la partita. Con Ansaldi ha messo la museruola al brillante Hernandez, mentre il suo collega ha tolto una punta, Leao, per inserire un centrocampista, Bonaventura, abbassando terribilmente il baricentro. Peraltro Leao, con la sua unica incursione centrale, aveva procurato il rigore del vantaggio rossonero e aveva giocato meglio del polacco, pur essendo stato schierato fuori ruolo. 3 gol fatti in 5 partite di cui due su rigore sono un bottino davvero imbarazzante per il reparto offensivo rossonero. Forse varrebbe davvero la pena di provare il portoghese nel suo ruolo naturale, ovvero la punta centrale. Belotti stravince il duello a distanza con Piatek e trasforma in oro le due uniche palle che gli capitano tra i piedi, nel primo caso è complice anche un Donnarumma non all’altezza delle sue qualità. L’azione del primo gol granata parte effettivamente da un fallo netto su Calhanoglu, ma è davvero riduttivo e ingiusto dare all’arbitro Guida le responsabilità della sconfitta.

    Una sconfitta figlia del miglior primo tempo della stagione, ma anche di un secondo tempo in linea con tutta la gestione Giampaolo. È per esempio inspiegabile, sul 2 a 1, la sostituzione di Bennacer, migliore in campo, con lo spostamento di Calhanoglu in cabina di regia. Nonostante tutto, dopo il clamoroso errore di Zaza, peggiore in campo del match, il Milan ha ancora la palla del pareggio. Ma purtroppo per i rossoneri capita sulla testa di Piatek che conferma ancora una volta di non essere nemmeno il lontano parente del bomber ammirato nella scorsa stagione. 3 sconfitte su 5 partite sono davvero troppe anche per questa squadra e per un allenatore che ha bisogno di tempo per inculcare le proprie idee. Nelle prossime due, Fiorentina e Genoa, si deciderà il suo futuro. Che sembra sempre meno rossonero.

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