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Che fine ha fatto? Krasic, da 'nuovo Nedved' nella Juve di Conte all'oblio polacco
DAL KOSOVO ALLA LEGGENDA DEGLI 'UOMINI DELL'ESERCITO' - Nato e cresciuto nel Kosovo settentrionale in un periodo non certo facile per la sua terra, a causa dei forti scossoni politici e della conseguente guerra etnica, Krasic si avvicina subito al calcio come del resto i fratelli Bojan e Ognjen e il cugino Marko, i quali diventeranno tutti professionisti. Il più talentuoso però è sicuramente Milos: esterno d'attacco velocissimo e dotato di un'ottima tecnica, comincia la propria carriera nel Rudar Kos. Mitrovica, squadra della propria cittadina, prima di approdare nel Vojvodina a soli 14 anni: nel club di Novi Sad si afferma definitivamente, diventando il capitano nel corso delle sei stagioni che trascorre negli Slaninari. I russi del CSKA Mosca lo notano e se lo aggiudicano: con gli Uomini dell'Esercito Krasic vive il periodo più felice della carriera, vincendo due campionati, due Coppe di Russia, tre Supercoppe ma soprattutto il primo trofeo internazionale del CSKA, la Coppa Uefa 2004-2005, grazie alle reti di Berezutskiy, Zhirkov e Vagner Love.
LA JUVE DI DELNERI, IL MAN UNITED E L'INIZIO DEL 'NUOVO NEDVED' - Il futuro sembra dorato: la Juventus investe su di lui bruciando la concorrenza dei Red Devils e acquistandolo per 15 milioni di euro, mentre viene eletto calciatore serbo dell'anno. Krasic ha 26 anni ed è nel pieno della carriera, tutto sembra poter farlo diventare un vero e proprio fuoriclasse. Ma è solo l'inizio della fine. acquistato per volontà di Luigi Delneri, che vuole renderlo fondamentale sulla destra nel proprio 4-4-2, arriva a Torino con i crismi del "nuovo Nedved" per il look simile, la provenienza dall'est Europa, il ruolo e la grande facilità di corsa. Paragone che lo segnerà a vita, anche se l'inizio è fantastico: i difensori avversari non lo prendono mai, tanto da segnare una tripletta al Cagliari e da bagnare l'esordio europeo in Europa League con gol.
LA NOMEA DI SIMULATORE E IL RAPPORTO DIFFICILE CON CONTE - La "Furia serba" sembra non doversi arrestare, ma due episodi finiscono per affossarlo, in un'annata comunque discreta con 41 presenze totali e 9 reti: subisce una squalifica di due giornate per condotta antisportiva per una brutta simulazione contro il Bologna, guadagnandosi la nomea di "tuffatore", e uno stiramento che lo fa restare fermo a lungo. Anche se la parola fine sulla sua avventura alla Juve arriva nel secondo anno, con l'avvento di Antonio Conte al posto di Delneri sulla panchina bianconera: le incomprensioni tattiche con l'attuale tecnico dell'Inter sono molto pesanti e il serbo finisce per non giocare più, anche in seguito al passaggio dal 4-4-2 al 3-5-2. A fine anno è campione d'Italia, ma ha disputato appena 7 partite, situazione che gli fa capire che è meglio togliere il disturbo.
DALLA TURCHIA ALLA CORSICA ALLA POLONIA (COL CAMBIO RUOLO) - Il resto è solo una discesa continua: Lazio e Parma lo cercano, il Fenerbahce lo compra per 7 milioni ma in Turchia Krasic, a causa anche di numerosi infortuni muscolari, non riesce mai ad imporsi, tanto da finire in Corsica, al Bastia, in prestito per militare nella Ligue 1. Ritornato a Istanbul, non rientrando nei piani del tecnico Kartal, viene messo fuori rosa e aggregato alla squadra riserve del club turco. Nel 2015, a soli 29 anni, finisce in Polonia, al Lechia Danzica, dove cambia il proprio ruolo in quello di centrocampista centrale: un vero e proprio cenno di resa per un calciatore che faceva della velocità sulla fascia la propria arma principale, tanto da non venire più convocato nemmeno in Nazionale.
KRASIC OGGI E I SUOI RIMPIANTI - Le ultime notizie parlavano di un possibile ritorno al Vojvodina, club nel quale è cresciuto: Krasic si è allenato con la sua ex squadra, anche se il suo futuro resta incerto. A 34 anni è finito nell'oblio ed è ormai un quasi ex giocatore, anche se le sue parole in merito all'addio alla Juve sono ricche di rimpianti: “Non so perché Conte mi abbia mandato via, ha preferito Lichsteiner a me”. Vedendo come è proseguita la carriera di entrambi, ci sentiamo di dire che forse l'allenatore ci aveva visto giusto anche quella volta. Con buona pace del "nuovo Nedved", ormai dimenticato.
@AleDigio89