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    'Che fine ha fatto il 'baffo' Vampeta?

    'Che fine ha fatto il 'baffo' Vampeta?

    In occasione del derby della 'Madonnina', in programma domenica sera, e visto e considerato che lo sfottò è l'anima della stracittadina di Milano, la rubrica "Che fine ha fatto?" di questa settimana è dedicata a due giocatori che hanno fatto la storia delle milanesi, ma all'incontrario. Due meteore, o bidoni che dir si voglia, che ci portino a guardare la misera posizione di classifica attuale di Inter e Milan e ci consolino: "A Milano abbiamo visto di peggio!".

    Per questo motivo l'edizione di oggi è dedicata ad una vecchia conoscenza che i tifosi dell'Inter non possono certo dimenticare: stiamo parlando di Marcos Andrè Batista Santos, più comunemente detto Vampeta. Immaginiamo già le espressioni spaventate che i volti dei fans nerazzurri avranno assunto al vedere scritto questo soprannome: già, perchè Vampeta è un nomignolo che deriva dalla fusione delle parole 'vampiro' e 'capeta', che in portoghese significa diavolo. Un uomo che in Italia ha fatto parlare di sè per moltissimi motivi, escluso che per quello per il quale era arrivato, ossia il calcio. D'altro canto però il brasiliano non ha smesso certo di stupirci, una volta appese le scarpette al chiodo. Per questo abbiamo deciso di dedicarci a lui, perchè nel bene e nel male ha sempre fatto parlare di sè.


    UN PO' RIVELINO, UN PO' DUNGA - All'Inter di Massimo Moratti ci arriva quasi per caso, in un periodo più nero che azzurro della storia interista, momento nel quale l'ex presidente "bauscia" sembrava avere il lanternino per scovare i peggiori bidoni del mercato: centrocampista classe '74, esplode nel PSV Eindhoven, in Olanda, nel quale milita con Ronaldo, amico fraterno. Centrocampista centrale dal fisico statuario, poteva giocare anche sull'esterno, e in molti lo ricordano proprio per le sortite offensive, che lo avevano avvicinato ad un "mostro sacro" come Carlos Dunga. "E' un po' Rivelino, un po' Dunga" furono le parole del ct della Selecao Vanderlei Luxemburgo, "Un Tardelli moderno" lo definì addirittura il dg dell'epoca della Fiorentina, Giancarlo Antognoni. In Olanda vince campionato e supercoppa, prima di tornare in Brasile, al Corinthians e finalmente nel 2000, proprio su suggerimento del Fenomeno che giocava insieme a lui nella Selecao, finisce all'Inter, per la "modica" cifra di 30 miliardi di lire. Firma un triennale con opzione per il quarto anno da 4 miliardi di lire netti a stagione.

    'A CALCI NEL SEDERE!' - L'esordio è buono, nella finale di Supercoppa italiana: l'Inter perde per 4-3 con la Lazio, ma Vampeta segna un gol. Ad Appiano Gentile si fregano le mani, convinti di aver strappato proprio alla Viola, che lo aveva visionato a lungo, il colpo dell'anno: viene infatti premiato come miglior centrocampista brasiliano dell'anno e inserito nella squadra ideale del Sudamerica. Da quel momento in poi però, la storia di Vampeta all'Inter e più in generale nel mondo del calcio diventa un incubo: l'unica apparizione in serie A rimarrà quella del primo ottobre del 2000, un Reggina-Inter 2-1 diventata tristemente famosa per gli interisti. Marcello Lippi in sala stampa esplode e pronuncia la famosa frase: "Fossi il presidente dell' Inter, manderei subito via l'allenatore e appenderei i giocatori al muro, dopo averli presi tutti a calci nel sedere". Lippi viene cacciato, al suo posto arriva Marco Tardelli che non farà più giocare il "vampiro". Lento e bolso a causa degli stravizi, viene messo fuori squadra fino a fine anno, quando viene scambiato con Dalmat del PSG.

    CAMPIONE DEL MONDO, UBRIACO DAVANTI AL PRESIDENTE - Il fatto è che Vampeta non si presenta nè a Milano nè a Parigi, preferendo rimanere in Brasile, sulle spiaggie di Bahia: l'unica buona ragione per cui viene ricordato a Milano è lo scambio con il Flamengo, nel quale il Timao cede Adriano all'Inter in cambio di metà del cartellino del nostro uomo, che a Rio si rompe pure un ginocchio. Nel 2002 diventa Campione del Mondo con il Brasile nel Mondiale in Giappone e Corea, nel quale gioca solamente 18 minuti, e nei giorni a seguire la vittoria si ubriaca durante la visita del presidente della Repubblica brasiliano. Torna nuovamente al Corinthians, poi gioca al Vitoria e in Kuwait, per poi ritornare nel Brasiliense e nel Goias, squadre minori brasiliane: in quest'ultima viene ricordato per aver dichiarato che la sua squadra era piena di 'bambi', modo dispregiativo in portoghese per indicare gli omosessuali. Chiude la carriera al Clube Atlético Juventus nel 2008.

    FUORI DI 'CABEZA' - in una famosa intervista a Playboy, terminata la carriera, si sfoga contro Moratti "che sa di petrolio ma non di 'bola'", contro Milano e Parigi, nulla a che vedere con la "spiaggia di Bahia e con l'Olanda, un Paese libero, dove si possono facilmente trovare donne, sesso e droga". E' inoltre conosciuto per esser stato il primo calciatore brasiliano che ha posato totalmente nudo per rivista gay G-Magazine, nel 1999, per 100mila dollari, e per aver fatto da padrino al Gay Pride della sua città, nonostante le "dolci parole" riservate ai suoi compagni del Goias. Dulcis in fundo, sposatosi e avuti due figli, è stato denunciato dalla moglie per "ripetute violenze".

    IL "VAMPIRO DIAVOLO" OGGI - Di recente si è candidato con il Partido dos Trabalhadore di San Paolo alle elezioni nazionali ma non è stato eletto, a differenza di altri nomi di spicco come Romario e Bebeto. Dal febbraio 2010 allena il Nacional, club brasiliano di San Paolo che milita nella serie B del campionato paulista. Inoltre conduce un programma di talk show per Corinthians tv. Si è dunque ritagliato una nuova noterietà, quella che il calcio non ha saputo dargli: a Milano, sponda nerazzurra, non lo rimpiange nessuno. Ma sulla sponda rossonera...

    Alessandro Di Gioia
    @AleDigio89


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