Che fine ha fatto? Boksic, genio ribelle
Fisico da corazziere, progressione da mezzofondista, dribbling e l'elenganza di un numero 10. Così come tutti i talenti proposti dal calcio jugoslavo negli anni '90, però, anche Alen Boksic ha dovuto convivere con il marchio di fabbrica dei suo connazionali: l'incostanza. Picchi di genialità da far stropicciare gli occhi uniti all'indolenza tipica dei giocatori slavi, una cronica incapacità di mantenere un rendimento continuo che lo avrebbe fatto entrare di diritto nel gotha dei bomber.
BOMBER PRODIGIO CON L'OM - Boksic (foto sslaziofans.it) nasce nella cittadina dalmata di Makaraska il 21 gennaio del 1970, quando il territorio croato faceva ancora parte della Jugoslavia. Fin da piccolo è dotato di una talento straordinario, e capisce che il calcio sarà il suo futuro. Esordisce a soli 17 anni con la maglia dell’Hajduk Spalato, club con il quale disputa tre stagioni realizzando 27 reti in 95 incontri e conquista una Coppa di Jugoslavia. In Costa Azzurra, Francia, si accorgono di lui e nell'estate del 1991 passa al Caen. La prima stagione lontana da casa è da dimenticare: 1 sola presenza, ma l'Olympique Marsiglia crede nelle sua potenzialità e decide di investire su di lui. Scelta che si rivelerà più che azzeccata. Boksic vive una vera e propria stagione trionfale: segna 23 reti in 37 presenze, laureandosi capocannoniere e campione di Francia (titolo successivamente revocato in seguito allo scandalo corruzione). Ma è in Europa che i marsigliesi vivono il vero exploit battendo il Milan di Fabio Capello nella finale di Monaco. Sei reti in otto apparazioni: questo il biglietto da visita che Boksic presenta al pubblico europeo.
UN ALIENO NELLA CAPITALE - Sergio Cragnotti, appena approdato alla presidenza della Lazio, si innamora dell’Alieno e decide di portarlo a Roma e, sfruttando la bufera che sta per investire il Marsiglia di Tapie, riesce a prelevare il croato per 15 miliardi di lire. Già sotto la guida di Zoff i tifosi della Lazio riescono ad intravedere il potenziale di Boksic, ma è nella stagione successiva con l'approdo di Zeman sulla panchina biancoceleste che avviene la vera consacrazione del centravanti. Da prima punta di movimento si mette al servizio della squadra sfornando assist a ripetizione per i compagni e andando in rete 10 volte in 27 apparizioni. Il rapporto con il boemo si complica la stagione successiva, quando Boksic non riesce più a sopportare gli allenamenti massacranti da Zeman. Il 28 febbraio 1995 lascia inspiegabilmente il campo per più di 10 minuti (a distanza di 20 anni non è ancora stato chiarito cosa sia successo) nel match decisivo contro il Borussia Dortmund velevole per l'accesso alla semifinale di Coppa Uefa e compromette irrimediabilmente la sua avventura in biancoceleste.
TRISTEZZA A TORINO - Cragnotti cede alle pressioni di Zeman e lo vende alla Juventus per 14 miliardi. Boksic con la maglia bianconera vince Scudetto, Coppa Intercontinentale e Supercoppa Europea, ma sfiora la Coppa dei Campioni persa nella finale di Monaco di Baviera contro il Borussia Dortmund. A Torino però, nonostante i tanti trofei vinti, non riesce ad imporsi a causa dell'agguerrita concorrenza di Vieri, Del Piero e Padovano. Decide quindi di andarsene dopo 8 gol in 30 presenze.
IL RITORNO ALLA LAZIO - Nella stagione 97/98 torna alla Lazio e sotto la guida di Erikson vive una stagione a dir poco entusiasmante, un infortunio sul finale di stagione, però, gli preclude la partecipazione al Mondiale di Francia '98 (chiuso dalla nazionale balcanica al terzo posto). Il problema al menisco del ginocchio è più grave del previsto e lo condiziona per tutta la stagione successiva, ma Boskisc riesce ad essere comunque decisivo in Coppa delle Coppe con un gol alla Lokomotiv Mosca che spiana alla Lazio la strada verso la finale vinta contro il Maiorca. La stagione successiva il tecnico svedese si trova a dover gestire una rosa di autentici fuoriclasse dalle personalità spiccate, impresa che si dimostra tutt'altro che facile ma che porta a vincere Scudetto, Supercoppa Europea e Supercoppa Italiana. Boksic, seppur in maniera marginale, contribuisce ai successi biancocelesti, ma il suo rapporto con l'allenatore e la società si incrina irrimediabilmente il 9 aprile prima del match contro il Perugia. Durante il riscaldamento Boksic si avvicina ad Erikson: "Mister, la maglia e i pantaloncini mi stanno stretti, non posso giocare in queste condizioni. Me ne vado a casa". Erikson non si scompone, c'è uno Scudetto da vincere e fare polemiche non aiuterebbe. "Va bene Alen, cambiati e vai in tribuna". Boksic verrà convinto a sedersi almeno in panchina dal presidente Cragnotti, ma con indosso la tuta, sia chiaro. A fine stagione il divorzio è inevitabile, dopo 157 partite giocate, 43 gol segnati e sette trofei conquistati lascia la Lazio per trasferirsi al Middlesbrough, club con il quale segna 22 reti in 68 gare prima di appendere gli scarpini al chiodo.
LUPO DI MARE - Dopo aver smesso con il calcio giocato Boksic si è divertito a fare il commentatore per la televisione nazionale croata. Nel luglio 2012 la federazione croata ha messo in atto una vera e propria rivoluzione, eleggendo Davor Suker alla presidenza, Igor Stimac commissario tecnico e Boksic Team Manager, ruolo abbandonato in seguito al licenziamento di Stimac a favore di Niko Kovac. In attesa di una nuova avventura si gode il mare. Con i soldi risparmiati è riuscito a compararsi una piccola isola al largo della costa dalmata dove vive con la famiglia e si dedica alle sue grandi passioni: lo sci nautico e la navigazione a vela.