Che cosa deve fare Balotelli per conquistare l'Italia e vivere felice
Cesare Prandelli puntò su di lui quando in Nazionale non se lo filava nessuno. Era il 1° luglio 2010, il nuovo ct si aggirava fra le macerie dell'Italia fatta a pezzi al mondiale sudafricano e disse subito:"La mia squadra avrà due punti fermi, Antonio Cassano e Mario Balotelli".
A quattro giorni dal quarto di finale con l'Inghilterra, il ct continua a pensarla allo stesso modo, anche se a giudicare dalla lettura dei giornali italiani, sembra che Mario sia un problema irrisolvibile e non una risorsa formidabile per l'Italia.
Come annota Roberto Pruzzo, 174 gol in serie A, "uno che a 21 anni, in una partita della fase finale dell'Europeo, segna una rete del genere è un fenomeno".
La fenomenologia di Balotelli è una delle materie in cui si esercitano questi giorni non soltanto milioni di tifosi, ma psicologici improvvisati e analisti della mutua, dimentichi di chi sia, come viva, che cosa pensi veramente il ragazzo simbolo della Nuova Italia.
Giudizi sommari, sentenze sputate senza rispetto per l'uomo e per il giocatore, esercitazioni dietrologiche fondate sul nulla.
Ne abbiamo lette e ascoltate di tuttii colori. Mario in guerra contro tutti. Mario che ce l'aveva con Prandelli e con i compagni, anzi no. Mario triste e solitario, come se la Nazionale fosse la Cayenna e non la squadra nella quale ogni ragazzo desiderebbe giocare, soprattutto se alle spalle ha una storia di vita che diventa fatalmente un punto di riferimento per i Nuovi Italiani, di un Paese multietnico chiamato a diventare sempre più civile, alla faccia dei razzisti.
"Per noi Mario è un po' l'Obama del calcio", hanno scritto stamane sul Corriere della Sera due fan dell'attaccante che si chiamano Akram Idries e Reas Syed. "Siamo diversamente italiani, le seconde generazioni degli immigrati, i nuovi italiani, italiani con elementi di internazionalità, chiamateci come volete, la sostanza non cambia... Ilm suo secondo gol in Nazionale dimostra che non è secondo a nessuno. Che noi non siamo italianin di serie B (nonostante la leggte sulla cittadinanza in vigore). Spesso si dice che Mario non venga insultato perchè nero, ma perchè aqntipatico. Ma i buuu scimmieschi e il lancio delle banane non sarebbero comiunque tollerabili: non possiamo permettere che gli stadi si trasformino in giungle o mercatin di frutta, se non in peggio".
Ecco, che giochi subito o subentri a partita iniziata contro l'Inghilterra, i cui tabloid l'hanno sempre trattato malissimo, come se non pubblicassero abbastanza spazzatura made in Uk, Mario pensi a queste parole.
Per conquistare l'Italia e vivere felice, deve fare bene ciò che sa fare meglio, d'accordo. Ma deve essere sempre più consapevole che, suo malgrado, sebbene, forse non l'abbia mai desiderato o non ci abbia mai pensato, egli è molto più di un calciatore. E' un simbolo di un Paese che sta cambiando a velocità vertiginosa.
Per questo, sia sereno e tranquillo. Si diverta in campo perchè, se si diverte lui, ci divertiamo di sicuro anche noi. E quando segna, vivaddio, esulti come esultiamo tutti noi perchè l'Italia ha fatto gol.
E poi, ha la fortuna di avere Prandelli, il ct dalla pazienza infinita che alterna il bastone e la carota. Che ha ricostruito la Nazionale puntando anche su Mario, infischiandosene di pregiudizi e luoghi comuni. Ora tocca a Mario ripagarlo. E Mario lo sa.
Xavier Jacobelli
Direttore Editoriale www.calciomercato.com