Calciomercato.com

  • Getty Images
    Chapeau Garcia! Ha rimesso la chiesa al centro della Serie A. Il suo Napoli è già meglio di quello di Spalletti

    Chapeau Garcia! Ha rimesso la chiesa al centro della Serie A. Il suo Napoli è già meglio di quello di Spalletti

    • Renzo Parodi
    Chapeau, monsieur Garcia! Ha già rimesso la chiesa napoletana al centro del villaggio. Oddio, chiesa. A giudicare dalla vittoria (2-0) su un buon Sassuolo dovrei parlare di cattedrale. Con un altro portiere, meno reattivo di Consigli e tiratori più spietati, il match del Maradona sarebbe finito in goleada. Lo spettacolo c’è stato e la gente ha applaudito convinta. Il Napoli campione venderà cara la pelle. Gioco spumeggiante, essenziale e verticale. Senza offesa, Spalletti: il Napoli edizione Garcia è persino più padrone del gioco e divertente della macchina da guerra che aveva ucciso l’ultimo campionato. Osimhen straripante, centrocampo duttile e perfettamente equilibrato nelle caratteristiche dei suoi uomini (Olivera, Anguissa, Lobotka e Zielinski), difesa puntuale con Juan Jesus e Rrahmani padroni di Pinamonti (a referto ma invisibile in campo) e Laurienté. Meret non ha fatto una sola vera parata.

    Il Sassuolo – con Boloca per Defrel, infortunato dell’ultimo minuto - non è mai crollato ma si è concesso all’avversaria quando Lopez, in un incomprensibile soprassalto di malumore ha letto la carta d’identità all’arbitro (perché, poi? Non era accaduto nulla di clamoroso) e Giua lo ha spedito sotto la doccia. Non era ancora scoccata l’ora di gioco e il Napoli, a quel punto, sul vantaggio procurato dal calcio di rigore trasformato da Osimhen (fallo di Ruan su Politano, perdonato dall’arbitro e rilevato da Chiffi al Var) ha disposto in surplace dell’avversaria. Inaugurando una pirotecnica serata di tiro al bersaglio. Sarà stato un caso ma con l’ingresso di Kvaratskhelia per Politano, il Napoli è decollato. Raspadori ha sprecato calciando alto il calcio di rigore del 2-0 (fallo di mano di Erlic) e poco dopo un delizioso filtrante del georgiano ha liberato al tiro Di Lorenzo che ha giustiziato Consigli. Fine dei giochi ma non del divertimento per la folla del Maradona che si è gustata fino all’ultimo lo show dei suoi ragazzi.

    L’uragano Napoli aveva scaricato le sue saette nel primo quarto d’ora di gioco. Neppure un giro di orologio e Raspadori ha schiantato il palo con un destro al volo su assist di Olivera. Osimhen? Un cataclisma, palla a lui e il Sassuolo vacillava. Rigore sospetto al 4’ per un contatto in area fra Ruan e il nigeriano, Giua ha lasciato correre. In effetti la spinta in partenza di Osimhen aveva sbilanciato l’avversario che in caduta lo aveva abbattuto. La catena di destra del Napoli non faceva prigionieri, Di Lorenzo e è Politano giravano come orologi svizzeri, scambiandosi le posizioni e mandando in confusione la cerniera difensiva del Sassuolo. Sul fronte opposto agivano Raspadori e Zielinski, meno razzenti ma comunque insidiosi e in mezzo al campo il geometra Lobotka dettava i tempi di gioco e il recuperato Anguissa si innalzava come un muro di pietra mobile sul quale si infrangevano le timide iniziative dagli emiliani. La svolta del match al quarto d’ora. Boloca interveniva in area su Politano: palla e gamba, forse prima palla e poi gamba, Giua faceva segno di proseguire, il Var lo richiama all’on field review e l’arbitro ribaltava la decisione e fischiava il calcio di rigore. Trasformato da Osimhen con una fucilata dall’alto in basso.

    Hai voglia a dire che un calciatore non fa la squadra Osimhen fa reparto da solo e si batte con testa, torso, braccia e gambe contro Ruan e il gemello Erlic, il gioco di Garcia lo chiama continuamente in causa, verticalizzazioni furibonde e sventagliate improvvise a scavalcare il centrocampo per azionare la Grande Berta azzurra. Sull’altro fronte il Sassuolo provava a fare argine, balbettando dalla trequarti in su fino alla mezz’ora di gioco. Appena lo slancio lirico del Napoli si era un po’ affievolito consentendo agli uomini di Dionisi di fare il calcio che sanno fare. Dialoghi stretti sull’asse Lopez-Henrique, contrassalti lungo le corsie esterne con il vigoroso Boloca e l’esuberante Vina finalmente armati di coraggio in percussione. La Piccola Berta nera, al secolo Laurienté andava a sbattere contro l’inflessibile diga eretta da Rrhamani e Juan Jesus, assistiti dai raddoppio dell’inesausto Anguissa, che teneva le chiavi della fortezza Napoli. Di Pinamonti non si avevano notizie. Doppia occasione per Anguissa e Ruan, due zuccate bene assestate con pallone appena oltre i pali di Consigli e Meret e il finale di tempo era tutto del Sassuolo che spingeva, spingeva, senza scalfire la Maginot napoletana.

    Monologo azzurro nella ripresa, favorito dall’espulsione di Lopez, sicuto, ma anche dall’ingresso del funambolico Kvara.. Sassuolo alle corde, occasioni per Anguissa, Raspadori, Zielinski, rigore fallito da Raspadori, ancora palla-gol per Raspadori, ex senza gol, Consigli sugli scudi. Infine, fatale, il raddoppio di Di Lorenzo su ispirazione del georgiano. Girandola di cambi di qua e di là, nel finale col Napoli si rivedono Simeone Cajuste e Elmas, il Sassuolo aveva già dato via libera a Racic, Pedersen e Ceide, quindi anche a Mulattieri per un incavolatissimo (a torto) Pinamonti. Applausi per tutti, vincitori e vinti. E giù il sipario. Prossima puntata per il Napoli, il match contro una Lazio in crisi nera.

     

    Altre Notizie