Champions League:| Compie 20 anni, che sfide
E' l'anniversario della Coppa regina: il format ha portato soldi, gol e anche sbadigli. Ma quest'anno si inizia alla grande.
La Champions compie 20 anni: subito sfide super al debutto.
Mourinho che salta dentro il suo cappotto portafortuna e si fa mezzo campo in delirio dopo il gol di Costinha, quello che elimina il Manchester United (2004). La rete «puro Savicevic» (copyright Fabio Capello) inventata dal genio contro il Barcellona nella finale del 1997. Il ballo di Dudek nell’incredibile Milan-Liverpool del 2005. La tripletta di Ronaldo all’Old Trafford, nei quarti del 2003, capace di convincere Abramovich, tra il pubblico, a comprare una squadra di calcio. In 20 anni la Champions ha frullato emozioni e sorprese, in realtà ha dispensato anche una discreta noia con le partite inutili della fase a gironi, ma il sorteggio deve aver tenuto conto dell’anniversario perché ha deciso di rianimare la prima fase della competizione. E giusto mentre Monsieur Uefa, Michel Platini, è intento a pubblicizzare l’ennesimo ingrasso del format.
Questa Champions debutta con tre sfide tra squadre che hanno vinto almeno una volta il trofeo (Coppa Campioni compresa). Si inizia con la squadra campione 2012, il Chelsea, contro la squadra rivelazione del 2012, la Juventus. C’è un girone da urlo: Ajax, Manchester City, Real Madrid e Borussia Dortmund, ci sono sfide tra club esperti, solo due debuttanti e gente che ha bisogno di partire forte perché la stagione è appesa all’Europa. Il Real di Mourinho (che se la vede pure con il City di Mancini) e il Milan di Allegri non possono aspettare l’eliminazione diretta, sono già in bilico, tocca rischiare all’esordio. Insomma qualche scossa è garantita anche in inverno, prospettiva non scontata visto che nelle ultime edizioni si sono viste goleade imbarazzanti e divari assurdi. È vero che anche l’anno scorso si è partiti con Milan-Barcellona, ma non c’era molto altro e anche le due super potenze non avevano nulla da dimostrare.
A 20 anni la Champions è sotto esame, troppi sponsor e introiti dai diritti tv per tornare indietro, però il numero di partite brillanti sarà decisivo per il futuro: allargare o trattenersi, più che un dibattito una faida ideologica. Ci sono i puristi che hanno usato tutti i 20 anni per abituarsi alla moltiplicazione di gare e sbadigli e i voraci che vorrebbero inglobare l’Europa League e ingigantire il torneo. Girerebbero più soldi, solo che arrivati a questo punto non basta: devono garantire uno spettacolo minimo.
La gestazione Champions è durata 2 anni: nel 1990 le smanie di ambizione, nel 1992 il nuovo modello. Una società svizzera ha curato il rebrand: 8 sponsor onnipotenti, stadi depurati da qualsiasi altro marchio, un logo con le stelline e soprattutto l’inno. Ispirato ai tre tenori (difficile riconoscerlo ma lo spunto di base è «Nessun Dorma»), consegnato nelle sapienti mani del compositore della colonna sonora di «Robocop» e arricchito di alcune note rubate all’incoronazione di Giorgio II, è una splendida pacchianata. Un po’ come la Champions che per funzionare, e reggere eventuali probabili aggiunte, deve dare qualche brivido in più. Da subito.