Chadzipanagis, storia del Maradona greco: la guerra civile, l'URSS, l'Iraklis e a New York con i migliori del mondo
E’ un mondo diviso in due.
Deboli democrazie e regimi dittatoriali sostenuti, protetti e ispirati dagli Stati Uniti e il pensiero unico come ricetta assoluta e indiscutibile per la potente Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
La nostra storia comincia in Grecia.
E’ lì che tra il 1946 e il 1949 si scatena una sanguinosa guerra civile.
Da una parte l’Esercito Democratico Greco dei guerriglieri comunisti appoggiati dai partigiani jugoslavi e dalla stessa Unione Sovietica e dall’altra le forze governative monarchiche tutelate e ampiamente sponsorizzate da Gran Bretagna e Stati Uniti.
Poi fra Tito e Stalin si rompono i rapporti e a questo punto l’Unione Sovietica ritira il suo appoggio ai combattenti comunisti greci.
La differenza di forze in campo a questo punto diventa enorme e così, nel 1949 il regime dittatoriale di destra in Grecia può riprendere il potere.
A quel punto inizia un’autentica caccia a tutti coloro rei di avere supportato o anche solo simpatizzato per l’Esercito Democratico.
Fra questi ci sono due giovani greci che insieme a tanti altri fuggono dalla Grecia per cercare rifugio nei Paesi dell’Est europeo.
Per loro la destinazione è Tashkent, capitale dell’Uzbekistan.
E qui, nel 1954 nasce Vasilis Kirʹjakos Chadzipanagis, il protagonista della nostra storia.
Già da ragazzino le sue doti con un pallone tra i piedi sono conclamate.
Ha attirato l’attenzione di diverse squadre sovietiche ma la scelta più facile e logica è quella di entrare nelle giovanili del più importante club uzbeko, il Paxtakor.
C’è però un importante problema “amministrativo” da risolvere: per poter giocare in qualsiasi campionato statale occorre la cittadinanza russa.
I genitori si guardano bene dall’ostacolare i sogni del talentuoso figliolo e così a diciassette anni Vasilis Chatzipanagis fa il suo esordio in prima squadra.
Ben presto viene inserito nelle rappresentative giovanili di categoria e il suo nome in URSS è ormai conosciutissimo.
Gioca quattro partite con la Nazionale Sovietica nelle qualificazioni per le Olimpiadi di Montreal del 1976. Segna un gol alla Jugoslavia e il livello delle sue performance è altissimo.
Ha un problema però.
E non di poco conto.
Vasilis gioca all’ala sinistra e in quel momento l’ala sinistra titolare della Nazionale Sovietica è un certo Oleg Blokhin, miglior calciatore del Paese e nel 1975 considerato il migliore d’Europa, almeno dai giudici che assegnano il “Pallone d’oro”.
Nel frattempo però le cose nel suo Paese d’origine sono cambiate.
In Grecia la “dittatura dei Colonnelli” è caduta facendo posto alla “Terza Repubblica Ellenica” ovvero al ritorno della Democrazia dopo gli anni bui della Monarchia prima e soprattutto della Dittatura fascista in seguito.
La sua famiglia può finalmente tornare in Grecia.
Al richiamo del proprio Paese d’origine è impossibile resistere.
Konstantin Beskov, l’allenatore della Nazionale Sovietica, fa di tutto per convincerlo a rimanere.
Ci sono le Olimpiadi e poi le qualificazioni per il Mondiale di Argentina.
“Con la Grecia non avrai le stesse chances di partecipare che hai qui da noi” gli ripete fino alla nausea il selezionatore sovietico.
Non c’è nulla da fare.
Vasilis ha deciso.
Ad attenderlo c’è una squadra non di primissimo piano ma che è la più importante di Salonicco, da dove i genitori sono fuggiti più di venti anni prima.
La squadra è l’Iraklis.
Al suo debutto con i suoi nuovi colori lo stadio “Kaftanzoglio” della città è stracolmo.
Sarà una storia d’amore che durerà sedici lunghi anni nei quali Chatzipanagis non solo condurrà il Club all’unico trofeo maggiore (la Coppa di Grecia) della sua storia ma sarà un amore sofferto e contrastato che farà si che Vasilis dovrà rinunciare proposte di contratto da squadre importanti del panorama europeo come l’Arsenal, il Porto, lo Stoccarda e la Lazio fra le altre.
Proposte che non solo gli avrebbero cambiato la vita economicamente ma che lo avrebbero portato su quei palcoscenici che la sua indubbia classe avrebbe meritato.
Cederlo potrebbe portare nelle casse della società un mucchio di denaro e per Vasilis la possibilità di una carriera importante in un campionato di primissimo piano e con la possibilità di disputare regolarmente le coppe europee.
Non se ne farà nulla.
Il timore di una sommossa dei tifosi in caso di cessione del loro idolo non è una scusa, ma una realtà più che concreta.
Non c’è nessuno in Grecia che metta in dubbio le sue enormi qualità.
E’ un giocatore con una tecnica prodigiosa, grande visione di gioco, capacità al cross e con una qualità in particolare che nel calcio sa esaltare gli appassionati come nient’altro: un dribbling ubriacante.
Il 6 maggio 1976 arriva il giorno più bello e probabilmente più atteso per Vasilis Chatzipanagis: l’esordio con la sua “vera” Nazionale.
Si gioca un’amichevole ad Atene e avversaria degli Ellenici è la nazionale polacca di Lato, Tomaszewsky e Symanowski.
La Grecia vincerà quell’incontro per una rete a zero è sarà proprio Vasilis a fornire l’assist per il gol di Giorgos Koudas.
Sembra l’inizio di una meravigliosa storia e i tifosi di tutto il paese sono in fermento: con lui la Grecia potrebbe finalmente fare quel salto di qualità decisivo per tornare nella mappa del calcio europeo.
Pochi giorni dopo però arriva una doccia freddissima per Vasilis e per tutti i tifosi greci.
Le partite giocate con le rappresentative nazionali sovietiche gli impediscono di giocare con Nazionale maggiore ellenica.
Quella sarà la prima e l’ultima partita di Chatzipanagis con la sua Nazionale.
Niente nazionale, niente competizioni europee e una squadra destinata alle posizioni di rincalzo del campionato greco.
Sull’argomento Vasilis dimostra però una grande onestà.
“Se potessi riavvolgere il nastro del tempo forse un’esperienza all’estero la farei. L’Iraklis mi ha dato tanto ma misurarmi in competizioni più importanti e con giocatori di livello superiore è un qualcosa che non posso dire che non mi sia mancato”.
Vasilis Chatzipanagis, eroe sconosciuto di un calcio che non c’è più.
ANEDDOTI E CURIOSITA’
Fare gol e servire assist preziosi ai compagni sono generalmente le cose più amate e importanti per chi gioca da centrocampo in avanti.
Per Vasilis no.
«Trovarmi un avversario davanti o attaccato alle costole e superarlo in dribbling, magari anche un paio di volte. Ecco questa è la mia “droga”. Qualcosa di irresistibile alla quale non so proprio resistere.»
Vasilis, mancino puro, con una folta chioma di riccioli fu paragonato più volte al grande Diego Maradona (nella foto Chadzipanagis
da footballstory.mondocalcionews.it). Ma il soprannome più popolare, anche per la sua provenienza, fu quello di “Nureyev del pallone” proprio per l’eleganza dei suoi movimenti.
Molto controverso fu il suo passaggio all’Iraklis. I primi a muoversi per Chatzipanagis furono i dirigenti dell’Olympiakos ma per ragioni ancora poco chiare non fu possibile mettere sotto contratto il giovanissimo centrocampista decisissimo a tornare nel paese dei suoi avi.
Finì all’Iraklis di Salonicco, luogo in cui risiedevano ancora i nonni materni. Chatzipanagis firmò un contratto per due stagioni con il piccolo club fondato nel 1908 … o così almeno credeva ! Nel contratto c’era infatti una clausola che permetteva all’Iraklis di rinnovare unilateralmente il contratto annualmente e per i futuri dieci anni !
Un “capestro” che di fatto impedì al talentuoso mancino di lasciare l’Iraklis per il resto della carriera.
Durante la sua prima stagione all’Iraklis dopo un eccellente ottavo posto in campionato per Chatzipanagis e compagni arriva, con grande sorpresa e gioia dei tifosi, la finale della Coppa di Grecia.
Di fronte c’è il poderoso Olympiakos, terzo in campionato e favoritissimo della vigilia.
Dopo venticinque minuti di partita è proprio Chatzipanagis a portare in vantaggio i suoi. In una delle sue proverbiali serpentine supera in dribbling anche il portiere avversario ma è costretto a calciare a rete di destro, che a lui serve essenzialmente per reggersi in piedi. Ne esce un tiro “sporco” che prende in contropiede i due difensori dell’Olympiakos corsi a protezione della porta.
L’Olympiakos si riporta in parità dopo un’ora di gioco ma quando Kousolakis a meno di venti minuti dalla fine riporta in vantaggio l’Iraklis i tifosi iniziano a crederci davvero.
A nove dalla fine però Viera riporta in parità i biancorossi ateniesi. Si va ai supplementari e al 12mo della proroga Vasilis Chatzipanagis decide di salire in cattedra.
E’ un gol che se uno guardasse distrattamente le immagini in bianco e nero su YouTube potrebbe davvero scambiarlo per uno dei tanti segnati dal grande D10S della storia del calcio, Diego Armando Maradona.
Chatzipanagis parte dalla destra, rientra verso il centro fingendo di calciare in porta. In realtà è una finta che lo porta verso la linea di fondo.
Finge il cross, salta un altro avversario, rientra sul “suo” sinistro e lascia partire una botta che s’infila sotto la traversa.
Un gol da consegnare alla storia del calcio greco.
Al sesto minuto del secondo tempo supplementare è sempre lui al termine di una magistrale azione in contropiede a mettere un pallone alle spalle della difesa dell’Olympiakos sul quale si lancia il compagno Gesios che salta con freddezza il portiere e deposita nella rete sguarnita.
I tifosi dell’Iraklis impazziscono letteralmente.
E’ il primo trofeo nei loro quasi settanta anni di vita.
Un sogno.
Ma l’Olympiakos ha altri progetti e negli ultimi cinque minuti di partita segna due volte riportando il match in parità.
Quattro pari. Si va ai calci di rigore.
Ne tireranno sette per parte ma l’Iraklis farà un solo errore contro i due dell’Olympiakos.
L’unico dei “blu” di Salonicco a sbagliare dagli undici metri sarà proprio lui, Vasilis Chatzipanagis.
Il 1977 fu l’anno infatti del grande rimpianto per Chatzipanagis.
Un ginocchio malconcio convinse i dirigenti a mandarlo a Londra per una visita da uno specialista. Proprio a Londra abitava il padrino di Vasilis, cipriota, grande appassionato di calcio e tifosissimo dell’Arsenal.
Fu proprio lui che lo mise in contatto con il fisioterapista dell’Arsenal Fred Street che per la riabilitazione lo fece allenare per un paio di settimane con la prima squadra dell’Arsenal. Vasilis strinse rapporti di amicizia con gran parte dei giocatori dell’Arsenal, squadra che stava tornando ai vertici del calcio inglese dopo diverse stagioni difficili.
Liam Brady, Graham Rix (due eccellenti mancini come Vasilis) il portiere Pat Jennings e il bomber Malcolm Macdonald spingono il manager Terry Neill e il coach Don Howe a mettersi in contatto con il club di Chatzipanagis.
L’Arsenal ci prova, arriva anche un’offerta economica importante ma l’Iraklis, e non sarà certo l’ultima volta, rifiuterà l’offerta con grande dispiacere di Vasilis, diventato nel frattempo “Aristotele” per tutti i giocatori dei Gunners !
Ad aumentare il rimpianto di Vasilis come racconterà in un’intervista diversi anni dopo ci fu un particolare importante. Nel 1963, quando aveva solo nove anni, il padre di Vasilis era decisissimo a trasferirsi a Londra dove aveva trovato un lavoro e dove la comunità greca era già importante. La madre di Vasilis però non ne volle assolutamente sapere e così la famiglia rimase in Unione Sovietica per un’altra dozzina d’anni.
Al termine della stagione 1979-80 l’Iraklis, accusato di aver comprato delle partite, viene retrocesso in Seconda Divisione. Chatzipanagis la prende malissimo. Si rifiuta di giocare nella serie cadetta greca.
Rimarrà senza calcio competitivo per oltre un anno nel quale passerà diverse settimana in Germania, ad allenarsi con lo Stoccarda che tenterà ripetutamente di strappare il suo cartellino all’Iraklis.
Anche stavolta non ci sarà nulla da fare.
Sempre in quel periodo arriva l’offerta più importante e clamorosa per il cartellino di Chatzipanagis. E’ il magnate Yiorgos Vardinogiannis ad offrire la stratosferica cifra di 90 milioni di dracme (circa 2 milioni di euro all’epoca) per portarlo al Panathinaikos. Quando anche questa offerta viene rifiutata per il povero Vasilis il destino è ormai chiaro: giocherà il resto della sua carriera a Salonicco.
Tornato in squadra Chatzipanagis sarà determinante nella conquista del terzo posto nella classifica finale del campionato 1983-1984, il miglior piazzamento nella storia del Club.
Nel 1988-1989 con il quarto posto finale arriva finalmente la possibilità per il Club di Salonicco di disputare una Coppa Europea.
Al primo turno ai greci capitano gli svizzeri del Sion. Vittoria sul proprio terreno per una rete a zero ribaltata però dal due a zero in favore degli elvetici.
Chatzipanagis però a causa dei sempre più frequenti problemi fisici non riuscirà a fare il suo esordio europeo neppure in questa occasione.
L’occasione arriva ancora nella stagione successiva.
Stavolta al primo turno di Coppa Uefa ci sono i ben più ostici spagnoli del Valencia.
L’Iraklis gioca due partite eccellenti. Nella prima, giocata sul proprio terreno, finisce zero a zero. Sarà lo stesso risultato al termine dei novanta minuti regolamentari giocati al Mestalla nel ritorno ma due reti nei supplementari sanciranno l’eliminazione dell’Iraklis.
In quel match Chatzipanagis scalderà la panchina per tutta la partita.
Ha da poco compiuto trentasei anni ma questo è l’ultimo sgarbo che può sopportare.
Pochi giorni dopo annuncerà il suo ritiro dal calcio a fine stagione.
Nonostante una carriera trascorsa praticamente per intero in Grecia in un team di secondo piano, giocando una sola partita in Nazionale e con una sola presenza nelle Coppe Europee (l’andata del match contro il Valencia nel 1990) il valore di Vasilis Chatzipanagis è comunque stato ampiamente riconosciuto anche fuori dai confini nazionali.
La riprova è nell’incontro organizzato nel luglio del 1984 tra i New York Cosmos e una Rappresentativa dei migliori calciatori del Mondo.
In quell’incontro, a fianco di calciatori del valore di Beckenabuer, Keegan, Krol, Rocheteau, Futre e Kempes, c’era anche lui, Vasilis Chatzipanagis.
Infine, nel 2003, durante i festeggiamenti per il cinquantesimo compleanno della FIFA Vasilis Chatzipanagis venne indicato dalla Federazione Greca come il Miglior Calciatore greco degli ultimi cinquant’anni.
… cosa che, per chiunque lo avesse visto in azione negli anni d’oro, risultava assolutamente scontata.