Cesenamania:| Ficcadenti, un grande tecnico
Amato, odiato, scherzato, etichettato, pupillo di Minotti per alcuni, raccomandato per altri; c'è chi ne tesse le lodi, specie tra gli addetti ai lavori, e chi ne vorrebbe l'immediato esonero: Massimo Ficcadenti è senza ombra di dubbio colui che concentra su di sé le maggiori attenzioni del tifo cesenate. Un personaggio che divide, che fa parlare tanti e tanto, a dispetto del suo essere, al contrario, piuttosto taciturno. Dopo la sconfitta-beffa contro la Sampdoria (l'ennesima), il tecnico del Cesena si presenta in sala stampa e difende i suoi, che hanno giocato un buon calcio ma hanno anche gettato al vento una buona prestazione con un errore micidiale nel recupero; qualche anno fa i predecessori del buon Massimo, in privato, avrebbero azzannato Schelotto per il passaggio in orizzontale che ha generato il contropiede doriano, e avrebbero fatto passare cinque minuti di terrore alla difesa, tagliata come il burro da Marilungo e Pazzini. Parla di sfortuna, invece, Ficcadenti, ed in tutta onestà, alla terza sconfitta maturata nel recupero, è una dichiarazione che fa sorridere. Chi vi scrive ha maturato una propria idea del trainer bianconero, che potrà sembrare a tratti paradossale o sarcastica, ma vi assicuro in tutta onestà, non lo è. Partiamo proprio dalla 'sfortuna': come sottolineato sopra, se per ben tre volte la squadra perde un match nel recupero non è plausibile parlare di sfortuna, per tanti diversi motivi.
A Udine era arrivato il gol di Benatia, viziato sì da un offside di Sanchez, ma lontano anni luce dal concetto di sfortuna, poiché un Cesena assolutamente arrendevole ed impresentabile in campo avrebbe meritato una debacle d'altri tempi nei 90' di gioco. Tutta un'altra sconfitta quella di Verona, dove il Cesena ha giocato per lunghi tratti meglio del Chievo, divorandosi però almeno due o tre reti, e concedendo ai padroni di casa una superiorità numerica nel finale, dettata proprio da un errore del tecnico: Von Bergen spostato a destra in marcatura sull'esterno più rapido di Pioli, infatti, è stato un suicidio tattico macroscopico, specie considerata la possibilità di spostare il rapido Nagatomo da quella parte. Si arriva poi alla sconfitta di domenica scorsa, dove ancora una volta i bianconeri non sono stati in grado di tradurre in gol il predominio territoriale, e dove al tempo stesso si è verificato l'ennesimo crollo fisico negli ultimi 10'. Sono tre i denominatori comuni di queste sconfitte: la scarsa precisione sotto porta, la sistematica difficoltà sotto pressione negli ultimi minuti, e come detto, il netto quanto ovvio calo fisico nei finali, non supportato dai cambi. Se la precisione sotto porta non si può imputare ad un allenatore, i restanti due punti sono decisamente di competenza del tecnico, che quindi evidenzia (sempre a parere di chi vi scrive) dei limiti nella gestione psicologica dei giocatori e del gruppo più in generale.
Spieghiamoci meglio: il Cesena gioca un buon calcio, specie in rapporto al tasso tecnico non eccelso degli effettivi; merito di un allenatore tatticamente preparato e capace quale Ficcadenti si è dimostrato. Tuttavia lavorare per una salvezza in serie A con la squadra probabilmente meno attrezzata del torneo, significa passare anche e forse soprattutto dall'aspetto psicologico dei giocatori, e qui iniziano i dolori. Basti pensare a come il gruppo vero e proprio, quello che è sceso in campo fino a qui, si limiti a 14-15 elementi, con il resto degli uomini acquistati in estate da Campedelli relegati sistematicamente in panchina o tribuna; esempio lampante è la partita di domenica scorsa, con un solo cambio effettuato (Schelotto per Jimenez al minuto 84), nonostante l'evidente debito di ossigeno di Appiah ed il rischio espulsione per Colucci (graziato dall'arbitro), con Piangerelli e Gorobsov a disposizione in panchina. Certo, non stiamo parlando di Iniesta o Fabregas, ma comunque di due giocatori che avrebbero portato energie fresche ad un centrocampo in procinto di affrontare l'urto di una Sampdoria in crescita.
Episodi del genere costano molto più di un punto: costano la perdita di fiducia in sé da parte dei titolari, che si vedono nuovamente beffare dagli avversari, e relegano al tempo stesso sempre più ai margini 'le riserve'; e per definizione, parlare di titolari e riserve non è la miglior maniera di forgiare psicologicamente un 'gruppo'... Si parla spesso di allenatori 'specializzati in salvezze', perché fare campionati di vertice e cercare disperatamente di mantenere una categoria sono due situazioni enormemente differenti. Ecco, gli indizi fin qui raccolti portano a pensare che Ficcadenti faccia parte di una categoria di allenatori superiore, di quelli capaci di vincere divertendo, facendo bel gioco e curando in maniera maniacale l'aspetto tecnico e tattico, lasciando in secondo piano quello psicologico e di 'gruppo'; una sorta di Prandelli in erba, se vogliamo. Purtroppo, però, la realtà cesenate deve fare i conti con altre zone di classifica: per questo Ficcadenti, grande tecnico, non è forse la persona giusta per questo Cesena.