Cesenamania: il campionato dei rimpianti
Con il pareggio per 2-2 maturato con l'Atalanta al 'Manuzzi' si sono definitivamente spente le speranze salvezza del Cesena. Inutile girarci attorno o attaccarsi alla matematica, la classifica a 5 giornate dalla fine impone obiettività. Il copione del match è stato il solito: ancora una volta un pareggio in un match decisivo, ancora un primo tempo interpretato male e regalato agli avversari e come abitudine negli ultimi mesi ancora tanti, troppi errori individuali. Tutto questo è stato Cesena-Atalanta. Sarebbe disonesto accusare i calciatori, dando solo a loro la colpa di questi miseri risultati. Certo, nessuno è esente da responsabilità ma dopo il triplice fischio la sensazione è sempre la stessa: si apprezzano undici uomini che ce l'hanno messa davvero tutta, tristi e amareggiati come può essere soltanto chi è consapevole di deporre le armi non avendo più un filo di energia in corpo. Invece che di responsabilità bisognerebbe però parlare di scelte. Scelte in certi casi obbligate dalle logiche di bilancio, a volte invece assunte in piena libertà ma comunque rivelatesi errate. Il bilancio del Cesena, come ormai noto a tutti, non ha permesso in estate di effettuare una campagna acquista consona con gli standard di Serie A. Sono arrivati giocatori 'rifiutati' da altre società, seconde linee da ristabilire o rilanciare. Gli unici veri giocatori di categoria passati per la Romagna sono stati Almeida e Mudingayi, il primo dimostratosi impalpabile e di conseguenza incentivato all'esodo intorno a Natale e il secondo arrivato solo a febbraio. Decisamente troppo poco per competere ad armi pari in questa serie A. L’idea della dirigenza era quella di provare a salvarsi tramite la grinta e la volontà piuttosto che con la tecnica. In poche parole si cercava il miracolo. Forse i conti non permettevano proprio di fare di più, di investire qualcosa per migliorare l’organico. Chi può dirlo. Di sicuro anche a gennaio ha prevalso lo stesso principio e si è continuato ad anteporre il bilancio al campo, vendendo tutti i giocatori appetibili e non acquistando una punta e una coppia di terzini presentabili. Nonostante tutto questo però, come in un racconto che non ne vuole sapere di terminare, la salvezza poteva comunque essere alla portata. Pochi punti in più, magari raccolti proprio in quei maledetti scontri diretti sempre ciccati, potevano tenere il Cesena ancora attaccato al treno salvezza. A marzo ad esempio il divario era di soli 4 punti e sarebbe bastato pochissimo per lottare fino all’ultima giornata proprio con l’Atalanta. Ad oggi, a cinque giornate dalla conclusione del campionato, si può già iniziare a programmare il futuro. Un futuro che giocoforza sarà scritto dai giovani di un settore giovanile che sta tornando a sfornare talenti interessanti. Chissà che proprio grazie a loro fra dodici mesi si possa evitare di parlare di campionato dei rimpianti, magari descrivendo la terza promozione in pochi anni.