Cesenamania:| Giorni di tuono
Era forse l'ipotesi con maggiori probabilità sulla carta, ma di certo tutti quanti si auguravano che giorni come questi non fossero mai arrivati. E invece oggi, dopo 19 anni di digiuno dalla serie A, Cesena si ritrova a dover difendere quasi disperatamente l'agognata categoria, in un difficile clima di tensioni e veleni. Lo 0-3 di 5 giorni fa contro l'Udinese, infatti, ha lasciato strascichi importanti nell'ambiente bianconero, mettendo in discussione tutto e tutti, dalla dirigenza ai singoli tifosi. Impossibile negare che il primo nome ad essere in discussione sia quello di Massimo Ficcadenti: il tecnico marchigiano, al contrario, è stato però platealmente sfiduciato domenica da tutto lo stadio Manuzzi, che ha apertamente e duramente manifestato il proprio malcontento con numerosi fischi e cori non del tutto amichevoli.
A lui viene additata una non felice gestione del gruppo, una incomprensibile insistenza con giocatori evidentemente inadeguati (fare il nome di Budan quasi dispiace) ed un immobilismo tattico del tutto indifferente agli schieramenti e alla caratura degli avversari. Ficcadenti, inoltre, deve fare i conti con la propria personalità riflessiva ed introversa, che di certo non aiuta il rapporto con il tifo, così come a non aiutare sono stati gli ultimi sfoghi riferiti al pubblico in conferenza stampa. Ficcadenti sulla graticola, dunque, ma soltanto per il tifo: l'aperta contestazione del pubblico al Manuzzi, e il successivo comunicato del tifo organizzato che ne chiedeva l'immediato esonero, si sono sorprendentemente scontrate con la conferma di totale fiducia da parte del presidente Campedelli. Una scelta, quella della dirigenza, che a prescindere dalle valutazioni tecniche è il manifesto stesso del coraggio.
Campedelli e soci infatti hanno tanto, tantissimo da perdere in questa scelta: perché rispedisce al mittente le pressioni dei tifosi, perché dimostra indifferenza nei confronti degli 'umori' (cosa che, calcisticamente parlando, non è certo un difetto) e risolutezza e convinzione nelle proprie idee; ma al tempo stesso significa perdere un alibi di proporzioni gigantesche. L'esonero a furor di popolo di Ficcadenti, infatti, avrebbe potuto essere una mossa azzeccatissima per la popolarità del presidente, che invece ora rischia di vedersi attaccare e criticare doppiamente: per i risultati da un lato, e per non aver saputo intervenire tempestivamente ad evitare una retrocessione. Un plauso, come detto, al coraggio mostrato dalla società nel non assecondare la voce del 'popolo'; la speranza e l'augurio di tutta Cesena è che alla fine la dirigenza possa dire davvero di aver preso il rischio giusto.