Cesena:| Quelli che mancano
Il tattico e il trascinatore. Oppure: l’addetto agli equilibri e la guida. Uno era il generatore di corrente, quello con le batterie sempre accese e la spia rossa della riserva sempre spenta, quello che faceva, nella stessa partita ma talvolta anche nella stessa azione, il terzino, la mezzala e l’attaccante esterno con quei due polmoni illegali e una straordinaria intelligenza tattica. L’altro era semplicemente il leader spirituale e soprattutto tecnico del gruppo, dentro e fuori dal campo, l’uomo della qualità ma soprattutto dei gol pesanti, quello che a un certo punto si è messo una squadra in spalla e l’ha trascinata alla salvezza. Per chi non lo avesse ancora capito, qui si parla di due che non ci sono più e soprattutto di chi manca parecchio: Emanuele Giaccherini e Luis Antonio Jimenez, ovvero gli unici due giocatori che il Cesena non è ancora riuscito a sostituire nonostante un parco-surrogati piuttosto profondo.
Equilibri. Nella scorsa stagione, anche quando il barometro non indicava il sereno e il mare era tempestoso, c’era una certezza: l’indistruttibile catena di sinistra. Nel girone d’andata ecco il triumvirato Nagatomo-Parolo-Giaccherini, mentre nel girone di ritorno, dopo la cessione del turbo-giapponese all’Inter, spazio a Lauro-Parolo-Giaccherini. L’uomo che ci metteva la benzina e che poi guidava era Emanuele Giaccherini, sfacciatissimo debuttante in serie A capace di giocare 30 delle 36 partite disputate ad altissimi livelli e soprattutto di segnare 7 gol (di cui 6 decisivi e uno inutile a San Siro contro l’Inter). Ceduto in comproprietà alla Juventus a fine estate, è stato sostituito da Jorge Martinez. Anzi, non è stato sostituito visto che il Malaka finora è stato deludente e invisibile. E così, prima Giampaolo e poi Arrigoni, hanno cercato una soluzione ma con scarsissimi risultati: nel ruolo della Pulce, imprescindibile un anno fa, sono stati schierati prima Candreva, poi Eder, quindi Ghezzal, un paio di volte Martinez, poi anche Martinho e infine di nuovo Candreva in alternanza con Mutu. Ad eccezione di qualche isolata performance (tipo gli ultimi sussulti dell’ex Parma o qualche discreta corsa di Martinho), a sinistra il Cesena non ha ancora trovato la sua dimensione e così anche gli altri due componenti della sontuosa catena di sinistra dell’anno scorso (Lauro e Parolo), spesso ne hanno risentito in negativo. Leadership. Poi c’era l’altro tenore, ovvero il Mago. Quello con la scritta “follow me”: seguimi. Il Cesena, non appena Jimenez si è scrollato di dosso la ruggine della lunga inattività estiva oltre alla depressione legata al contratto con la Ternana, ha trovato il leader che quest’anno invece non c’è o non si trova (almeno tra gli uomini di movimento, perché in porta il carisma di Antonioli non si discute). Eppure, in estate, il passaggio di consegne Jimenez-Mutu aveva fatto sognare tutti. Il romeno, finora, ha dimostrato di essere un fuoriclasse e di avere colpi da fuoriclasse (il 50 per cento dei punti totalizzati finora portano esclusivamente la sua firma, vedi Genoa e Palermo) ma non è ancora diventato il leader o la guida spirituale del Cesena, ruolo che si addiceva perfettamente al cileno sempre sorridente un anno fa. Eppure, proprio l’anno scorso di questi tempi, Jimenez era arrivato a Natale con la metà dei gol di Mutu (appena 2, di cui solo uno decisivo contro il Cagliari prima delle feste), anche se il suo comportamento in campo era sempre stato ineccepibile mentre re Adrian si è già macchiato la fedina penale con una manata di troppo contro la Fiorentina (vista) e una gomitata di troppo contro l’Atalanta (vista ma punita solo con un cartellino giallo). Se il Cesena vuole risollevarsi nel 2012, dall’8 gennaio in poi avrà bisogno non solo dei suoi gol, ma anche del suo spessore e della sua personalità, finora quasi sempre intermittenti.