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    Cesena, Carbonero: 'Non penso a un futuro nella Roma'

    Cesena, Carbonero: 'Non penso a un futuro nella Roma'

    Il centrocampista colombiano del Cesena, Carbonero ha dichiarato in un'intervista alla Gazzetta dello Sport: "All’inizio ho faticato ad inserirmi perché sono arrivato dopo la preparazione estiva - dice nel suo spagnolo molto chiuso -. Un po’ alla volta mi sono ritagliato il mio spazio lavorando forte in allenamento. Anche la squadra è cresciuta e gli ultimi risultati positivi hanno portato fiducia e positività. Contro l’Inter meritavamo di vincere". 

    "Sono nato e cresciuto a Bogotà dove ho cominciato a giocare in una piccola scuola calcio spinto dalla passione di mio padre Jair, ex calciatore dilettante. A 15 anni sono passato all’Academia, in B, lì ho fatto vivaio e prima squadra fino ad arrivare in serie A all’Atletico Huila e poi all’Once Caldas col quale mi sono messo in mostra nella Coppa Libertadores. L’ambizione di un calciatore colombiano è di giocare all’estero in campionati più competitivi e più visibili. Così sono passato in Argentina, all’Estudiantes, ma è durato poco perché l’allenatore subentrato non mi vedeva. Quindi il passaggio all’Arsenal Sarandì, con buoni numeri, fino al River Plate di Ramon Diaz, il club col quale ho vinto il campionato di Clausura battendo in finale il San Lorenzo, ovvero la squadra di Papa Francisco. Il 2014 è stato un anno importante perché, dopo quel successo, sono stato convocato in Nazionale per il Mondiale in Brasile". 

    "Giocare in Italia era quello che sognavo fin da ragazzino, quando mi ispiravo a Tino Asprilla. Anche di recente sintonizzavo sempre il satellite della mia tv per seguire le partite di Cuadrado e Muriel. Prima di lasciare l’Argentina e il Sudamerica avevo tre campionati in testa: la Serie A, la Liga e la Premier. Ma il campionato italiano per me è sempre il più affascinante perché c’è grande equilibrio. In Italia può succedere che un piccolo club come il Cesena pareggi a San Siro, in altri Paesi le grandi di solito vincono con punteggi molto larghi contro le squadre provinciali. A Cesena ho trovato l’ambiente che cercavo per migliorare e crescere. Per la salvezza ce la giochiamo con Cagliari, Atalanta e Chievo che affronteremo tutte in casa nelle prossime giornate. Per noi sarà decisivo vincere questi scontri diretti". 

    "La Roma gestisce il mio prestito col River Plate, è un motivo in più per fare bene e convincere il club giallorosso a riscattarmi? Non penso alla Roma come la mia prossima squadra. Oggi voglio pensare solo a fare bene nel Cesena poi vedremo a giugno quale sarà il mio futuro. La Roma rimane fortissima anche se ultimamente ha avuto risultati negativi. A maggiore ragione, giocherà alla morte per difendere il suo secondo posto mentre noi faremo lo stesso per rincorrere la salvezza. A entrambe serve solo la vittoria". 

    "La Colombia? Giocatori come Cuadrado, Rodriguez, Martinez, senza dimenticare Falcao, erano già conosciuti nel circuito internazionale. Questo gruppo è nell’età giusta per arrivare al prossimo Mondiale in Russia con l’ambizione di realizzare un risultato importante. Per questo motivo nel nostro Paese ci sono grandi aspettative e sono cresciute le nostre responsabilità ma siamo pronti ad affrontarle. Io e Cuadrado siamo due giocatori dalle caratteristiche completamente diverse. In comune abbiamo velocità e potenza atletica. Come ruolo, Juan è nato difensore esterno mentre io sono sempre stato una mezzala dentro ad un sistema di 4-3-1-2. Quello che facevo al River e adesso nel Cesena. Nel mio ruolo Pogba è il numero uno e dopo di lui c’è Felipe Anderson, sono fortissimi e fanno anche tanti gol". 

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