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  • Cesena a Catania:|Martinez, aria di casa

    Cesena a Catania:|Martinez, aria di casa

    SE IN PASSATO sei stato grande, o perlomeno eri salito sul trampolino di lancio, e ultimamente ti sei un po’ perso, il riscatto puoi tentarlo in vari modi. Cercando nuove sfide, innanzitutto. E può aiutarti anche il fatto, magari, di tornare poi a respirare per un attimo l’aria di quei luoghi che ti avevano reso importante.

    Chissà quindi che il ritorno di Jorge Martinez a Catania, domenica prossima con la maglia del Cesena addosso per la terza giornata (la seconda disputata, vedi sciopero) del massimo campionato, non sia funzionale in questo senso.

    LA SICILIA rossazzurra è stata infatti la prima tappa dell’uruguaiano in Italia e per lui sono state tre stagioni esaltanti, da ricordare. Sia perché il Catania, alla fine, ha sempre saputo tagliare il traguardo salvezza; sia perché lui stesso si è realizzato come giocatore e anche come bomber, firmando la bellezza di 22 gol, lui che non è prima punta, collezionando 86 presenze. Insomma, un successo, tanto che al termine di quelle tre stagioni il sudamericano si era conquistato, nell’estate del 2010, nientemeno che la chiamata della Juventus, con relativo importante ingaggio.

    IL ‘MASSIMINO’, dove Martinez tornerà domenica, è stato dunque il tempio della sua consacrazione italiana, per lui che arrivava sì da due stagioni in una squadra importante come il Nacional Montevideo, ma che aveva messo pur sempre per la prima volta il naso fuori dai confini della sua nazione e del suo calcio. Lì, in quello stadio sotto l’Etna, ha segnato 12 gol. Uno poi resta incollato tuttora, per importanza, nei pensieri dei tifosi del Catania: il gol salvezza del 18 maggio 2008 nella sfida con la Roma, a 5’ dal termine. I giallorossi erano ancora in corsa per lo scudetto, l’adrenalina a mille: la zampata del ‘Malaka’ (il suo nomignolo dovuto alla marca di scarpe da calcio che calzava da ragazzo) regalò l’1-1 che permise al club di Pulvirenti di restare in A.

    PER QUESTO Martinez è uno che ha contribuito a scrivere la storia recente del Catania, una squadra dai volti di anno in anno più sudamericani, un ambiente nel quale lui non poteva non trovarsi a proprio agio: tanto che si vociferava in agosto di un suo ritorno sull’isola, magari in prestito.

    Perché la Juventus, dopo un investimento significativo (addirittura 12 milioni di euro), guardava già altrove dopo che lui, a Torino, aveva fatto i conti con una squadra allo sbando e problemi fisici, vedi quello a un ginocchio. E alla fine il mercato l’ha portato a Cesena, a caccia di nuove sfide, ma con l’obiettivo in particolare di ingraziarsi di nuovo la stima juventina a suo di prestazioni con un’altra maglia bianconera addosso.

    IL PRIMO IMPATTO non è stato significativo per le sorti del Cesena, visti i suoi pochi minuti in campo perché ancora non è al meglio della preparazione, ma ha comunque fornito indicazioni sul potenziale del ventottenne uruguaiano. Sabato scorso contro il Napoli, infatti, il suo atteggiamento in campo è stato subito esattamente quello di un attaccante che non vede l’ora di toccare la sfera, perché sa come addomesticarla e intende dimostrare a tutti di non aver perso lo smalto dei tempi migliori.

    GETTANDOLO nella mischia all’81’ Giampaolo l’ha schierato a destra. Lui, con un paio di rapidi dribbling e interessanti incursioni, ha dimostrato che dovrà anche trovare il ritmo gara, ma che c’è e vuole esserci. I 90’ da ritrovare sono in questo momento il comune denominatore tra lui e Abdel Kader Ghezzal, l’altra punta arrivata negli ultimi frangenti del mercato e che sabato, all’improvviso, ha dovuto dare forfait perché febbricitante a causa di una tonsillite.

    A CATANIA domenica, visto che entrambi ora sono abili e arruolabili, ma nessuno dei è ancora al top, è ipotizzabile una staffetta. Ma che parta titolare o dalla panchina, Martinez entrando al ‘Massimino’ probabilmente guarderà subito la porta dove il 12 marzo 2010 siglò l’ultimo gol della sua carriera: lo fece sigillando un 3-1 rifilato nientemeno che all’Inter, con una grande discesa sulla sinistra per poi penetrare in area in serpentina e battere imparabilmente. In fondo quale ricordo migliore per essere stimolati a ritrovare se stessi?

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