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    Cesarini, oltre la zona: l'allenatore che Sivori portò alla Juve tra partite a poker e trofei

    Cesarini, oltre la zona: l'allenatore che Sivori portò alla Juve tra partite a poker e trofei

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    Nel lessico quotidiano esistono modi di dire che, coniati tantissimi anni fa, appartengono all’interlocuzione comune senza che pochi o nessuno sappia precisamente quale sia la loro origine. Nel calcio uno di questi è certamente la "zona Cesarini" che sta a significare la realizzazione di un gol realizzato all’ultimo secondo dell’ultimo minuto e anche un pelo oltre.

    LE ORIGINI - Ebbene questo modo di dire ha un padre biologico il cui ricordo viene custodito da tutti i tifosi anziani e vecchi, ma il cui nome dice nulla alle nuove generazioni. Sicché, ricorrendo oggi la data della nascita di quel signore nel lontano 1906, mi pare doveroso rendere omaggio al suo nome e alla sua figura perché senza conoscere la Storia siamo tutto certamente più poveri.

    IL LEGAME CON SIVORI - Renato Cesarini, al di là del modo di dire, ebbe la particolarità di essere l’allenatore personale di un campione senza tempo e senza età come Omar Sivori. Lui era nato a Sinigallia, ma dopo pochi mesi venne portato in Argentina dove praticamente visse per tutta la vita. Allenava il River dove Omar cresceva e stupiva. Tra i due fu subito un legame quasi parentale tant’è che, quando Sivori venne alla Juventus, volle che nel suo contratto ci fosse scritto “Con me viene anche Cesarini”.  E così fu.

    LA COPPIA - Per un anno, dunque, la Juventus venne allenata da Parola ma il tecnico personale di Sivori era Cesarini. Dentro e fuori dal campo. Specialmente fuori dove, avendo i due personaggi il medesimo carattere e gli stessi vizi facevano coppia fissa e trascorrevano notti intere al tavolo del poker nel bar dell’ex Muccinelli, davanti allo stadio Comunale. Insieme contribuirono alla prima doppietta della Juventus  campionato-Coppa Italia, ma poi si separarono perché quella coppia non era gradita a Boniperti. Cesarini tornò in Argentina e nel 1969, giovanissimo, morì per un’embolia. Sivori chiuse con il pallone.

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