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    'Cent’anni di solitudine, Perugia, l’amicizia silenziosa': Sabatini, l’uomo dietro all’impresa della Salernitana

    'Cent’anni di solitudine, Perugia, l’amicizia silenziosa': Sabatini, l’uomo dietro all’impresa della Salernitana

    • Michele Antonelli
    Era la sua missione, la più importante di una carriera vissuta sempre a cento all’ora. Walter Sabatini ha ricostruito la Salernitana dalle macerie, centrando una salvezza impronosticabile fino a poche settimane fa. Per i granata, sarà ancora Serie A grazie a un’impresa tirata su un tassello per volta. Con pochi punti di riferimento, almeno all’inizio. 

    SFIDE E INTUIZIONI - La storia comincia a metà gennaio. La Salernitana è terzultima, ma crede nella sterzata grazie alla nuova proprietà e a Danilo Iervolino, il presidente che ha rilevato il club a un passo dal fallimento, alle 23:58 del 31 dicembre 2021. La prima mossa, la scelta di Sabatini come nuovo ds, innesca il domino: "È un dirigente a tutto tondo, gli avevo chiesto la salvezza". Sfide, visioni. Walter, pensa, rimugina, accetta e tira fuori la promessa: "Ci riusciamo". 

    HIC ET NUNC - "Qui e ora", riprendendo Martin Heidegger, filosofo tedesco di fine Ottocento. Il tempo è poco, per portare a termine la missione serve concretezza e inizia il restyling. Arrivano in pochi giorni undici giocatori nuovi, con la scoperta del talento brasiliano Ederson - già sulla vetrina estiva del mercato - e l’arrivo in panchina, a febbraio, di Davide Nicola. Uomo con un master in miracoli, per dare vita a un domani ancora in A. La sfida del pensatore Sabatini nasce con questi presupposti, tasselli riordinati e incastonati pian piano al posto giusto. Si nutre di vissuto, di speranze e diventa una battaglia contro grandi e piccoli, senza nessun dettaglio trascurato. Si vede, per esempio, contro la Roma di Mourinho. Ad aprile. Alla fine di una gara sfuggita nel finale, il ds si sfoga e contesta l’atteggiamento poco sportivo degli avversari: "A Mourinho chiedo scusa solo per averlo nominato. È un semidio, non arriverò mai al suo livello e magari mi dirà che non ho vinto nulla. Non sono nessuno, ma ho letto Hemingway e Pessoa e so che la vita è fatta anche di altre cose". Ecco la scintilla, una delle chiavi di lettura.

    LETTERE E PENSIERI - Romanzi, saggi, poesia. Walter Sabatini è anche questo: la sua è una storia di ragionamenti che si comprende - almeno in parte - con un viaggio in terra umbra. Il flashback dice Perugia e di mezzo ci sono quasi cinquant’anni. Nella stagione 1974-75, la squadra di Ilario Castagner gioca in B e vince il campionato, centrando una storica promozione in Serie A. Per i Grifoni è la prima volta e in rosa c'è anche un giovane Sabatini, trequartista tutto estro e fantasia pronto a battagliare per una maglia da titolare con Paolo Sollier, compagno di squadra ‘intellettuale' e ‘calciatore comunista’, autore di Calci e sputi e colpi di testa, libro che in quegli anni fa scalpore. È proprio lui a raccontare, in esclusiva a Calciomercato.com, il Sabatini di quel periodo: "All’inizio il nostro fu un rapporto poco amichevole, facevamo lo stesso ruolo e c'era concorrenza. Io, tanto agonismo e poca tecnica. Walter, fantasia e vivacità allo stato puro. Alla fine, il posto nell’undici fu mio nonostante il più forte fosse lui". Intrecci della storia, prima della nascita di un’amicizia sincera fuori dal campo, che portò Sabatini a definire Sollier ‘il giocatore più intelligente tra quelli conosciuti’: "Potrei dire lo stesso, è una persona brillante e arrivata all’eccellenza grazie a doti innate. È nato a Marsciano, a due passi da Perugia, e dalla sua terra ha ripreso l’apertura mentale e la capacità di riconoscere gli errori senza ipocrisia". Caratteristiche in grado di fare la fortuna dietro alla scrivania, dagli anni alla Lazio al periodo alla Roma, passando per le soddisfazioni di Palermo: "Anche se, a quei tempi, nessuno avrebbe scommesso su una carriera così. In quel ruolo ce ne sono pochi come lui. In ogni caso, il nostro è un legame forte. Potremmo stare senza vederci per cent’anni, ma ci capiremmo in uno sguardo". 

    UN LIBRO PER LA VITA - Cent'anni, due parole usate non a caso. Il romanzo che ha cambiato Walter Sabatini è Cent’anni di solitudine, capolavoro del Premio Nobel colombiano Gabriel García Márquez, datato 1967. "È uno dei miei preferiti. Mi piacque e lo regalai a Walter per il suo compleanno", racconta Sollier. "In quel periodo, per fare regali mi buttavo sulla letteratura. Ero fissato, ma non avevo molte altre scelte". A volte andava bene, tant’è che - come ammesso in più occasioni - Sabatini ne resta folgorato. "Si tratta di un libro che insegna a far da soli cose utili anche agli altri. Credo che ciò lo abbia accompagnato nel suo lavoro, ha sempre affrontato i problemi con convinzione e serietà, senza paura degli ostacoli". E la (mezza) stagione a Salerno è l’istantanea perfetta. D’altronde, il ds lo ha ribadito dopo il k.o. con l’Udinese e con in tasca una salvezza dai tratti surreali: "Nella mia carriera, quest’impresa si prende il primo posto. A gennaio era un’utopia, assurdo anche solo pensarlo un risultato così". Da ieri a oggi, il sogno ora è realtà. Per la Salernitana e per Walter Sabatini, tra una lettura e l’altra, sarà ancora Serie A.

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