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Ceferin, un altro passo falso: una Uefa sempre più dirigista vuole la fusione delle associazioni dei tifosi
La tentazione dirigista. A poco più di un anno dallo scampato pericolo di Superlega, l'Uefa è impegnata a stringere le leve del controllo sul calcio europeo. E avendo scoperto, proprio in seguito alla vicenda dell'abortita lega europea d'élite, che i tifosi possono essere una risorsa fondamentale per contrastare eventuali altre manovre secessioniste, prova a assegnare alle loro rappresentanze uno spazio nella propria struttura. L'orientamento a coinvolgere gli stakeholders porta a guardare ai tifosi come una parte attiva cui garantire coinvolgimento e responsabilità. A una condizione, tuttavia: che la loro organizzazione rappresentativa sia una e unitaria.
Niente organismi che si trasformino in parlamentini in cui si inseriscano le singole sigle e che per questo sarebbero condannati alla paralisi prima ancora di nascere. Piuttosto, bisogna che il vasto fenomeno dei tifo in Europa trovi sintesi in un organismo, da coinvolgere a sua volta in un contesto di consultazione degli stakeholders da far funzionare in modo agile. Intento chiaro e obiettivo non disprezzabile, dal punto di vista della confederazione diretta da Aleksander Ćeferin. E tuttavia l'intera operazione ha il grave difetto di partire da una prospettiva lunare. Perché il mondo del tifo presenta in Europa una straordinaria complessità, in termini di differenze sia tra paesi che all'interno di ciascun paese. E perché di organizzazioni rappresentative dei tifosi ne esistono numerose, sia nei singoli paesi che sul piano continentale. Si tratta di associazioni molto diverse per ambiti di azione, approccio al fenomeno del tifo calcistico e obiettivi privilegiati per favorire il coinvolgimento dei tifosi. Fra loro dialogano e si rispettano, ma nella consapevolezza delle differenze di percorso che sono maturate e senza escludere che possano esservi circostanze in cui scatti la concorrenza.
Così è nel caso delle due organizzazioni di tifosi che si sono ritagliate un ruolo particolarmente di spicco in ambito continentale: Football Supporters Europe (FSE) e SD Europe (SDE). La prima associazione si occupa più del rapporto coi gruppi di tifosi da stadio, la seconda è dedita maggiormente ai modelli di governance che permettono alle rappresentanze del tifo di avere un'effettiva partecipazione nel governo dei club e ha avuto particolare attenzione per la definizione e l'attuazione della figura dello SLO (Supporters Liaison Officer), prevista dall'articolo 35 dell'Uefa Club Licensing and Financial Fair Play Regulations e incaricata di mediare i rapporti fra tifosi e club.
Nel corso degli anni FSE e SDE hanno lavorato separatamente, ciascuna nel proprio ambito. Ma adesso, nel loro ruolo di principali organizzazioni del tifo in Europa, si trovano a dover gestire un passaggio delicato: fondersi e dar vita a una sola organizzazione per entrare negli schemi di cooperazione Uefa, o mantenere la propria specificità lasciando perdere l'opportunità di coinvolgimento istituzionale? Stando alle indiscrezioni raccolte da Calciomercato.com, questo dilemma crea attualmente forte malessere all'interno delle due organizzazioni. I cui vertici europei stanno prendendo in considerazione l'ipotesi di una fusione, proprio per uniformarsi alle indicazioni avanzate dall'Uefa. Ma questa prospettiva non è gradita a gran parte delle associazioni nazionali, a loro volta rappresentative delle associazioni locali del tifo. Cui interessa soprattutto mantenere la specificità del proprio profilo e non mettere a rischio quei meccanismi della partecipazione che fin qui hanno funzionato. Tanto più che i benefici di un coinvolgimento in Uefa sono tutti da dimostrare. E se infine si trattasse soltanto di una riserva indiana, dalla quale non poter esercitare che una mera funzione di testimonianza?
Il dubbio pesa e crea grandi frizioni fra i vertici europei delle due organizzazioni e la loro base. Con l'Uefa che sta in disparte a guardare cosa succede, senza rendersi conto di avere operato una forzatura. L'ennesimo passo improvvido da parte di una confederazione incapace di strategia politica e fresca reduce dall'ennesima figuraccia organizzativa dello scorso sabato, in occasione della finale di Champions.
@pippoevai
Niente organismi che si trasformino in parlamentini in cui si inseriscano le singole sigle e che per questo sarebbero condannati alla paralisi prima ancora di nascere. Piuttosto, bisogna che il vasto fenomeno dei tifo in Europa trovi sintesi in un organismo, da coinvolgere a sua volta in un contesto di consultazione degli stakeholders da far funzionare in modo agile. Intento chiaro e obiettivo non disprezzabile, dal punto di vista della confederazione diretta da Aleksander Ćeferin. E tuttavia l'intera operazione ha il grave difetto di partire da una prospettiva lunare. Perché il mondo del tifo presenta in Europa una straordinaria complessità, in termini di differenze sia tra paesi che all'interno di ciascun paese. E perché di organizzazioni rappresentative dei tifosi ne esistono numerose, sia nei singoli paesi che sul piano continentale. Si tratta di associazioni molto diverse per ambiti di azione, approccio al fenomeno del tifo calcistico e obiettivi privilegiati per favorire il coinvolgimento dei tifosi. Fra loro dialogano e si rispettano, ma nella consapevolezza delle differenze di percorso che sono maturate e senza escludere che possano esservi circostanze in cui scatti la concorrenza.
Così è nel caso delle due organizzazioni di tifosi che si sono ritagliate un ruolo particolarmente di spicco in ambito continentale: Football Supporters Europe (FSE) e SD Europe (SDE). La prima associazione si occupa più del rapporto coi gruppi di tifosi da stadio, la seconda è dedita maggiormente ai modelli di governance che permettono alle rappresentanze del tifo di avere un'effettiva partecipazione nel governo dei club e ha avuto particolare attenzione per la definizione e l'attuazione della figura dello SLO (Supporters Liaison Officer), prevista dall'articolo 35 dell'Uefa Club Licensing and Financial Fair Play Regulations e incaricata di mediare i rapporti fra tifosi e club.
Nel corso degli anni FSE e SDE hanno lavorato separatamente, ciascuna nel proprio ambito. Ma adesso, nel loro ruolo di principali organizzazioni del tifo in Europa, si trovano a dover gestire un passaggio delicato: fondersi e dar vita a una sola organizzazione per entrare negli schemi di cooperazione Uefa, o mantenere la propria specificità lasciando perdere l'opportunità di coinvolgimento istituzionale? Stando alle indiscrezioni raccolte da Calciomercato.com, questo dilemma crea attualmente forte malessere all'interno delle due organizzazioni. I cui vertici europei stanno prendendo in considerazione l'ipotesi di una fusione, proprio per uniformarsi alle indicazioni avanzate dall'Uefa. Ma questa prospettiva non è gradita a gran parte delle associazioni nazionali, a loro volta rappresentative delle associazioni locali del tifo. Cui interessa soprattutto mantenere la specificità del proprio profilo e non mettere a rischio quei meccanismi della partecipazione che fin qui hanno funzionato. Tanto più che i benefici di un coinvolgimento in Uefa sono tutti da dimostrare. E se infine si trattasse soltanto di una riserva indiana, dalla quale non poter esercitare che una mera funzione di testimonianza?
Il dubbio pesa e crea grandi frizioni fra i vertici europei delle due organizzazioni e la loro base. Con l'Uefa che sta in disparte a guardare cosa succede, senza rendersi conto di avere operato una forzatura. L'ennesimo passo improvvido da parte di una confederazione incapace di strategia politica e fresca reduce dall'ennesima figuraccia organizzativa dello scorso sabato, in occasione della finale di Champions.
@pippoevai