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    Ce l'ho con... Zangrillo, il peso delle parole e quello dei dati di fatto. E il nostro dovere di fare informazione

    Ce l'ho con... Zangrillo, il peso delle parole e quello dei dati di fatto. E il nostro dovere di fare informazione

    • Andrea Distaso
      Andrea Distaso
    “Le parole hanno un peso”, sempre. Sottoscrivo in pieno le frasi di Mike Maignan in risposta a quelle, molto pesanti, del presidente del Genoa Zangrillo a commento del suo grave fallo da espulsione su Ekuban. E non perché lo dica Maignan o perché a scatenare il dibattito sia stato Zangrillo. Il problema principale tuttavia non è questo o che in Italia la caccia alla polemica, la ricerca della “caciara”, sia diventato il modus operandi quando ci si trova a parlare di calcio. E in tutto questo una responsabilità molto grande appartiene proprio a noi, al sistema dell’informazione e al ruolo che dobbiamo recitare nei confronti di chi ci legge.

    GENOA-MILAN, ZANGRILLO ALL'ATTACCO

    ABBIAMO UN PROBLEMA - Quando si arriva ad accostare la parola “assassinio” ad un intervento di gioco, certamente azzardato e certamente rischioso per l’incolumità dell’avversario, e a pronunciarlo non è un tifoso qualunque di una squadra di calcio, ma il suo presidente - che ha anche la visibilità di personaggio pubblico in virtù della sua posizione di medico di grande fama - e da parte nostra non arriva un’immediata levata di scudi, c’è un problema. Se è stato necessario attendere la piccata risposta via social del portiere del Milan Maignan per riportare d’attualità il tema ed evidenziare la pesantezza dei toni e dei modi usati, preferendo spostare l’attenzione sull’analisi degli episodi arbitrali controversi della partita di sabato sera, abbiamo un altro problema. Se il dibattito sulle discusse decisioni assunte sul campo dall’arbitro Piccinini ha finito per ignorare e sottovalutare il parere autorevole del designatore Rocchi o l’esistenza di un protocollo VAR - che vale sempre - per dare più risalto alle proprie sensazioni personali, abbiamo un altro problema. E molto grosso.

    IL DOVERE DI INFORMARE - Come operatori del sistema dell’informazione, oltre a cercare di dare le notizie nella maniera più puntuale e precisa possibile, non ci possiamo e non ci dobbiamo certamente esimere dal fornire delle opinioni, dal contribuire al dibattito pubblico. Anche su una materia apparentemente “frivola” ma di grande impatto ed interesse per la comunità come il calcio. Ma tenendo ben presente che i nostri giudizi debbano partire sempre e comunque dai fatti, dai dati incontrovertibili. Se il designatore arbitrale, massima autorità in materia, motiva con argomenti chiari ed incontrovertibili la ratio dietro ad episodi della stessa fattispecie, non dovrebbe prendere il sopravvento la voglia di protagonismo e di esprimere a tutti i costi un’opinione forte e controcorrente. Vale per il VAR, vale per tutto il resto. Soprattutto quando un intervento di gioco viene paragonato ad un tentativo di assassinio.
     

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