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  • Ce l'ho con... Scalvini e Bastoni, quanto pesa l'eredità di Bonucci e Chiellini!

    Ce l'ho con... Scalvini e Bastoni, quanto pesa l'eredità di Bonucci e Chiellini!

    • Andrea Distaso
      Andrea Distaso
    Prove di grande Italia. A guardare la metà piena del bicchiere, il primo tempo disputato dalla Nazionale di Spalletti è ciò che di più promettente possa esserci in vista del futuro, dopo mesi e mesi in cui i nostri avevano finito per attorcigliarsi su se stessi e sulle insicurezze generate dalla seconda clamorosa estromissione consecutiva da un Mondiale. Capace di cancellare tutto ciò che di buono la prima parte della gestione Mancini aveva seminato, culminando nel trionfo dell’Europeo 2021. Provare a giocare alla pari delle big del panorama internazionale è il primo passo per costruire una mentalità di alto livello e tornare a pensare con ambizione, ma tutto ciò non basta a vincere certe partite e certe manifestazioni. 

    SOS DIFENSORI - La sconfitta contro l’Inghilterra ha ribadito che in questo preciso momento storico la distanza sta principalmente nei giocatori, nelle individualità: una mancanza di talento che è diventato un problema strutturale del nostro calcio. E che è diventato radicato e lampante soprattutto in certi ruoli specifici, come quello del difensore. L’Italia a Wembley ha perso perché un giocatore come Bellingham oggi non ce l’abbiamo (e chissà quando ce l’avremo) e perché lì dove una volta c’erano Bonucci e Chiellini oggi ci sono giocatori che, per scarsa abitudine a confrontarsi a certi livelli o a corto di esperienza in un sistema difensivo differente rispetto a quello nel quale si esprimono nei club di appartenenza, ad oggi non li valgono. E’ cambiato certamente il modo di difendere ma - è Spalletti a dirlo - “deve essere una cosa normale subire ripartenze, se si vuole fare un calcio europeo e fisico come i club e le nazioni che insegnano come bisogna stare in campo. Nel confronto a viso aperto qualche correzione va fatta. Spesso abbiamo subito la forza fisica e in altri casi l'anticipazione delle idee del calcio che bisogna andare a giocare”. Tradotto: il calcio italiano è oggi caratterizzato anche da difensori “di sistema”, in difficoltà se si tratta di prendere una decisione o poco allenati a farlo e a farlo bene nel corso di una partita. Accorciare o temporeggiare, entrare o no, scalare o meno, scelte in parte legate al fatto che, se una volta il riferimento era sempre l’avversario, oggi lo è principalmente il pallone. Ma qui non si vuole parlare di tattica, bensì di caratteristiche e di qualità che non vengono più affinate come avveniva una volta.

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    MA QUALI MILIONI? - Non è un mistero che una certa tipologia di difensore, il marcatore, sia passata un po’ di moda perché è cambiato il modo di fare pure la fase offensiva e ai difensori si è cominciato a chiedere dell’altro. Ma errori concettuali come quelli commessi nella notte di Wembley da Scalvini contro Kane e compagni o le insicurezze tradite da Bastoni - che proprio nella difesa a tre ha trovato un rifugio che ne ha esaltato le doti in impostazioni e “nascosto” qualche difficoltà negli uno contro uno - rimangono da matita rossa anche nel calcio di oggi. In merito si sono espressi a più riprese gli ultimi grandissimi difensori espressi dal nostro movimento, da Alessandro Nesta a Paolo Maldini passando per Fabio Cannavaro, ospite di calciomercato.com nei giorni scorsi. Come per i centravanti, la scuola azzurra attraversa un periodo di crisi, figlia del cambiamento e di un problema di metodo. E’ anche per questo che un centrale oggi diventa merce rara e cara sul calciomercato, ma almeno in Serie A giocatori da 40-50 milioni di euro non se vedono all’orizzonte.
     

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