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  • Ce l'ho con... Mourinho e una lista di gag lunga un week-end. Ma non c'è proprio nulla da ridere

    Ce l'ho con... Mourinho e una lista di gag lunga un week-end. Ma non c'è proprio nulla da ridere

    • Andrea Distaso
      Andrea Distaso
    Vince sempre lui. Che la Roma porti a casa i tre punti o meno, poco conta. José Mourinho vince ogni domenica, perché ha trovato il modo di fare ugualmente centro in una realtà particolare come quella del campionato italiano e del panorama mediatico nostrano. Un panorama sempre più privo di voci critiche e nel quale ormai la forma ha ampiamente superato la sostanza: anche stavolta, dopo un Sassuolo-Roma preparata a regola d’arte con critiche preventive e con insinuazioni piuttosto pesanti sulle capacità dell’ottimo arbitro arbitro Marcenaro e del VAR Di Bello che non a caso hanno attivato gli ispettori della Procura Federale per un’indagine che può condurre anche ad una squalifica (l’ennesima, ndr), si tornerà a parlare di capolavoro comunicativo e si spenderanno lodi sperticate anche per i 90 minuti del Mapei Stadium e per quello che è avvenuto dopo. Il Mourinho furioso che, offeso per le legittime levate di scudi del mondo arbitrale e di parte dell’opinione pubblica, ha utilizzato l’arma del sarcasmo rispondendo in portoghese durante le sue intervista per evitare il rischio di essere frainteso.

    MOU, SHOW IN PORTOGHESE DOPO IL SASSUOLO

    UNA GAG TIRA L'ALTRADopo aver esposto al pubblico ludibrio quei calciatori della sua squadra incapaci di esprimersi su buoni livelli nell’ultima uscita di Europa League contro il Servette e aver animato l’avvicinamento alla partita col Sassuolo, accusando platealmente un avversario di atteggiamenti poco sportivi, ha rincarato la dose pure nel corso della partita. Immaginando di poter dare lezioni di fair play al collega Alessio Dionisi che, dopo un pallone non restituito, si è sentito rispondere che la colpa del mancato gesto di cavalleria sarebbe la conseguenza degli atteggiamenti a lui poco graditi di Berardi. Un campionario di gag - perché queste ormai sono diventate e che non fanno nemmeno ridere - che ovviamente sposta l’attenzione dalla consueta povertà di gioco offerta dalla sua Roma che, seppur pienamente in corsa per conquistare quel piazzamento Champions League che è l’obiettivo dichiarato affidatogli dalla famiglia Friedkin all’interno di un progetto tecnico che volge verso la sua naturale conclusione - a giugno 2024 - senza ad oggi grosse novità su un ipotetico prolungamento di contratto, continua a vivere di alti e bassi.

    MOURINHO, CHE AFFONDO SU BERARDI

    RISPONDIAMO COI FATTI - Difficile trovare quella stabilità necessaria per tagliare un traguardo tanto importante se la priorità continua ad essere quella di interpretare il ruolo dell’agitatore e dell’inquinatore di pozzi e non di valorizzare le qualità dei tanti buonissimi calciatori a disposizione. Se è vero come è vero che le inchieste le lasciamo legittimamente e con estrema serenità agli organi competenti, passare però come categoria che talvolta cade nella tentazione di prestarsi a certi giochetti comunicativi non è proprio il massimo della vita. Nulla vieta che alle opinioni di Mourinho possano essere opposti i fatti come il numero, ormai imprecisato, di cartellini rossi e di conseguenti squalifiche collezionati nell’ultimo triennio dallo Special One, dal suo recidivo secondo Salvatore Foti che soltanto la scorsa settimana contro l’Udinese si è guadagnato un altro stop forzato, come quello del campionato scorso dopo il match con la Cremonese (un mese di fermo) o quello di rilevanza internazionale per la manata rifilata ad un giocatore del Feyenoord nell’ultima campagna di Europa League. Fino alla madre di tutte le sceneggiate, quella della finale di Budapest contro il Siviglia con l’inqualificabile coda nel parcheggio nello stadio nei confronti dell’arbitro Taylor.

    BULLISMO - Bullismo sportivo, se ci passate il termine forte ma probabilmente utile a rendere l’idea. Non è solo questo certamente l’impatto di Mourinho nella realtà romana e romanista, ma il prima, il durante e il dopo Sassuolo ci consegnano un’istantanea tutt’altro che edificante di quello che è stato indiscutibilmente uno degli allenatori migliori e più vincenti degli ultimi 20 anni. Si parla sempre meno di calcio, si parla e basta. Tanto, troppo, spesso a sproposito. Ma alla fine vince sempre lui e allora qualcosa non va.
     

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