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    Ce l'ho con... Maehle, Demiral e le solite frasi fuori tempo massimo. C'è una sola verità sul valore di Gasperini

    Ce l'ho con... Maehle, Demiral e le solite frasi fuori tempo massimo. C'è una sola verità sul valore di Gasperini

    • Andrea Distaso
      Andrea Distaso
    La solita intervista “fuori tempo massimo”. La solita intervista “a distanza di sicurezza”. E’ un copione già visto quello riproposto nei giorni scorsi dall’ex calciatore dell’Atalanta Joakim Maehle, che ha atteso la sosta riservata agli impegni delle nazionali ed il rientro in patria per vuotare il sacco sulla sua esperienza in nerazzurro e riservare in particolare giudizi poco lusinghieri su Gian Piero Gasperini. Seguito a ruota da Merih Demiral, anche lui recentemente oggetto di una cessione (in Arabia Saudita) e di un rapporto tutt’altro che idilliaco col suo vecchio allenatore. Personaggio certamente divisivo in Italia, realtà nella quale si fa sempre un’enorme fatica a scindere la valutazione sul professionista da quella sulla persona, legata a dei canoni di simpatia/antipatia molto soggettivi e indotti forse dal metodo di comunicazione - molto diretta, talvolta spigolosa - scelta dal diretto interessato.

    LEADER ASSOLUTO - Maehle e Demiral si inseriscono nel solco di una lista abbastanza importante di calciatori il cui ego ha finito per entrare in contrasto con quello di Gasperini e che abbiamo prontamente documentato su Calciomercato.com. Fatti, non opinioni, che nel suo modo di amministrare lo spogliatoio e di gestire il proprio gruppo di lavoro, il tecnico di Grugliasco si attribuisca un ruolo di leader assoluto e di catalizzatore. Che questo finisca per convertirsi in qualcosa di “dittatoriale” è un punto di vista parziale, che questa circostanza si sia riproposta in più occasioni e che da qualcuno possa essere considerato un limite - nella prospettiva di essere chiamato ad esprimersi in un contesto più competitivo dell’Atalanta - è una riflessione che merita quanto meno attenzione. Esclusa la brevissima esperienza all’Inter nella stagione 2011/2012, Gasperini è stato più volte accostato alle panchine delle big della Serie A, dalla Juve alla Roma passando per il Napoli, ma poi su quei treni non ci è mai salito.

    IL SEGRETO DELLA DEA - La sua “grande” è stata proprio l’Atalanta
    , portata nell’ultimo quinquennio a livelli impensabili di continuità di rendimento. Tre volte consecutivamente in Champions League, due in Europa League e persino a giocarsi in due occasioni la conquista della Coppa Italia. Merito di una programmazione che parte da lontano ed ascrivibile principalmente alla competenza dei dirigenti scelti dalla famiglia Percassi, ma passata indiscutibilmente dal lavoro dell’allenatore in carica dal 2016. I risultati sono il principale strumento di giudizio per valutare l’operato di un qualsiasi allenatore, quindi anche quello di Gasperini, che dalla sua ha pure il merito di aver valorizzato individualmente una serie infinita di calciatori, acquistati per poco e rivenduti a tanto: da Caldara, Kessie, Gagliardini arrivando sino a Hojlund e con la speranza di fare altrettanto per l’ex milanista De Ketelaere. Conquiste sulle quali nessuno può avere molto da eccepire, nemmeno chi ha posto nuovamente l’accento sull’aspetto caratteriale piuttosto che su quello tecnico, fomentato dalla classica intervista “fuori tempo massimo” e “a distanza di sicurezza”.
     

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