AFP/Getty Images
Ce l'ho con... Totti, la Roma viene prima di te. Impara da Gerrard e Terry
In panchina per tutta la durata della partita contro il Milan, 3 minuti in campo contro la Juventus e 5 nella trasferta contro il Chievo. Tre partite che possono bastare da esempio per comprendere la gestione di Francesco Totti e le indicibili difficoltà con le quali la società Roma e Luciano Spalletti hanno dovuto convivere nell'arco di una stagione che va a concludersi, come la carriera del 10 giallorosso. Comunque si faccia, si sbaglia con Totti: le passerelle nei finali di partita, indipendentemente dal risultato, diventano un affronto alla carriera, la decisione di non farlo entrare nemmeno a vittoria acquisita una mancanza di tatto. E chi se ne importa se in ballo c'è ancora un secondo posto da blindare per mettere nelle casse del club denari freschi e utilissimi per la prossima stagione... Chi si fa oggi portabandiera dei sentimentalismi o della riconoscenza verso un'icona come Totti, facendo passare tutto il resto in secondo piano, ha una visione molto opportunistica della realtà. La stessa che ha avuto sino ad oggi il diretto interessato, che ha lasciato che ad esporsi fossero gli altri, da Pallotta e Baldissoni a Spalletti passando per il nuovo ds Monchi, espondendoli al pubblico ludibrio.
ALTRO CHE TERRY E GERRARD - In Italia, non siamo capaci a gestire i finali di carriera delle bandiere, perchè la necessità di tenere buone le masse e non scontentare le folle adoranti finisce per prevalere sempre sul buon senso, a maggior ragione se il campione in questione ha espresso da tempo il meglio del proprio potenziale. Da equivoci come questo nascono poi comunicazioni poco chiare per finiscono per generare uno sconcerto e un'indignazione generale che altrove non esisterebbero. Del Piero, Totti, Maldini e Zanetti, per tutti il finale non è stato glorioso come ci si aspettava per motivazioni differenti, mentre in Spagna o in Inghilterra "liberarsi" di bandiere come Raul, Terry o Gerrard non è stato vissuto in maniera così traumatica. Perchè lì la società, il bene della squadra vengono prima di tutto.
ALTRO CHE TERRY E GERRARD - In Italia, non siamo capaci a gestire i finali di carriera delle bandiere, perchè la necessità di tenere buone le masse e non scontentare le folle adoranti finisce per prevalere sempre sul buon senso, a maggior ragione se il campione in questione ha espresso da tempo il meglio del proprio potenziale. Da equivoci come questo nascono poi comunicazioni poco chiare per finiscono per generare uno sconcerto e un'indignazione generale che altrove non esisterebbero. Del Piero, Totti, Maldini e Zanetti, per tutti il finale non è stato glorioso come ci si aspettava per motivazioni differenti, mentre in Spagna o in Inghilterra "liberarsi" di bandiere come Raul, Terry o Gerrard non è stato vissuto in maniera così traumatica. Perchè lì la società, il bene della squadra vengono prima di tutto.