Ce l'ho con... Serie A allo sbando: in Europa ormai ci sovrastano tutti
Sarà sciovinismo portato all'eccesso o semplicemente incapacità di aprire gli occhi, ma la prestazione della Roma contro lo Shakhtar Donetsk nell'andata degli ottavi di finale di Champions League deve suscitare una volta per tutti dei seri e reali interrogativi sul valore della nostra Serie A. Il 2-2 interno della Juventus finalista della passata edizione contro il Tottenham era stato il primo segnale, le difficoltà incontrate dalle nostre rappresentanti in Europa League e il ko dei giallorossi la conferma di come i valori tecnici ma soprattutto atletici del campionato italiano siano troppo distanti da quelli delle nostre avversarie in campo internazionale.
POCA AUTONOMIA - Grave e preoccupante che persino una formazione espressione di un torneo di livello non altissimo come quello ucraino abbia messo così in difficoltà la Roma, in particolare in un secondo tempo in cui la formazione di Di Francesco è stata letteralmente sovrastata sotto l'aspetto fisico. Troppo evidente la differenza tra la prova dei giallorossi nei primi 45 minuti e nella seconda parte di gara, un fatto che ha evidenziato come le squadre italiane fatichino a mantenere ritmi alti per un periodo superiore all'ora di gioco. Dettagli tutt'altro che secondari, visto che persino il Napoli, la nostra squadra più apprezzata per la modernità e la spettacolarità del proprio stile di gioco, ha fatto pochissima strada in un girone di Champions tutt'altro che impossibile e che in Europa League è vicinissimo all'eliminazione immediata per mano dell'RB Lipsia. Un limite che ci portiamo dietro ormai da diversi anni, ma che i nostri allenatori e i nostri preparatori atletici continuano colpevolmente a sottovalutare.
CAPELLO INASCOLTATO - Di pari passo con l'impoverimento tecnico, la Serie A ha perso contatto negli ultimi anni con gli standard europei; se in Spagna, un campionato dominato dai soliti Barcellona e Real Madrid, il vero tratto distintivo è rappresentato dal fatto che anche le squadre meno attrezzate propongano uno stile di gioco offensivo che paga poi in campo internazionale, Germania e Inghilterra rappresentano oggi i punti di riferimento. Ritmi delle partite sempre alti, frutto di preparazioni atletiche e di allenamenti interpretati come se vere e proprie simulazioni di partite; un fatto evidentemente ancora troppo sottovalutato dalle nostre parti, dove la tattica fa da padrona ma che ormai non basta più per colmare il gap con le noste rivali in Europa. L'impressionante continuità di risultati di Juventus e Napoli, capaci di creare dopo appena 25 giornate un solco insormontabile tra sè e le inseguitrici, dovrebbe essere oggetto di analisi più attente invece che di una mera esaltazione. In tempi non sospetti, Fabio Capello parlò di campionato poco allenante e fu tacciato di eccessivo pessimismo, ma negli anni i fatti gli hanno dato ragione: la nostra Serie A, sempre più scontata e diseguale, è lontana anni luce dai competitor internazionali.
POCA AUTONOMIA - Grave e preoccupante che persino una formazione espressione di un torneo di livello non altissimo come quello ucraino abbia messo così in difficoltà la Roma, in particolare in un secondo tempo in cui la formazione di Di Francesco è stata letteralmente sovrastata sotto l'aspetto fisico. Troppo evidente la differenza tra la prova dei giallorossi nei primi 45 minuti e nella seconda parte di gara, un fatto che ha evidenziato come le squadre italiane fatichino a mantenere ritmi alti per un periodo superiore all'ora di gioco. Dettagli tutt'altro che secondari, visto che persino il Napoli, la nostra squadra più apprezzata per la modernità e la spettacolarità del proprio stile di gioco, ha fatto pochissima strada in un girone di Champions tutt'altro che impossibile e che in Europa League è vicinissimo all'eliminazione immediata per mano dell'RB Lipsia. Un limite che ci portiamo dietro ormai da diversi anni, ma che i nostri allenatori e i nostri preparatori atletici continuano colpevolmente a sottovalutare.
CAPELLO INASCOLTATO - Di pari passo con l'impoverimento tecnico, la Serie A ha perso contatto negli ultimi anni con gli standard europei; se in Spagna, un campionato dominato dai soliti Barcellona e Real Madrid, il vero tratto distintivo è rappresentato dal fatto che anche le squadre meno attrezzate propongano uno stile di gioco offensivo che paga poi in campo internazionale, Germania e Inghilterra rappresentano oggi i punti di riferimento. Ritmi delle partite sempre alti, frutto di preparazioni atletiche e di allenamenti interpretati come se vere e proprie simulazioni di partite; un fatto evidentemente ancora troppo sottovalutato dalle nostre parti, dove la tattica fa da padrona ma che ormai non basta più per colmare il gap con le noste rivali in Europa. L'impressionante continuità di risultati di Juventus e Napoli, capaci di creare dopo appena 25 giornate un solco insormontabile tra sè e le inseguitrici, dovrebbe essere oggetto di analisi più attente invece che di una mera esaltazione. In tempi non sospetti, Fabio Capello parlò di campionato poco allenante e fu tacciato di eccessivo pessimismo, ma negli anni i fatti gli hanno dato ragione: la nostra Serie A, sempre più scontata e diseguale, è lontana anni luce dai competitor internazionali.