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Ce l'ho con... Roma e la Roma non si meritano Spalletti
Il giorno nel quale riusciremo tutti quanti a separare i giudizi su un giocatore o su un allenatore dal risultato della singola partita, avremo fatto un enorme passo avanti a livello di cultura sportiva. Un cambio di mentalità che in certe piazze assume i connotati dell'impresa e che resta alla base di una mancanza di competitività delle rispettive squadre. Nello specifico, a Roma, sono bastate due sconfitte in pochi giorni a mettere in dubbio il valore assoluto di Luciano Spalletti e a iniziare il processo di delegittimazione che renderà meno doloroso il distacco al termine della stagione.
GIUDIZI AD OROLOGERIA - La stanchezza fisiologica di un gruppo che, per la cronaca, resta ancora in corsa su tre fronti senza avere la profondità di organico di Juventus e Napoli, la mancanza di vere alternative ai titolari passano dall'essere giustificazioni accettabili ad alibi che non reggono più nel momento in cui perdi un derby di Coppa Italia e lo scontro diretto col Napoli per preservare il secondo posto. Perchè Salah in campo con la Lazio e fuori sabato scorso, perchè il turno di riposo concesso a De Rossi nel match che a Roma, a prescindere, vale una stagione? Perchè Fazio non riposa mai, andando incontro a due opache prestazioni? Questi alcuni degli interrogativi (ad orologeria) posti in maniera più o meno garbata da parte dei tifosi della Roma, che hanno atteso il fischio finale del match per scatenare la loro rabbia e con un solo e unico responsabile.
CON NOI O CONTRO DI NOI - Almeno per una volta, si potrebbe provare a contestualizzare l'operato di Spalletti tenendo ben presenti che tipo di società abbia ritrovato dopo l'esperienza in Russia, una società incapace di trattenere i suoi migliori calciatori per questioni di bilancio e rassegnata all'idea di vederlo partire (magari con destinazione Juventus) senza nemmeno provare a proporgli un piano di rilancio che passi attraverso l'acquisto di giocatori che consentano, se non di colmare, almeno di impedire che il gap con le prime non diventi ancora più ampio.
Spalletti è sempre lo stesso allenatore che lo scorso anno ereditò le macerie lasciate da Garcia restituendo una dignità alla squadra. Lo stesso che, incidente di percorso a parte col Porto (i tracolli delle italiane nel playoff di Champions non è un problema solo della Roma), lo scorso anno se l'è giocata col Real Madrid e quest'anno ha dato spettacolo col Villarreal. Pagherà alla fine il fatto di essere poco mediatico, poco empatico nei confronti dell'ambiente e di non aver sposato il "progetto" della proprietà americana. Che sembra aver afferrato al volo come si vive il calcio in Italia e in particolare a Roma: se non sei con noi, sei contro di noi. Spalletti se ne andrà e, giurateci, sarà rimpianto.