AFP via Getty Images
Ce l'ho con... Pioli, il Milan si è imborghesito. Eppure Tonali e Maldini ti avevano avvisato...
Tre indizi fanno una prova, con quattro diventano una certezza. Dopo Sampdoria, Empoli, Hellas Verona, è il turno dello Spezia: un'altra partita in totale controllo che il Milan riesce a complicarsi e poi a sfangare con un pizzico di buona sorte ma anche con la consueta capacità di restare aggrappato mentalmente quando un'altra squadra avrebbe probabilmente mollato il colpo. Con 17 reti realizzate, la formazione rossonera si dimostra quella più prolifica nel corso dei secondi tempi: un altro segno tangibile della tenacia e della caparbietà dei campioni d'Italia. Ma le buone notizie per Pioli finiscono qui.
IL SOLITO COPIONE - Perché le indicibili sofferenze palesate dalla faticosa vittoria in extremis sullo Spezia di sabato sera rappresentano una faccia (oscura) della medaglia che non può più essere ignorata. Come troppo spesso è accaduto in questa prima parte di stagione, il Milan dà la sensazione di gestire con superficialità quelle partite che inconsciamente ritiene di poter vincere con meno fatica dall'alto di una caratura tecnica superiore. E con uno spartito che inizia pericolosamente a ripetersi: risultato sbloccato con relativa facilità, una serie incredibile di chance dilapidate per chiudere il discorso e un prosieguo del match in totale affanno. Un lusso che non può concedersi un gruppo che nella passata stagione ha dimostrato come la cattiveria agonistica e la compattezza del collettivo siano ingredienti fondamentali per nascondere i limiti di alcune individualità ed annullare soprattutto il gap tecnico con certe concorrenti.
AVVISI AI NAVIGANTI - Sandro Tonali, vera anima dello spogliatoio e cuore pulsante di una squadra che non può prescindere da lui e da Bennacer, aveva ammonito tutti ad inizio stagione dopo il pari sul campo dell'Atalanta: "Io credo che non ci sentiamo diversi ma dobbiamo capire che questo è un altro campionato. Dobbiamo lasciare quanto di bello fatto, mettere un punto e ripartire". La fame del Milan campione in carica non sembra la stessa di quella che ha portato all'impresa grandiosa della passata stagione e alle parole da leader consumato del centrocampista lodigiano avevano fatto in qualche modo eco quelle di una leggenda rossonera come Paolo Maldini subito dopo la qualificazione agli ottavi di finale di Champions League: "Dobbiamo essere ambiziosi, siamo molto contenti della qualificazione ma dobbiamo ambire a qualcosa di più grande. lo scudetto vinto è stata la dimostrazione che abbiamo dato tutto per sorpassare l'Inter e lo stesso deve accadere in Champions. Quando mancherà questa cosa faremo più fatica".
LE COLPE DI PIOLI - Parole pacate nei toni, pronunciate senza dover urlare ma ben udibili a chi ha orecchie per ascoltare. Se qualcuno ritiene che quanto fatto fino ad oggi possa essere sufficiente per confermarsi al vertice e restare ai vertici anche in futuro, evidentemente ha capito poco. Il travolgente Napoli ammirato sin qui è il perfetto connubio tra un organico estremamente competitivo al netto delle pesanti partenze dei senatori ed una mentalità completamente rinnovata rispetto al recente passato. Una mentalità diametralmente opposta in relazione a quella di cui una parte consistente del Milan sembra essersi impadronito. Un Milan borghese che nemmeno Pioli sembra riuscire a correggere, complice una gestione della rosa - in particolare dei nuovi acquisti - che inizia a destare qualche perplessità. Eccesso di riconoscenza e superficialità: un mix letale per chiunque, soprattutto se certi allarmi lanciati dall'interno rimangono inascoltati.
IL SOLITO COPIONE - Perché le indicibili sofferenze palesate dalla faticosa vittoria in extremis sullo Spezia di sabato sera rappresentano una faccia (oscura) della medaglia che non può più essere ignorata. Come troppo spesso è accaduto in questa prima parte di stagione, il Milan dà la sensazione di gestire con superficialità quelle partite che inconsciamente ritiene di poter vincere con meno fatica dall'alto di una caratura tecnica superiore. E con uno spartito che inizia pericolosamente a ripetersi: risultato sbloccato con relativa facilità, una serie incredibile di chance dilapidate per chiudere il discorso e un prosieguo del match in totale affanno. Un lusso che non può concedersi un gruppo che nella passata stagione ha dimostrato come la cattiveria agonistica e la compattezza del collettivo siano ingredienti fondamentali per nascondere i limiti di alcune individualità ed annullare soprattutto il gap tecnico con certe concorrenti.
AVVISI AI NAVIGANTI - Sandro Tonali, vera anima dello spogliatoio e cuore pulsante di una squadra che non può prescindere da lui e da Bennacer, aveva ammonito tutti ad inizio stagione dopo il pari sul campo dell'Atalanta: "Io credo che non ci sentiamo diversi ma dobbiamo capire che questo è un altro campionato. Dobbiamo lasciare quanto di bello fatto, mettere un punto e ripartire". La fame del Milan campione in carica non sembra la stessa di quella che ha portato all'impresa grandiosa della passata stagione e alle parole da leader consumato del centrocampista lodigiano avevano fatto in qualche modo eco quelle di una leggenda rossonera come Paolo Maldini subito dopo la qualificazione agli ottavi di finale di Champions League: "Dobbiamo essere ambiziosi, siamo molto contenti della qualificazione ma dobbiamo ambire a qualcosa di più grande. lo scudetto vinto è stata la dimostrazione che abbiamo dato tutto per sorpassare l'Inter e lo stesso deve accadere in Champions. Quando mancherà questa cosa faremo più fatica".
LE COLPE DI PIOLI - Parole pacate nei toni, pronunciate senza dover urlare ma ben udibili a chi ha orecchie per ascoltare. Se qualcuno ritiene che quanto fatto fino ad oggi possa essere sufficiente per confermarsi al vertice e restare ai vertici anche in futuro, evidentemente ha capito poco. Il travolgente Napoli ammirato sin qui è il perfetto connubio tra un organico estremamente competitivo al netto delle pesanti partenze dei senatori ed una mentalità completamente rinnovata rispetto al recente passato. Una mentalità diametralmente opposta in relazione a quella di cui una parte consistente del Milan sembra essersi impadronito. Un Milan borghese che nemmeno Pioli sembra riuscire a correggere, complice una gestione della rosa - in particolare dei nuovi acquisti - che inizia a destare qualche perplessità. Eccesso di riconoscenza e superficialità: un mix letale per chiunque, soprattutto se certi allarmi lanciati dall'interno rimangono inascoltati.