AFP via Getty Images
Ce l'ho con... Mourinho, atteggiamenti inaccettabili verso Taylor. Perché la Roma non condanna l'aggressione dei suoi tifosi?
Sarà che lui le finali - o più in generale le partite decisive - non è abituato a perderle. Sarà che aver visto chiudersi la sua striscia vincente al settimo tentativo (se si esclude, ovviamente, la partita di Supercoppa Europea contro il Milan di Ancelotti, da allenatore del Porto, nel 2003) contro un avversario non irresistibile e peraltro solamente ai rigori deve aver provocato una fortissima delusione personale. Sarà quel che sarà ma, mentre in Italia ci si affanna a decifrare soprattutto il futuro di José Mourinho alla guida della Roma, all'estero giustamente l'attenzione è scivolata ben presto su altre circostanze. Molto più importanti e molto meno frivole. Perché quando si è - o si diventa - personaggi pubblici che godono di un'attenzione mediatica fuori dal normale in virtù della propria posizione, aumentano inevitabilmente le responsabilità ed il peso delle proprie azioni. E in Inghilterra soprattutto - Paese d'origine del signor Taylor, arbitro della finale di Europa League contro il Siviglia - sono tante le cose che non sono piaciute a proposito del comportamento dello Special One.
FATTI GRAVISSIMI - Che proprio in Inghilterra ha lasciato una traccia importante da allenatore e che gode di una stima e di una considerazione importanti anche per il suo essere "animale da palcoscenico". Si dovrebbe iniziare sempre dal principio, ma questa storia ci porta a parlare della fine, dell'increscioso epilogo dell'aggressione verbale e quasi fisica di alcuni "tifosi" della Roma nella serata di ieri, presso l'aeroporto di Budapest, nei confronti dell'arbitro Taylor e della sua famiglia. Per la sola colpa di aver preso decisioni sul campo certamente discutibili o comunque estremamente controverse. Come se la gestione della partita da parte della squadra giallorossa, della condotta di gara dal punto di visto tattico, oppure gli errori individuali che hanno condannato la Roma alla sconfitta non avessero alcuna rilevanza. Perché in Italia è sempre più facile individuare il più classico degli alibi o dei capri espiatori per giustificare una sconfitta, del tutto onorevole peraltro. Non è normale che, nell'immediatezza del rigore decisivo dell'argentino Montiel, Mourinho abbia incentrato buonissima parte delle sue analisi alla prestazione di Taylor, attaccato con toni durissimi in conferenza stampa e poi addirittura atteso nel parcheggio della Puskas Arena. In modo che tutti potessero vedere e sentire.
MOURINHO ASPETTA TAYLOR NEL PARCHEGGIO E LO INSULTA
NON E' NORMALE... - Non è normale che tutto questo - insieme al comportamento decisamente sopra le righe di tutta la panchina romanista per l'intera durata della partita, non un novità - autorizzi qualcuno ad assalire una persona in un luogo pubblico come un aeroporto e si metta a repentaglio la sua incolumità fisica, quella della moglie e di una bambina portata sino alle lacrime. Non è normale che, mentre le immagini in arrivo dallo scalo di Budapest facevano in fretta il giro del web e delle redazioni giornalistiche, uno dei principali dirigenti della Roma (Tiago Pinto) prendesse la parola dopo quasi 24 ore di silenzio per stigmatizzare la prestazione arbitrale del signor Taylor. Invece che solidarizzare per quanto gli fosse accaduto e prendere con decisione le distanze dai comportamenti dei sostenitori della sua squadra. Non è normale vivere il gioco del calcio come una guerra di religione e non è normale - a costo di essere smentiti a stretto giro di posta - che gli atteggiamenti di certi tesserati, in primis di un allenatore esperto come Mourinho, rimangano impuniti.
L'ARBITRO TAYLOR AGGREDITO DAI TIFOSI DELLA ROMA
IL PESO DELLE PAROLE - Forse fa più comodo oggi non porre l'accento su quello che è accaduto nella capitale ungherese e trattare del tecnico portoghese soltanto in merito alla sua permanenza o meno alla guida della Roma. Forse un giorno verrà pure il tempo di discutere del suo modo di intendere il calcio e di una strategia passata ampiamente di moda, incapace soprattutto di valorizzare il tanto talento a disposizione dei suoi calciatori dal centrocampo in su. Perché un giorno bisognerà pur parlare o confutare la tesi mourinhiana di una rosa costruita con appena 7 milioni di euro, ma con una serie di parametri zero che percepiscono ingaggi comunque importanti e che possono essere serenamente invidiati da diverse squadre avversarie. Un giorno si dovrà parlare di tutto questo, ma oggi non si può proprio far finta di nulla sull'arbitro Taylor e su quello che gli sarebbe potuto accadere se chi di dovere non avesse evitato il peggio per tempo. Perché le parole hanno un peso, soprattutto nel clima di costante contrasto e di odio che si respira e si vive al giorno d'oggi. Ebbene, qualcosa a Mourinho dovrebbe ricordarlo.
FATTI GRAVISSIMI - Che proprio in Inghilterra ha lasciato una traccia importante da allenatore e che gode di una stima e di una considerazione importanti anche per il suo essere "animale da palcoscenico". Si dovrebbe iniziare sempre dal principio, ma questa storia ci porta a parlare della fine, dell'increscioso epilogo dell'aggressione verbale e quasi fisica di alcuni "tifosi" della Roma nella serata di ieri, presso l'aeroporto di Budapest, nei confronti dell'arbitro Taylor e della sua famiglia. Per la sola colpa di aver preso decisioni sul campo certamente discutibili o comunque estremamente controverse. Come se la gestione della partita da parte della squadra giallorossa, della condotta di gara dal punto di visto tattico, oppure gli errori individuali che hanno condannato la Roma alla sconfitta non avessero alcuna rilevanza. Perché in Italia è sempre più facile individuare il più classico degli alibi o dei capri espiatori per giustificare una sconfitta, del tutto onorevole peraltro. Non è normale che, nell'immediatezza del rigore decisivo dell'argentino Montiel, Mourinho abbia incentrato buonissima parte delle sue analisi alla prestazione di Taylor, attaccato con toni durissimi in conferenza stampa e poi addirittura atteso nel parcheggio della Puskas Arena. In modo che tutti potessero vedere e sentire.
MOURINHO ASPETTA TAYLOR NEL PARCHEGGIO E LO INSULTA
NON E' NORMALE... - Non è normale che tutto questo - insieme al comportamento decisamente sopra le righe di tutta la panchina romanista per l'intera durata della partita, non un novità - autorizzi qualcuno ad assalire una persona in un luogo pubblico come un aeroporto e si metta a repentaglio la sua incolumità fisica, quella della moglie e di una bambina portata sino alle lacrime. Non è normale che, mentre le immagini in arrivo dallo scalo di Budapest facevano in fretta il giro del web e delle redazioni giornalistiche, uno dei principali dirigenti della Roma (Tiago Pinto) prendesse la parola dopo quasi 24 ore di silenzio per stigmatizzare la prestazione arbitrale del signor Taylor. Invece che solidarizzare per quanto gli fosse accaduto e prendere con decisione le distanze dai comportamenti dei sostenitori della sua squadra. Non è normale vivere il gioco del calcio come una guerra di religione e non è normale - a costo di essere smentiti a stretto giro di posta - che gli atteggiamenti di certi tesserati, in primis di un allenatore esperto come Mourinho, rimangano impuniti.
L'ARBITRO TAYLOR AGGREDITO DAI TIFOSI DELLA ROMA
IL PESO DELLE PAROLE - Forse fa più comodo oggi non porre l'accento su quello che è accaduto nella capitale ungherese e trattare del tecnico portoghese soltanto in merito alla sua permanenza o meno alla guida della Roma. Forse un giorno verrà pure il tempo di discutere del suo modo di intendere il calcio e di una strategia passata ampiamente di moda, incapace soprattutto di valorizzare il tanto talento a disposizione dei suoi calciatori dal centrocampo in su. Perché un giorno bisognerà pur parlare o confutare la tesi mourinhiana di una rosa costruita con appena 7 milioni di euro, ma con una serie di parametri zero che percepiscono ingaggi comunque importanti e che possono essere serenamente invidiati da diverse squadre avversarie. Un giorno si dovrà parlare di tutto questo, ma oggi non si può proprio far finta di nulla sull'arbitro Taylor e su quello che gli sarebbe potuto accadere se chi di dovere non avesse evitato il peggio per tempo. Perché le parole hanno un peso, soprattutto nel clima di costante contrasto e di odio che si respira e si vive al giorno d'oggi. Ebbene, qualcosa a Mourinho dovrebbe ricordarlo.