Getty Images
Ce l'ho con... Milan, un cambio di rotta che non convince: Hauge ha bisogno di giocare, perché non cederlo in prestito?
Una scelta complicata, drastica. E per certi versi paradossale. Non c'è spazio per Jens Petter Hauge nella lista per l'Europa League consegnata nelle scorse ore dal Milan alla Uefa. Il talento norvegese, che proprio grazie alla seconda competizione europea aveva convinto in maniera definitiva i rossoneri a puntare su di lui e che in questo contesto aveva spesso catturato l'attenzione di Pioli, è la vittima sacrificale di un improvviso cambio di strategia, che ha portato nel mercato di gennaio a puntare su calciatori più pronti per alimentare il sogno scudetto. Nello specifico su Mario Mandzukic, non solo vice Ibra ma un concorrente in più come esterno sinistro: una scelta che ha fatto pensare a una cessione in prestito per l'ex Bodo-Glimt, che invece è rimasto ma con prospettive tutte da decifrare nella seconda metà di stagione.
LA SCELTA DI MALDINI - Southampton, Bayer Leverkusen e Stoccarda hanno bussato alla porta di Maldini e Massara, speranzosi di ricevere un'apertura che non è mai arrivata. Una decisione figlia del desiderio di non "sconfessare" dopo pochi mesi fa un investimento ben ponderato, manifesto programmatico della nuova intesa siglata dagli uomini mercato rossoneri e dall'area scouting. Un ragazzo molto giovane ma con qualità tecniche già importanti e soprattutto con margini di crescita ancora inesplorati. Bravo a sfruttare da settembre a dicembre l'effetto sorpresa con tanti difensori e l'onda lunga di una condizione psico-fisica eccezionale, eredità del grande rendimento offerto dal maggio scorso nel campionato norvegese. Poi un'inevitabile e fisiologica flessione, che lo ha fatto gradualmente scivolare nelle gerarchie di Pioli e accelerato la ricerca del Milan di un giocatore di maggiore esperienza e affidabilità come Mandzukic.
DEVE GIOCARE - Valutazioni legittime se si considera che gli obiettivi da inizio stagione sono diventati inaspettatamente più ambiziosi per la formazione rossonera, ma che sollevano ugualmente un interrogativo su Hauge. I giovani hanno bisogno di giocare e anche di sbagliare per crescere: andata la Coppa Italia, l'Europa League poteva essere la ribalta per consentire all'esterno scandinavo di trovare minutaggio e condizione, un'eventualità più complicata col campionato come unico palcoscenico rimastogli a disposizione e tre giocatori oggi più pronti di lui come Rebic, Leao a Mandzukic a contendergli una maglia. La cessione in prestito sarebbe stata probabilmente ugualmente funzionale agli interessi del Milan e non avrebbe provocato alcun "processo". A Pioli il compito di non perdere di vista il ragazzo e a farlo sentire ugualmente importante, anche a fronte di una scelta che appare paradossale.
LA SCELTA DI MALDINI - Southampton, Bayer Leverkusen e Stoccarda hanno bussato alla porta di Maldini e Massara, speranzosi di ricevere un'apertura che non è mai arrivata. Una decisione figlia del desiderio di non "sconfessare" dopo pochi mesi fa un investimento ben ponderato, manifesto programmatico della nuova intesa siglata dagli uomini mercato rossoneri e dall'area scouting. Un ragazzo molto giovane ma con qualità tecniche già importanti e soprattutto con margini di crescita ancora inesplorati. Bravo a sfruttare da settembre a dicembre l'effetto sorpresa con tanti difensori e l'onda lunga di una condizione psico-fisica eccezionale, eredità del grande rendimento offerto dal maggio scorso nel campionato norvegese. Poi un'inevitabile e fisiologica flessione, che lo ha fatto gradualmente scivolare nelle gerarchie di Pioli e accelerato la ricerca del Milan di un giocatore di maggiore esperienza e affidabilità come Mandzukic.
DEVE GIOCARE - Valutazioni legittime se si considera che gli obiettivi da inizio stagione sono diventati inaspettatamente più ambiziosi per la formazione rossonera, ma che sollevano ugualmente un interrogativo su Hauge. I giovani hanno bisogno di giocare e anche di sbagliare per crescere: andata la Coppa Italia, l'Europa League poteva essere la ribalta per consentire all'esterno scandinavo di trovare minutaggio e condizione, un'eventualità più complicata col campionato come unico palcoscenico rimastogli a disposizione e tre giocatori oggi più pronti di lui come Rebic, Leao a Mandzukic a contendergli una maglia. La cessione in prestito sarebbe stata probabilmente ugualmente funzionale agli interessi del Milan e non avrebbe provocato alcun "processo". A Pioli il compito di non perdere di vista il ragazzo e a farlo sentire ugualmente importante, anche a fronte di una scelta che appare paradossale.