Getty Images
Ce l'ho con... Mancini, i club vogliono rovinarti l'Europeo: è ora di ribellarsi
Diciotto giorni di tempo. Quello, poco, concesso dalla Lega di Serie e indirettamente dalla FIGC, se deciderà di non opporsi, al ct della Nazionale Roberto Mancini per preparare un'edizione particolarmente importante dell'Europeo. Perché segnerà (in caso di qualificazione) il ritorno sulla scena internazionale dell'Italia dopo la mancata partecipazione all'ultimo Mondiale e perchè la versione itinerante della manifestazione avrà tra le città ospitanti anche Roma. Nel calendario della prossima stagione proposto dalla Lega di Serie A, la data di conclusione del campionato è fissata per il 24 maggio 2020, con l'Europeo che apre i battenti il 12 giugno.
GLI INTERESSI DI POCHI - Mai nella storia azzurra, un commissario tecnico aveva potuto contare su così pochi giorni per avvicinarsi a un grande torneo e sarebbe stupefacente se Mancini non battesse i pugni sul tavolo a fronte di una scelta così scellerata. I nostri dirigenti calcistici, o meglio i dirigenti rappresentanti dei club di Serie A, si confermano di una miopia e di un disinteresse totale per le sorti della Nazionale, dalla cui crescita e risultati passa il miglioramento di un movimento mai caduto in basso come nel tragico 2018. Contano solo le società che rappresentano, conta solo ciò che rappresenta profitto, conta assecondare le richieste delle associazione di categoria incapaci di smuoversi da anni e anni di tradizioni consolidate, che dopo appena un anno sono riuscite ad affondare il progetto del calcio sotto le feste.
MANCINI DICA BASTA - Tutto ciò che è innovativo, tutto ciò che porta a un sovvertimento dell'ordine prestabilito deve essere osteggiato, anche se l'idea meritava di essere coltivato. Non può bastare un dato medio sugli spettatori presenti nel giorno di Santo Stefano al di sotto delle aspettative o i gravi fatti pre-Inter-Napoli (come se questi non si verificassero durante il resto dell'anno) a giustificare la bocciatura di un progetto che viene cestinato per tutelare soprattutto le desiderata delle televisioni, che spingevano per un palinsesto televisivo più ricco a gennaio. Decidono sempre gli stessi, vengono penalizzati sempre gli stessi, ma sarebbe ora che qualcuno, magari proprio Mancini, dicesse basta.
GLI INTERESSI DI POCHI - Mai nella storia azzurra, un commissario tecnico aveva potuto contare su così pochi giorni per avvicinarsi a un grande torneo e sarebbe stupefacente se Mancini non battesse i pugni sul tavolo a fronte di una scelta così scellerata. I nostri dirigenti calcistici, o meglio i dirigenti rappresentanti dei club di Serie A, si confermano di una miopia e di un disinteresse totale per le sorti della Nazionale, dalla cui crescita e risultati passa il miglioramento di un movimento mai caduto in basso come nel tragico 2018. Contano solo le società che rappresentano, conta solo ciò che rappresenta profitto, conta assecondare le richieste delle associazione di categoria incapaci di smuoversi da anni e anni di tradizioni consolidate, che dopo appena un anno sono riuscite ad affondare il progetto del calcio sotto le feste.
MANCINI DICA BASTA - Tutto ciò che è innovativo, tutto ciò che porta a un sovvertimento dell'ordine prestabilito deve essere osteggiato, anche se l'idea meritava di essere coltivato. Non può bastare un dato medio sugli spettatori presenti nel giorno di Santo Stefano al di sotto delle aspettative o i gravi fatti pre-Inter-Napoli (come se questi non si verificassero durante il resto dell'anno) a giustificare la bocciatura di un progetto che viene cestinato per tutelare soprattutto le desiderata delle televisioni, che spingevano per un palinsesto televisivo più ricco a gennaio. Decidono sempre gli stessi, vengono penalizzati sempre gli stessi, ma sarebbe ora che qualcuno, magari proprio Mancini, dicesse basta.