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    Ce l'ho con... Maldini gioca di nuovo allo scaricabarile, ma dice una verità: Cardinale, il Milan si merità di più

    Ce l'ho con... Maldini gioca di nuovo allo scaricabarile, ma dice una verità: Cardinale, il Milan si merità di più

    • Andrea Distaso
      Andrea Distaso
    Ci risiamo. Consumatasi l'eliminazione dalla Champions League per mano dell'Inter, incassata la quarta sconfitta consecutiva in stagione nelle stracittadine e dando soprattutto una sensazione di impotenza netta al cospetto degli avversari, in casa Milan si consuma l'ennesimo capitolo della tormentata storia tra Paolo Maldini e la proprietà. Anche ieri sera, quando ancora era fresca e cocente la delusione per il fallimento dell'ultimo obiettivo rimasto per portare a casa un trofeo, il direttore dell'area tecnica ha posto l'accento sulla necessità di invertire da subito la tendenza sulla possibilità/capacità di spesa sul mercato per colmare quanto prima il gap con le concorrenti. L'ennesimo affondo da parte di Maldini, che nel primo anno di presidenza Cardinale ha intravisto lo stesso tema conduttore della gestione Elliott e ha deciso di lanciare l'ennesimo dardo. Un avviso ai naviganti che nella sede di Casa Milan non è nuovo e che non è escluso che possa aver generato più di qualche mal di pancia nel quartiere generale rossonero.

    LE COLPE DI MALDINI - Perché rispetto ai precedenti interventi, gli ultimi arrivano al termine di una stagione nella quale Maldini ha avuto margini operativi molto ampi e un budget che tanti club di Serie A gli hanno invidiato. Circa 50 milioni di euro per rinforzare la rosa a disposizione di Pioli e senza dover sacrificare alcun pezzo pregiato, nonostante le richieste per qualcuno non di loro non mancassero. Vedasi la corte serrata del Chelsea per Leao. Certo, il piano originario prevedeva l'arrivo di tre giocatori di esperienza, fatti e finiti, per innalzare il tasso tecnico e di esperienza di una squadra dall'età media complessivamente bassa. La necessità di virare sui soliti profili futuribili maggiormente graditi da RedBird non toglie il fatto che più di qualche sia stata sbagliata - De Ketelaere, Origi, il riscatto di Messias e i mancati arrivi di un centrocampista che rilevasse Kessie e di un bomber di scorta affidabile - e che soprattutto non siano state difese e tutelate a fronte delle scelte costantemente penalizzanti assunte da Pioli nel corso della stagione. La frase di ieri poi sul bivio tra Dybala e De Ketelaere è un esempio di come contraddirsi senza farsi carico delle proprie responsabilità: si chiedono rinforzi di spessore e poi si rinuncia all'arrivo di un calciatore che avrebbe garantito un impatto immediato e che sarebbe costato anche molto meno di un ragazzo dal ruolo ad oggi indefinibile e la cui capacità di adattamento al nostro calcio era tutta da decifrare.

    ORA TOCCA A CARDINALE - In questa lunga sequenza di ritornelli che ormai ai piani alti del Milan si conoscono a memoria è presente tuttavia un elemento di verità. Dopo un anno di apprendistato e di conoscenza delle dinamiche di un club del campionato italiano, dopo un anno in cui gli introiti sono aumentati in maniera esponenziale grazie anche all'ottimo percorso compiuto in Champions League, è giunto il momento che Gerry Cardinale faccia la sua parte e lasci un segno distintivo sulla sua presidenza. "Odio perdere, mi sento un vincente come lo siete voi", disse al momento del suo insediamento, poco dopo che nella Milano rossonera si celebrava uno scudetto vinta in maniera entusiasmante ed in rimonta proprio sull'Inter e si sperava soprattutto in un nuovo ciclo pieno di successi. Un progetto in crescita costante come quello del club rossonero negli ultimi 3 anni ha subito in questa stagione una sorta di crisi di rigetto, un brusco stop che pone tutti quanti davanti ad uno snodo abbastanza fondamentale. La politica economicamente virtuosa scelta in questi anni ha portato risultati in anticipo rispetto alle attese e ha creato i presupposti per qualcosa di più grande, come nella tradizione storica di una società abituata a competere ai massimi livelli. Serve osare, serve tornare a pensare in grande, pensare da Milan. Indipendentemente dalle colpe di Maldini.

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