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    Ce l'ho con... Lautaro e Dzeko, super in campionato ma imprecisi in Champions. La colpa è pure di Inzaghi

    Ce l'ho con... Lautaro e Dzeko, super in campionato ma imprecisi in Champions. La colpa è pure di Inzaghi

    • Andrea Distaso
      Andrea Distaso
    Una media-gol quasi da record dopo appena 6 giornate di campionato, con 20 reti distribuite su 11 calciatori differenti: sono questi i numeri offensivi di un'Inter che, si è detto, è apparsa liberata a livello tattico e di atteggiamento in campo dall'avvento in panchina di Simone Inzaghi al posto di Antonio Conte. Quello che invece non è cambiato di una virgola rispetto alle ultime due stagioni è il comportamento della formazione nerazzurra in ambito internazionale.

    CHE DIFFERENZA - Due partite nel girone di Champions League, appena un punto conquistato tra Real Madrid e Shakhtar Donetsk e un incredibile "zero" alla casella dei gol realizzati. Una statistica difficile da comprendere se rapportata a quanto avviene in Serie A e al numero di occasioni limpide create dall'Inter nell'arco dei primi 180 minuti della campagna europea. Sfortuna, alcuni grandi interventi dei portieri avversari Courtois e Pyatov e qualche difetto di mira, ma dietro gli stenti offensivi dei nerazzurri - che hanno visto complicarsi il cammino verso gli ottavi di finale complice il sorprendente impatto sulla competizione dello Sheriff Tiraspol - c'è anche dell'altro. Riconducibile principalmente alla difficoltà di replicare fuori dai nostri confini l'atteggiamento più propositivo, talvolta dominante, manifestato contro gran parte delle altre 19 squadre di Serie A.

    LE CAUSE - Soprattutto nella sfida di martedì in Ucraina, Inzaghi e i suoi giocatori hanno preferito lasciare l'iniziativa allo Shakhtar di De Zerbi e agire prevalentemente di rimessa. Una scelta che stava per pagare contro un avversario che crea molto ma concede parecchio spazio alle proprie spalle, ma che non rispecchia esattamente quella che è la tendenza generale in Europa. Al netto del differente tasso tecnico, spesso fa strada e si toglie soddisfazioni chi propone calcio piuttosto chi prova a limitare la forza degli avversari. Ed evitare di costringere i propri attaccanti a faticose rincorse e a coprire maggiori porzioni di campo ti porta ad averli più lucidi al momento di concludere.

    COME LUKAKU - Dzeko, Lautaro Martinez e Correa sono apparsi i lontani parenti dei calciatori sempre decisivi ammirati nella fase iniziale del campionato, come confermano le loro cifre. Marchiani in alcuni casi gli errori sotto porta dei due giocatori che hanno goduto di maggior minutaggio, il bosniaco e il Toro, sull'onda delle difficoltà del precedessore Lukaku a risultare determinante nelle sfide che contavano. Il calcio organizzato e molto atletico di Conte finivano per sottrarre al belga quelle energie e quella brillantezza di cui oggi difettano anche Dzeko e Lautaro. Nulla è compromesso, le occasioni per il riscatto sono lì dietro l'angolo, ma serve una scossa. Forse, anche a livello tattico.

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