Getty Images
Ce l'ho con... La Asl di Napoli 'sfida' il protocollo anti-Covid: con Juve, Empoli e Fiorentina i contatti stretti cambiano di continuo
Comunque andrà a finire questo campionato, la Asl di Napoli 1 è già entrata di diritto nella storia recente del calcio italiano. Dalle vicende legate alla famigerata partita contro la Juventus dello scorso 4 ottobre, alle recenti sfide della formazione di Rino Gattuso contro Empoli e Fiorentina, l'autorità sanitaria responsabile della salute dei giocatori del Napoli è stata investita da un'ondata improvvisa di popolarità figlia di decisioni e interpretazioni normative in cui si fatica a scorgere una certa coerenza. Anche rispetto ai colleghi di altre realtà territoriali. E che ha generato e sta generando più di qualche interrogativo da parte di appassionati e addetti ai lavori.
CONTATTI STRETTI - Contatti stretti. Ruota tutta attorno a queste due parole il sentimento di incertezza alimentato dal comportamento della ASL di Napoli: con Elmas e Zielinski risultati positivi al Covid-19 a poche ore dalla partita contro la Juventus e pochi giorni dopo un match contro il Genoa - che registrava al suo interno l'insorgere di un focolaio che avrebbe portato fino a 18 contagiati nel gruppo squadra - l'autorità sanitaria cittadina impose l'isolamento fiduciario ai compagni di squadra e dunque negò la partenza per Torino. In nome di un bene supremo, quella della salute pubblica, riconosciuto anche dal pronunciamento del Collegio di Garanzia del Coni. Questione chiusa? Non proprio...
IL CASO EMPOLI - Mercoledì scorso, a poche ore dal match di Coppa Italia con l'Empoli, il tecnico dei toscani Dionisi e i calciatori Zurkowski, Pirello e Mancuso vengono fermati dall'Asl e costretti alla quarantena nell'albergo in cui si trovavano a Napoli per non aver completato i 10 giorni di isolamento prescritti dalla normativa anti-Covid, per essere entrati in contatto con un positivo a bordo dello stesso aereo di rientro da una trasferta in Calabria dello scorso 4 gennaio. Nonostante i soggetti in questione fossero risultati negativi a ben quattro tamponi e ritenendo dunque di poter garantire le condizioni di sicurezza necessarie per la regolare disputa della partita. Un eccesso di zelo quello della Asl? Può darsi, ma nello spazio di pochi giorni lo scenario presenterà sfaccettature ancora differenti.
NIENTE FOCOLAIO? - A Napoli arriva la Fiorentina e alla vigilia il club di Aurelio De Laurentiis riscontra la positività di Fabian Ruiz. Un caso molto simile a quello di ottobre, verrebbe da pensare. E invece no... La ASL indica come contatti stretti solamente i familiari del centrocampisti spagnolo e gli altri calciatori, risultati negativi ai tamponi svolti nella tarda serata di sabato, vengono esclusi dall'elenco delle persone a rischio e scendono regolarmente in campo qualche ora dopo. In questo frangente, non vengono ravvisate le avvisaglie di un potenziale focolaio, ma i più attenti fanno notare come giovedì Gattuso e i suoi abbiano partecipato a un pranzo, inconsapevoli del fatto che uno dei componenti del gruppo avesse il virus in corpo. E quindi? E quindi si conferma come il protocollo sottoscritto da FIGC e Ministero della Salute presentasse degli elementi di incertezza nei quali l'Asl di Napoli si è inserita, giocando un ruolo più importante di quanto ci si potesse immaginare.
CONTATTI STRETTI - Contatti stretti. Ruota tutta attorno a queste due parole il sentimento di incertezza alimentato dal comportamento della ASL di Napoli: con Elmas e Zielinski risultati positivi al Covid-19 a poche ore dalla partita contro la Juventus e pochi giorni dopo un match contro il Genoa - che registrava al suo interno l'insorgere di un focolaio che avrebbe portato fino a 18 contagiati nel gruppo squadra - l'autorità sanitaria cittadina impose l'isolamento fiduciario ai compagni di squadra e dunque negò la partenza per Torino. In nome di un bene supremo, quella della salute pubblica, riconosciuto anche dal pronunciamento del Collegio di Garanzia del Coni. Questione chiusa? Non proprio...
IL CASO EMPOLI - Mercoledì scorso, a poche ore dal match di Coppa Italia con l'Empoli, il tecnico dei toscani Dionisi e i calciatori Zurkowski, Pirello e Mancuso vengono fermati dall'Asl e costretti alla quarantena nell'albergo in cui si trovavano a Napoli per non aver completato i 10 giorni di isolamento prescritti dalla normativa anti-Covid, per essere entrati in contatto con un positivo a bordo dello stesso aereo di rientro da una trasferta in Calabria dello scorso 4 gennaio. Nonostante i soggetti in questione fossero risultati negativi a ben quattro tamponi e ritenendo dunque di poter garantire le condizioni di sicurezza necessarie per la regolare disputa della partita. Un eccesso di zelo quello della Asl? Può darsi, ma nello spazio di pochi giorni lo scenario presenterà sfaccettature ancora differenti.
NIENTE FOCOLAIO? - A Napoli arriva la Fiorentina e alla vigilia il club di Aurelio De Laurentiis riscontra la positività di Fabian Ruiz. Un caso molto simile a quello di ottobre, verrebbe da pensare. E invece no... La ASL indica come contatti stretti solamente i familiari del centrocampisti spagnolo e gli altri calciatori, risultati negativi ai tamponi svolti nella tarda serata di sabato, vengono esclusi dall'elenco delle persone a rischio e scendono regolarmente in campo qualche ora dopo. In questo frangente, non vengono ravvisate le avvisaglie di un potenziale focolaio, ma i più attenti fanno notare come giovedì Gattuso e i suoi abbiano partecipato a un pranzo, inconsapevoli del fatto che uno dei componenti del gruppo avesse il virus in corpo. E quindi? E quindi si conferma come il protocollo sottoscritto da FIGC e Ministero della Salute presentasse degli elementi di incertezza nei quali l'Asl di Napoli si è inserita, giocando un ruolo più importante di quanto ci si potesse immaginare.