AFP/Getty Images
Ce l'ho con... Immobile, lo specchio della mediocrità del calcio italiano
In un momento in cui sarebbe sin troppo facile individuare uno o più capri espiatori per giustificare la mancata qualificazione al Mondiale e il definitivo tracollo del calcio italiano, sarebbe invece il caso di spostare l'analisi sulla sostanza del problema. Il nostro è un movimento in enorme difficoltà e non da oggi, con un campionato che ne è la più efficace cartina di tornasole. Valori tecnici in costante ribasso, distante anni luce da campionati che oggi fanno da traino come Premier League e Liga e con giocatori clamorosamente sopravvalutati.
SE IMMOBILE E' IL MIGLIORE - Non essere riusciti a segnare nemmeno un gol in 180 minuti contro uno degli avversari più abbordabili di sempre è il limite più evidente manifestato dalla nostra Nazionale, che schierava ieri in attacco teoricamente il nostro calciatore migliore. Ciro Immobile è insieme il miglior marcatore italiano e l'attuale capocannoniere della Serie A con 14 gol in 12 partite, eppure nelle due partite che decidevano il nostro destino è stato un ectoplasma. Impalbabile al fianco di Belotti nel match d'andata di Solna, impreciso sotto porta a San Siro nonostante sia stato messo idealmente nelle condizioni di rendere al meglio, da centravanti unico come nella Lazio. Ma la questione, come dicevamo, non è di trovare un colpevole a tutti i costi, perchè Immobile lo è dal punto di vista tecnico alla pari di tutti gli altri suoi compagni e di non lo ha messo nelle condizioni di esprimersi su livelli più alti.
UN CALCIO DI SERIE B - Il vero nodo della vicenda è che quello che viene fatto in Italia, nel nostro campionato, non vale più come una volta. Immobile è lo stesso calciatore che, uscito dal nostro Paese per cercare fortuna prima a Dortmund e poi a Siviglia, ha fallito. Verratti, uno dei prodotti più reclamizzati del made in Italy all'estero, è uno dei tanti al Paris Saint Germain, non la stella in assoluto, ma in Nazionale fa sempre scena muta. Questo è il livello del nostro calcio oggi e non è (solo) colpa del Ventura o del Tavecchio di turno se in Russia l'Italia non ci sarà: il nostro calcio è in crisi perchè proprio di calcio non si parla e non si vive più. A livello istituzionale, non si programma più nulla, non si pensa più all'importanza di costruire un progetto, conta solo avere una poltrona e generare profitto. Il calcio italiano è Immobile, sotto ogni punto di vista.
SE IMMOBILE E' IL MIGLIORE - Non essere riusciti a segnare nemmeno un gol in 180 minuti contro uno degli avversari più abbordabili di sempre è il limite più evidente manifestato dalla nostra Nazionale, che schierava ieri in attacco teoricamente il nostro calciatore migliore. Ciro Immobile è insieme il miglior marcatore italiano e l'attuale capocannoniere della Serie A con 14 gol in 12 partite, eppure nelle due partite che decidevano il nostro destino è stato un ectoplasma. Impalbabile al fianco di Belotti nel match d'andata di Solna, impreciso sotto porta a San Siro nonostante sia stato messo idealmente nelle condizioni di rendere al meglio, da centravanti unico come nella Lazio. Ma la questione, come dicevamo, non è di trovare un colpevole a tutti i costi, perchè Immobile lo è dal punto di vista tecnico alla pari di tutti gli altri suoi compagni e di non lo ha messo nelle condizioni di esprimersi su livelli più alti.
UN CALCIO DI SERIE B - Il vero nodo della vicenda è che quello che viene fatto in Italia, nel nostro campionato, non vale più come una volta. Immobile è lo stesso calciatore che, uscito dal nostro Paese per cercare fortuna prima a Dortmund e poi a Siviglia, ha fallito. Verratti, uno dei prodotti più reclamizzati del made in Italy all'estero, è uno dei tanti al Paris Saint Germain, non la stella in assoluto, ma in Nazionale fa sempre scena muta. Questo è il livello del nostro calcio oggi e non è (solo) colpa del Ventura o del Tavecchio di turno se in Russia l'Italia non ci sarà: il nostro calcio è in crisi perchè proprio di calcio non si parla e non si vive più. A livello istituzionale, non si programma più nulla, non si pensa più all'importanza di costruire un progetto, conta solo avere una poltrona e generare profitto. Il calcio italiano è Immobile, sotto ogni punto di vista.