AFP via Getty Images
Ce l'ho con... Ibrahimovic pensa a se stesso e non al Milan. E se si facesse male con la Svezia?
Prima Sanremo, ora la Svezia. Sono decisamente dense di impegni e caratterizzate da una certa frenesia le ultime settimane di Zlatan Ibrahimovic che, dopo essersi distinto anche sul palco dell'Ariston nelle impensabili vesti di presentatore televisivo, ha ricevuto nella giornata di ieri la notizia ufficiale della convocazione per gli impegni di fine mese con la sua nazionale, sancendo un ritorno a distanza di quasi 5 anni dalla sua ultima apparizione nell'Europeo 2016. Tutto bello, tutto perfetto per un ragazzone che a 39 anni sembra averne e sentirsene 10 in meno... Ma il Milan? Perché in tutta questa storia, la sensazione sempre più forte è che lo status di leader e punto di riferimento abbiano dato un po' alla testa al campione di Malmoe ed evidenziato l'eccessiva subordinazione del club rossonero al suo calciatore più simbolico.
SI E' TIRATO FUORI - Proprio nel momento in cui la stagione è entrata nel vivo, con una serie di partite che determineranno da qui a breve quali obiettivi Pioli e i suoi giocatori riusciranno a conseguire dopo un 2020 da urlo, Ibrahimovic si è "tirato fuori". Non possono certo essere additati come una colpa i continui intoppi di natura fisica, fisiologici anche un atleta mostruoso come lui, che gli hanno impedito di scendere in campo in ben 20 occasioni tra Serie A ed Europa League. Un'assenza rivelatasi pesantissima soprattutto in un 2021 in cui il rendimento del Milan è stato ben al di sotto della prima metà dell'annata, complice la scelta del club di non acquistare - a settembre prima e gennaio poi - un altro potenziale titolare in attacco che potesse alternarsi maggiormente con Ibra. Un concorrente per lui, ma una risorsa in più che non facesse avvertire alla squadra l'eccessiva dipendenza da un solo calciatore in fase offensiva; alla fine si è puntato su Mandzukic e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
MA QUALE LEADER? - Alla luce di questo, se Pioli aveva già digerito a fatica la partecipazione del suo centravanti di riferimento a un evento assolutamente fuori contesto come il Festival di Sanremo, rifiutandosi sempre di dilungarsi sull'argomento e denotando un certo disagio per il fatto che un componente dello spogliatoio avesse beneficiato di un trattamento privilegiato, come si farà andare bene che Ibrahimovic, reduce dall'ennesimo problema muscolare e tutt'altro che al 100% della propria condizione in vista delle decisive sfide con Manchester United e Fiorentina, saluti la compagnia nuovamente per una decina di giorni rischiando magari di incappare in nazionale in un nuovo infortunio? Niente da eccepire sul fatto che a 39 anni Ibrahimovic abbia dimostrato di essere ancora un giocatore performante ad alti livelli e anche un personaggio mediatico di enorme interesse, ma essere leader ed esempi all'interno di uno spogliatoio vuol dire anche rispettare regole e comportamenti come tutti gli altri. E ultimamente sembra che questi principi siano passati un po' in secondo piano, anche per colpa del club rossonero e della sua incapacità di porsi al di sopra di Ibra. "Il Milan va oltre tutto, anche oltre i suoi giocatori", diceva in un'intervista di qualche giorno fa Paolo Maldini. Ne siamo davvero sicuri?
SI E' TIRATO FUORI - Proprio nel momento in cui la stagione è entrata nel vivo, con una serie di partite che determineranno da qui a breve quali obiettivi Pioli e i suoi giocatori riusciranno a conseguire dopo un 2020 da urlo, Ibrahimovic si è "tirato fuori". Non possono certo essere additati come una colpa i continui intoppi di natura fisica, fisiologici anche un atleta mostruoso come lui, che gli hanno impedito di scendere in campo in ben 20 occasioni tra Serie A ed Europa League. Un'assenza rivelatasi pesantissima soprattutto in un 2021 in cui il rendimento del Milan è stato ben al di sotto della prima metà dell'annata, complice la scelta del club di non acquistare - a settembre prima e gennaio poi - un altro potenziale titolare in attacco che potesse alternarsi maggiormente con Ibra. Un concorrente per lui, ma una risorsa in più che non facesse avvertire alla squadra l'eccessiva dipendenza da un solo calciatore in fase offensiva; alla fine si è puntato su Mandzukic e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
MA QUALE LEADER? - Alla luce di questo, se Pioli aveva già digerito a fatica la partecipazione del suo centravanti di riferimento a un evento assolutamente fuori contesto come il Festival di Sanremo, rifiutandosi sempre di dilungarsi sull'argomento e denotando un certo disagio per il fatto che un componente dello spogliatoio avesse beneficiato di un trattamento privilegiato, come si farà andare bene che Ibrahimovic, reduce dall'ennesimo problema muscolare e tutt'altro che al 100% della propria condizione in vista delle decisive sfide con Manchester United e Fiorentina, saluti la compagnia nuovamente per una decina di giorni rischiando magari di incappare in nazionale in un nuovo infortunio? Niente da eccepire sul fatto che a 39 anni Ibrahimovic abbia dimostrato di essere ancora un giocatore performante ad alti livelli e anche un personaggio mediatico di enorme interesse, ma essere leader ed esempi all'interno di uno spogliatoio vuol dire anche rispettare regole e comportamenti come tutti gli altri. E ultimamente sembra che questi principi siano passati un po' in secondo piano, anche per colpa del club rossonero e della sua incapacità di porsi al di sopra di Ibra. "Il Milan va oltre tutto, anche oltre i suoi giocatori", diceva in un'intervista di qualche giorno fa Paolo Maldini. Ne siamo davvero sicuri?