Ce l'ho con... I piagnistei 'da provinciali' di Pioli e Di Francesco
Gli errori ci sono stati, inutile negarlo. Ed è altrettanto pacifico che, sempre nel rispetto dei ruoli e delle persone, le critiche sono valide e legittime. Giudicare "dopo" una prestazione da parte di un arbitro ci sta, preparare "prima" un clima da caccia alle streghe, agitando inutili fantasmi che finiscono per avvelenare il clima e preparare il campo delle giustificazioni in caso di sconfitta, no. Eusebio Di Francesco e Stefano Pioli sono due bravi allenatori e persone perbene, ma nell'ultimo weekend non hanno certo brillato per eleganza e sportività.
POLEMICHE PREVENTIVE - Le ripetute allusioni del tecnico del Sassuolo alla altrettanto discussa partita di andata col Milan e il conteggio sui calci di rigore della Roma fatta dall'interista appartengono purtroppo al solito malcostume tutto italiano di fare polemica a tutti i costi, spesso preventiva. Il risultato prodotto è stato differente, con Calvarese che ha sbagliato tutto quello che si poteva sbagliare, favorendo indiscutibilmente il Milan, mentre a San Siro, tolto l'abbaglio sul contatto Strootman-Eder nell'area giallorossa, Tagliavento è stato fatto ingiustificatamente oggetto degli improperi di uno stadio intero, caricato a dovere nelle ore antecedenti.
SCUSE DA PROVINCIALI - Così come a Sassuolo aspettavano da 4 mesi la possibilità di potersi prendere la rivincita dopo il 3-4 subito in rimonta a Milano, dopo che Di Francesco, i suoi dirigenti e il presidente Squinzi non avevano mai perso occasione di ricordare di quali "nefandezze" si fosse macchiato l'arbitro Guida. Dimenticando ovviamente che al "Meazza" la partita era sul 3-1 e con gli emiliani in totale controllo e che ieri, prima che la situazione si complicasse, Berardi aveva avuto dal dischetto la possibilità di portare in vantaggio i suoi. Ma in Italia, provincia d'Europa, parlare di calcio non è di tendenza, meglio buttarla in caciara e compilare la lista degli alibi e non riconoscere i meriti altrui, ragionamento che si sposa alla perfezione anche per raccontare della netta supremazia espressa dalla Roma con l'Inter. Le proteste ci stanno sempre, i piagnistei no. Si chiama provincialismo, come quello esibito da Di Francesco e Pioli.
POLEMICHE PREVENTIVE - Le ripetute allusioni del tecnico del Sassuolo alla altrettanto discussa partita di andata col Milan e il conteggio sui calci di rigore della Roma fatta dall'interista appartengono purtroppo al solito malcostume tutto italiano di fare polemica a tutti i costi, spesso preventiva. Il risultato prodotto è stato differente, con Calvarese che ha sbagliato tutto quello che si poteva sbagliare, favorendo indiscutibilmente il Milan, mentre a San Siro, tolto l'abbaglio sul contatto Strootman-Eder nell'area giallorossa, Tagliavento è stato fatto ingiustificatamente oggetto degli improperi di uno stadio intero, caricato a dovere nelle ore antecedenti.
SCUSE DA PROVINCIALI - Così come a Sassuolo aspettavano da 4 mesi la possibilità di potersi prendere la rivincita dopo il 3-4 subito in rimonta a Milano, dopo che Di Francesco, i suoi dirigenti e il presidente Squinzi non avevano mai perso occasione di ricordare di quali "nefandezze" si fosse macchiato l'arbitro Guida. Dimenticando ovviamente che al "Meazza" la partita era sul 3-1 e con gli emiliani in totale controllo e che ieri, prima che la situazione si complicasse, Berardi aveva avuto dal dischetto la possibilità di portare in vantaggio i suoi. Ma in Italia, provincia d'Europa, parlare di calcio non è di tendenza, meglio buttarla in caciara e compilare la lista degli alibi e non riconoscere i meriti altrui, ragionamento che si sposa alla perfezione anche per raccontare della netta supremazia espressa dalla Roma con l'Inter. Le proteste ci stanno sempre, i piagnistei no. Si chiama provincialismo, come quello esibito da Di Francesco e Pioli.