Ce l'ho con... Gli arbitri espellono troppo e fischiano anche di più: facciano loro il primo passo verso gli allenatori
"Le cose potrebbero andare meglio, ci sono quattro allenatori squalificati: quando cacci Mourinho, Spalletti, Inzaghi e Gasperini un motivo ci sarà... Quello che ha detto Gasperini dopo la partita è vero: noi non siamo scolaretti ai quali il professore dice di star zitti, bisogna parlare di più. Ci vuole più tatto e invece tu gli parli e l’arbitro nemmeno ti guarda e ti ammonisce. Ci sono troppe espulsioni di allenatori, troppe. Gli arbitri devono essere meno presuntuosi". Sinisa Mihajlovic ha parlato e, quando lo fa, raramente si dimostra banale. L'argomento è caldo ed è esploso in maniera fragorosa dopo l'ultimo turno di campionato: esiste un problema molto evidente tra gli allenatori di Serie A e i direttori di gara.
PARLARE IN PUBBLICO - Il designatore Gianluca Rocchi si trova ad affrontare una questione piuttosto delicata, in un momento storico in cui alle spalle dei professionisti più esperti faticano ad emergere figure che, per talento e carisma, spicchino in maniera particolare. Le pressioni crescenti provocate dalla contraddittoria convivenza col VAR ha messo ancora più nel mirino l'operato degli arbitri e il loro numero uno non ha potuto esimersi dall'opporre un atteggiamento iperprotettivo alle continue sollecitazioni e contestazioni dall'esterno. Fin qui tutto giusto e tutto abbastanza normale, ma che la sensibilità dei fischietti possa sfociare, talvolta, in incapacità di sentire le ragioni di giocatori e allenatori è altrettanto chiaro. L'impossibilità di allestire un dibattito pubblico, davanti a microfoni e telecamere, sta negando al mondo del calcio e ai suoi stessi attori protagonisti l'opportunità di creare i presupposti di un dialogo che sia realmente costruttivo.
PIU' SERENITA' - Sembra quasi che l'eventualità di alimentare un clima di maggiore pacatezza e serenità non interessi a nessuno, quando invece aiuterebbe tutti quanti a concentrarsi prettamente sugli aspetti tecnici delle rispettive professioni e a lavorare meglio. Perché se un allenatore non dovesse correre dietro al continuo tentativo di comprendere appieno l'essenza del protocollo VAR o di certe pieghe del regolamento, è possibile che le sue scelte e la sua lettura delle partite possano essere migliori; perché se un arbitro non dovesse perdere tempo a rintuzzare le tante, troppe, proteste dentro e fuori dal campo e magari fischiasse un po' meno, ne guadagnerebbe anche la spettacolarità dei match. Serve parlarsi molto di più, ma anche ascoltarsi maggiormente non sarebbe male. E la sensazione, oggi, è che da parte del mondo arbitrale ci vorrebbe uno sforzo più grande.
PARLARE IN PUBBLICO - Il designatore Gianluca Rocchi si trova ad affrontare una questione piuttosto delicata, in un momento storico in cui alle spalle dei professionisti più esperti faticano ad emergere figure che, per talento e carisma, spicchino in maniera particolare. Le pressioni crescenti provocate dalla contraddittoria convivenza col VAR ha messo ancora più nel mirino l'operato degli arbitri e il loro numero uno non ha potuto esimersi dall'opporre un atteggiamento iperprotettivo alle continue sollecitazioni e contestazioni dall'esterno. Fin qui tutto giusto e tutto abbastanza normale, ma che la sensibilità dei fischietti possa sfociare, talvolta, in incapacità di sentire le ragioni di giocatori e allenatori è altrettanto chiaro. L'impossibilità di allestire un dibattito pubblico, davanti a microfoni e telecamere, sta negando al mondo del calcio e ai suoi stessi attori protagonisti l'opportunità di creare i presupposti di un dialogo che sia realmente costruttivo.
PIU' SERENITA' - Sembra quasi che l'eventualità di alimentare un clima di maggiore pacatezza e serenità non interessi a nessuno, quando invece aiuterebbe tutti quanti a concentrarsi prettamente sugli aspetti tecnici delle rispettive professioni e a lavorare meglio. Perché se un allenatore non dovesse correre dietro al continuo tentativo di comprendere appieno l'essenza del protocollo VAR o di certe pieghe del regolamento, è possibile che le sue scelte e la sua lettura delle partite possano essere migliori; perché se un arbitro non dovesse perdere tempo a rintuzzare le tante, troppe, proteste dentro e fuori dal campo e magari fischiasse un po' meno, ne guadagnerebbe anche la spettacolarità dei match. Serve parlarsi molto di più, ma anche ascoltarsi maggiormente non sarebbe male. E la sensazione, oggi, è che da parte del mondo arbitrale ci vorrebbe uno sforzo più grande.