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    Ce l'ho con... Gattuso inesperto tra gli inesperti. Una finale persa a parole

    Ce l'ho con... Gattuso inesperto tra gli inesperti. Una finale persa a parole

    • Andrea Distaso
    Premessa doverosa, a scanso di equivoci. Gennaro Gattuso ha fatto miracoli sin qui a dare una parvenza di dignità sportiva a un Milan che, per l'ennesima stagione, si trova a fare i conti con una stagione clamorosamente al di sotto delle aspettative. Nonostante 250 milioni di euro investiti in estate e i proclami di una dirigenza dimostratasi ancora troppo acerba, che in un clima di entusiasmo collettivo si sbilanciava in agosto parlando di obiettivo Champions League. Errori di gioventù, come quelli commessi da molti calciatori rossoneri nella sciagurata finale di Coppa Italia con la Juventus, ma anche di un allenatore che, soprattutto dal punto di vista comunicativo, ha "toppato" clamorosamente la preparazione del match più importante dell'intera annata.

    TROPPA DISTANZA - L'aveva presentata lui stesso come "una finale di Coppa del Mondo", dovendo poi fare i conti con un gruppo che, alla prova dei fatti, si è rivelato più teso e contratto del solito, in soggezione rispetto alla solita famelica Juve, che non ha lasciato che le briciole alla truppa milanista. Troppa pressione caricata sulle spalle di un gruppo che alla prima difficoltà spesso si scioglie e che, contro avversari di caratura superiore, ha dimostrato di non possedere le qualità necessarie per giocarsela ad armi pari. I 50 minuti che hanno preceduto il gol spacca-partita di Benatia sono uno specchietto per le allodole, per chi si ostina a non riconoscere il divario ancora enorme che esiste tra le due squadre. I bianconeri hanno vinto e probabilmente continueranno a vincere, perchè hanno un organico nettamente superiore e una struttura societaria ad oggi inavvicinabile. Gattuso sapeva che soltanto una prova sul livello di quella esibita a Torino nell'ultimo match di campionato, prolungato sull'arco dei 90 o addirittura dei 120 minuti, avrebbe offerto ai suoi una chance di giocarsela davvero. Ma la verità è che questo Milan, con questi giocatori, con questi interpreti, non è ancora all'altezza di tali aspettative. Parlare di episodi per giustificare un divario così ampio nel punteggio è limitativo, farlo per non far sprofondare nello sconforto i calciatori è umanamente comprensibile.

    3-4 ACQUISTI NON BASTANO - Juve e Milan viaggiano oggi su altri pianeti e, mentre i primi hanno ripetutamente dimostrato anche nel recente passato di sapersi rialzare da delusioni atroci o scoppole come quella di Cardiff, sull'altro fronte è stato lo stesso Gattuso ad ammettere che, in caso di sconfitta, ci sarebbe stato il forte rischio di dover raccogliere i cocci in vista del doppio scontro diretto per l'Europa League con Atalanta e Fiorentina. Un altro autogol verbale che dimostra quanto l'allenatore rossonero debba lavorare prima di potersi pienamente meritare una panchina tanto importante. Indirettamente, ha fornito un alibi ai propri giocatori e li ha esposti al pericolo di mollare mentalmente proprio quando una grande squadra, o una che ambisce a diventare tale nel tempo, farebbe di tutto per riscattare una debacle di queste proporzioni. Dopo l'anno di grazia 2011, quello dell'ultimo scudetto e della Supercoppa Italiana targati Allegri, il Milan infila l'ennesima stagione senza titoli e con una marea di interrogativi sospesi. Tre-quattro giocatori qualitativamente importanti e di grande carisma non possono bastare a colmare il gap con le prime della classe. Lo ha detto anche Gattuso che l'esperienza non si compra al supermercato, un discorso che vale in primis per la società ma che ovviamente non può non toccare anche l'uomo chiamato per guidare l'ennesimo tentativo di rinascita. 
     

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