EPA
Ce l'ho con... Elliott e i suoi silenzi: il Milan e Gattuso meritano certezze
Un intervento necessario ma probabilmente tardivo e che non dissipa del tutto i dubbi sui primi mesi di gestione sportiva del Milan da parte del fondo Elliott. La conferma di Gattuso sulla panchina rossonera dopo mesi di speculazione pongono un freno ai tanti, troppi, spifferi che hanno contraddistinto la prima metà di stagione dei rossoneri, contribuendo a generare quel clima di instabilità e insicurezza dietro il dicembre nero che è costato la qualificazione ai sedicesimi di Eurppa League e messo a repentaglio la corsa per la zona Champions. Ma siamo così certi che, nel caso in cui il Milan dovesse incontrare un altro momento di sofferenza, i rumors sul futuro dell'allenatore e di molti giocatori non tornerebbero ad essere altrettanto insistenti?
LA TRASFORMAZIONE DI LEO E MALDINI - Tutto nasce da un modo alternativo proposto dalla nuova proprietà statunitense di gestire la comunicazione, molto meno aperta e "disponibilie" nei confronti di mezzi di informazione e tifosi che in passato, col risultato di sollevare interrogativi su quali siano le reali gerarchie all'interno del club di via Aldo Rossi. Leonardo e Maldini sono le figure di garanzie poste da Elliott per restituire all'interno e all'esterno della società quel senso di appartenenza che si era perso nelle ultime deludenti stagioni ma, dopo un avvio in cui sono stati frequenti gli interventi per chiarire pubblicamente strategie e volontà dei nuovi proprietari, nell'ultimo scorcio di 2018 le apparizioni si sono fatte sempre e più insolitamente rade. Una circostanza coincisa con il progressivo avvicinamento e poi l'ingresso ufficiale nei quadri dirigenziali di Ivan Gazidis.
GAZIDIS TACE - L'uomo forte rappresentativo di Elliott, il top manager strappato all'Arsenal a suon di milioni per far ripartire un nobile club, sparito dalle cartine geografiche d'Europa. Dal giorno dei suo insediamento, al di là delle dichiarazioni di prammatica al canale tematico rossonero, del manager sudafricano si sono perse mediaticamente le tracce, un atteggiamento difficile da comprendere soprattutto alla luce della piega pericolosa che sta per prendere il mercato di gennaio, uno degli spartiacque necessari per rendere concreto il sogno del Milan di tornare in Champions League. Le sanzioni imposte dalla Uefa in tema di Fair Play Finanziario, in particolare la necessità di raggiungere il pareggio di bilancio entro l'estate del 2021 rappresentano paletti difficili da aggirare e per questo molto limitanti quando di tratta di investire ingenti somme di denaro per migliorare la squadra.
IL MOMENTO DELLE RISPOSTE - Mentre procede parallelamente il ricorso al Tas di Losanna per ribaltare questo verdetto, per bocca di Leonardo si è appreso che non bisognerà aspettarsi grandi colpi e che non sarà possibile regalare altri acquisti alla Paquetà (costato 35 milioni più bonus), una mossa che ha irritato e non poco la massima organizzazione calcistica europea. Ma un mercato sulla falsariga di quello estivo sarebbe sufficiente a colmare il gap tecnico con la Roma e a risultare determinante nei confronti delle altre pretendenti per il quarto posto? E ancora: all'Arsenal Gazidis non era soltanto l'uomo dei conti, ma ha finito per incidere e molto sulle strategie sportive dei Gunners. Al Milan è arrivato con un ingaggio che sembra far presagire un ruolo a tutto tondo, con evidenti conseguenze sui margini di operatività di Leonardo e Maldini. Perché Elliott non risponde esplicitamente a tutte queste domande? Il periodo di apprendistato in un mondo e in un calcio particolari come quello nostrano non può certo definirsi concluso dopo soli 6 mesi, ma il popolo rossonero necessita di certezze per guardare con ben riposto ottimismo al futuro dopo troppi anni al buio. La fiducia ribadita a parole a Gattuso da sola non può bastare.
LA TRASFORMAZIONE DI LEO E MALDINI - Tutto nasce da un modo alternativo proposto dalla nuova proprietà statunitense di gestire la comunicazione, molto meno aperta e "disponibilie" nei confronti di mezzi di informazione e tifosi che in passato, col risultato di sollevare interrogativi su quali siano le reali gerarchie all'interno del club di via Aldo Rossi. Leonardo e Maldini sono le figure di garanzie poste da Elliott per restituire all'interno e all'esterno della società quel senso di appartenenza che si era perso nelle ultime deludenti stagioni ma, dopo un avvio in cui sono stati frequenti gli interventi per chiarire pubblicamente strategie e volontà dei nuovi proprietari, nell'ultimo scorcio di 2018 le apparizioni si sono fatte sempre e più insolitamente rade. Una circostanza coincisa con il progressivo avvicinamento e poi l'ingresso ufficiale nei quadri dirigenziali di Ivan Gazidis.
GAZIDIS TACE - L'uomo forte rappresentativo di Elliott, il top manager strappato all'Arsenal a suon di milioni per far ripartire un nobile club, sparito dalle cartine geografiche d'Europa. Dal giorno dei suo insediamento, al di là delle dichiarazioni di prammatica al canale tematico rossonero, del manager sudafricano si sono perse mediaticamente le tracce, un atteggiamento difficile da comprendere soprattutto alla luce della piega pericolosa che sta per prendere il mercato di gennaio, uno degli spartiacque necessari per rendere concreto il sogno del Milan di tornare in Champions League. Le sanzioni imposte dalla Uefa in tema di Fair Play Finanziario, in particolare la necessità di raggiungere il pareggio di bilancio entro l'estate del 2021 rappresentano paletti difficili da aggirare e per questo molto limitanti quando di tratta di investire ingenti somme di denaro per migliorare la squadra.
IL MOMENTO DELLE RISPOSTE - Mentre procede parallelamente il ricorso al Tas di Losanna per ribaltare questo verdetto, per bocca di Leonardo si è appreso che non bisognerà aspettarsi grandi colpi e che non sarà possibile regalare altri acquisti alla Paquetà (costato 35 milioni più bonus), una mossa che ha irritato e non poco la massima organizzazione calcistica europea. Ma un mercato sulla falsariga di quello estivo sarebbe sufficiente a colmare il gap tecnico con la Roma e a risultare determinante nei confronti delle altre pretendenti per il quarto posto? E ancora: all'Arsenal Gazidis non era soltanto l'uomo dei conti, ma ha finito per incidere e molto sulle strategie sportive dei Gunners. Al Milan è arrivato con un ingaggio che sembra far presagire un ruolo a tutto tondo, con evidenti conseguenze sui margini di operatività di Leonardo e Maldini. Perché Elliott non risponde esplicitamente a tutte queste domande? Il periodo di apprendistato in un mondo e in un calcio particolari come quello nostrano non può certo definirsi concluso dopo soli 6 mesi, ma il popolo rossonero necessita di certezze per guardare con ben riposto ottimismo al futuro dopo troppi anni al buio. La fiducia ribadita a parole a Gattuso da sola non può bastare.